di Bruno Caporlingua*
All’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, fra le case editrici che occupano lo spazio editoriale nel primissimo dopoguerra c’è l’Editoriale Subalpino/Edizioni Alpe di Giuseppe Caregaro che, per la verità, non ha mai interrotto le pubblicazioni anche durante il periodo bellico. L’editore è attivo sia nel campo comico (Scimmiottino, Cucciolo, ecc.) che in quello avventuroso, (soprattutto con i personaggi di Saetta e Volpe) e, dopo la Liberazione, sente l’esigenza di ampliare le proposte editoriali: Le Più Belle Avventure, Gaie Fantasie, Gey Carioca, Jane Calamity, Razzo Bill, Piccolo Re, Hello Jim, Racconti del West, Yabù, Ispettore Skelton, Cucciolo, Tiramolla, Davy Crockett e altri ancora. Un’offerta che, per essere sostenuta anche qualitativamente, necessita di parecchi autori di livello: Bagnoli, Buffolente, Caprioli, Chiomenti, Cimpellin, Cossio, Gamba, Gherlizza, Rebuffi, Renzi e molti altri, tra cui anche il modenese Paolo “Paul” Campani.
Quest’ultimo si mette in luce con due personaggi, le cui vicissitudini travalicheranno i confini italiani per approdare aldilà dell’Oceano Atlantico: il supereroe Misterix e l’eroina sexy Gey Carioca. Forse poco ricordati nella memoria dei lettori, meritano un’ulteriore considerazione perché offrono interessanti spunti sul fumetto italiano nell’immediato dopoguerra.
Tutto inizia quando il giovane modenese Paolo Campani incontra il torinese Giorgio “Max” Massimino Garnier, collega universitario del fratello Ferdinando. Paolo e Max scoprono di condividere la passione per il cinema e i fumetti e da quel momento diventano amici per la vita.
Paolo inizia a 16 anni la carriera di autore di fumetti collaborando nel 1939 con la casa editrice Universo dei Del Duca. Nel 1946 approda alla Uragano Comics di Venezia partecipando alla realizzazione di un paio di episodi de L’Asso di Picche; nel medesimo anno escono due numeri de Gli Albi della Fantasia, autoprodotti da Campani, mentre per la casa editrice milanese Il Cucciolo disegna il racconto breve Il figlio fucilato sull’ultimo dei cinque numeri di Pam il partigiano.
Misterix
Dopo queste prime esperienze di fumetto professionale, Campani inizia a collaborare con l’Editoriale Subalpino, proponendo con l’amico Garnier un nuovo personaggio, Misterix l’uomo atomico. Anche se sul mercato editoriale nostrano sono già apparse imitazioni di supereroi, fra cui Ciclone l’uomo swing e Tanks l’uomo di acciaio, prodotti dalla fervida mente di Carlo Cossio, Mistero di Leonello Martini e Franco Donatelli e l’Asso di Picche, con Misterix Garnier e Campani creano un supereroe italiano che acquista super-poteri grazie alla conoscenza tecnologica.
La prima puntata esce sul n. 94 (1946) della collana Le Più Belle Avventure, su cui sono alternativamente pubblicate le storie di due eroi giramondo, Volpe e Saetta, personaggi un poco datati rispetto a quelli statunitensi dell’epoca, più accattivanti come disegni e concezione.
La saga di Misterix inizia durante una tempesta, in un castello arroccato su di una cima, in un’atmosfera da romanzo gotico alla Frankenstein. Il racconto mostra un giovane scienziato inglese che è perseguitato da un nemico misterioso, molto alto e forzuto, di nome Takos. I due si scontrano subito dalla seconda pagina fino al 44° episodio, quando saranno spiegate, in maniera molto naif, le origini del bruto.
Lo scienziato, però, ha inventato una tuta atomica di gomma (?), che fa volare, rende invulnerabili e super-forti chi la indossa. Il costume, che nelle copertine dei primi otto episodi è di colore blu e poi diventa rosso sino alla fine, è privo di maschera e lascia il volto scoperto, quindi nel fumetto non c’è la complicazione dell’identità segreta, alla base delle avventure di Superman o Batman. Una stranezza di questo giustiziere, dotato artificialmente di super-poteri, è che pur essendo a volto scoperto, non ha un nome fisso, essendo presentato di volta in volta con nomi differenti: Lord John Trevor, John Ferdigan, Joe Smith, John Whale. Trovata letteraria o incoerenza degli autori? Non si sa.
La trovata tecnologica dell’uso dell’energia atomica, però, ha qualche “intoppo” per palese ignoranza sull’argomento. Per la spiegazione dell’energia atomica nella tuta di gomma gli autori dicono, testualmente, che: «…la sua forza sia dovuta ad una applicazione del principio atomico. È come imprigionato in quella specie di scafandro di gomma che indossa».
Nella cintura del costume è inserita una gibernetta o pila atomica con un pulsante che, quando è premuto, scatena l’inferno, liberando un raggio atomico che ogni volta provoca effetti differenti e devastanti senza che sia spiegato il perché, quasi fosse un marchingegno magico che esegue di volta in volta la volontà di chi la indossa: rompe muri, paralizza o allontana gli avversari, liquefa le pistole, trasmette energia ai motori di auto, aerei, navi, treni e perfino biciclette, aumentando a dismisura la loro potenza e quindi la velocità senza, peraltro, fondere i loro meccanismi! Indubbiamente il fumetto rientra in quel filone fantascientifico a cavallo degli anni Quaranta in cui gli autori non hanno la benché minima idea sugli effetti reali dell’energia atomica e della radioattività.
L’antenato di Iron Man
L’idea di base, in sé, è buona e, anche se può sembrare strano, l’intuizione degli autori anticipa di venti anni l’Iron Man della Marvel Comics. Infatti, come Tony Stark, anche Misterix è un brillante scienziato e inventore, ricco di famiglia, playboy impenitente, tanto che ogni ragazza presente nei racconti finisce fra le sue braccia. Il suo costume atomico è una sorta di esoscheletro che rende invulnerabile e permette di volare, come l’armatura di Iron Man, e il raggio atomico che si sprigiona dalla gibernetta allontana i nemici come i repulsor rays di Iron Man. Talvolta la scatola atomica si scarica o si rompe nel bel mezzo di un’azione pericolosa, lasciando l’eroe nei guai (ma non per effetto delle letali radiazioni che teoricamente dovrebbero essere emesse), proprio come succede a Iron Man.
Le trame sono sempre imperniate su antagonisti cattivi che rapiscono qualcuno (uno scienziato, un figlio o una sorella), che il nostro eroe deve salvare sfondando muri, ricevendo pallottole senza alcun graffio o ferita ed elargendo pugni a destra e a manca. Il suo arcinemico, come già detto, è il brutale Takos, presente in tutte le puntate fino al n.44 (n.61 della collana, 1947), quando muore, non prima di avere appreso di essere il fratellastro del supereroe: forse una reminiscenza da letteratura d’appendice?
Come logicità degli eventi, le trame lasciano un poco a desiderare, non danno molte spiegazioni, ma sono ricche di azione, una costante in tutte le storie avventurose italiane a fumetti dell’epoca, il cui unico scopo è l’intrattenimento dei lettori. Nei dialoghi Garnier usa ancora il “voi” dell’epoca fascista e qualche disattenzione è presente sia nei testi che nei disegni: per esempio un riquadro con testo esplicativo riporta che l’eroe è immerso nella lettura di un testo scientifico, mentre nella vignetta successiva è disegnato comodamente seduto in poltrona a leggere un quotidiano, oppure nelle vignette di una tavola è disegnato in vari momenti sequenziali in una stanza e con una pipa, di cui è accanito fumatore, che scompare e riappare misteriosamente!
Nei disegni, Campani dimostra di essere un artista di tutto rispetto. Inizialmente lo stile grafico è una strana commistione perché copia platealmente il Rip Kirby di Raymond, mentre il volto del protagonista è ripreso dai personaggi di Caniff. Poi vira decisamente verso Caniff, utilizzando però un nero pieno, al posto del segno “sporco” del maestro statunitense. Il suo uso del contrasto netto fra bianco e nero è gradevole e i disegni delle sue tavole attirano l’occhio del lettore. Le pose a braccia conserte del suo personaggio ricordano l’Uomo Mascherato, anche quando è disegnato in borghese con cappotto, sciarpa e cappello indossati sopra il costume, riportando alla mente l’immagine dell’affascinante mister Walker (alias Phantom). Ricorrenti le vignette in cui il protagonista, quando rifila un pugno a qualcuno, è disegnato su sfondo rotondo bianco circondato dal nero, vignette che richiamano quelle similari di Caniff.
Una caratteristica di Campani, che si firma Paul per seguire la moda dell’epoca di americanizzare il proprio nome, è di siglare ogni tavola con un cartiglio rettangolare contenente il solo nome, raramente accompagnato anche dal cognome Campani.
Ogni ciclo d’avventure occupa in genere cinque albi, tranne l’ultimo, che in dieci numeri racconta una storia fantascientifica catastrofica. In essa l’eroe deve fronteggiare il cattivo Thunez, il solito dittatore aspirante dominatore del mondo. In questa storia Campani disegna scene con flotte di aeronavi che ricordano alcune tavole domenicali spaziali del Brick Bradford di William Ritt e Clarence Gray; una, addirittura, presenta scene di distruzione delle più note capitali, similmente alla decima tavola de Il Segreto dell’Espadon, primo episodio di Blake e Mortimer, creata nel 1946 da Edgar Pierre Jacobs per il settimanale belga Tintin, in cui i missili atomici di Basam-Damdu, imperatore del Tibet, distruggono le maggiori capitali del mondo.
Di Misterix sono usciti in Italia 81 episodi, che inizialmente si alternano con quelli di Volpe e Saetta; questo fatto rende un poco complicata la cronologia del personaggio perché l’ordine progressivo delle puntate non coincide con la numerazione degli albi della collana. Le copertine sono tutte su sfondo giallo, con la sagoma del protagonista in costume nell’angolo superiore sinistro mentre in quello destro c’è il prezzo, che dalle iniziali 12 lire aumenta progressivamente fino a 25; nella parte inferiore ci sono tre immagini scontornate; in quella centrale è disegnato ogni volta un coprotagonista differente. Gli albi dei primi 44 episodi hanno dodici facciate in bianco e nero, ognuna con tre strisce di vignette, oltre copertina e retrocopertina. Dall’episodio n.45 (corrispondente all’albo n.62, 1947) aumenta il formato degli albi e si riduce il numero di pagine, per cui ogni puntata è stampata su cinque facciate più grandi, aventi però un numero totale di vignette praticamente uguale a quello dei formati precedenti.
Nella terza di copertina dei grandi albi inizia un racconto con protagonista Volpe, intitolato Il Fiore maledetto, seconda parte de Il Fiore inaccessibile, su testi di Enrico Bagnoli e disegni di Lina Buffolente; successivamente, dall’episodio n.59 (albo n.46, 1948), avviene uno scambio, infatti le puntate de Il Fiore maledetto sono posizionate in seconda di copertina mentre le storie di Misterix proseguono sulla terza.
Ristampe
Le avventure di Misterix sono state ristampate dal n.15 del (1966) al n.16 del (1968) sul quattordicinale umoristico Cucciolo. Su ogni numero è stato riproposto un episodio originale con il medesimo titolo dell’epoca e con le vignette manipolate, parzialmente colorate per adattarle al formato libretto del periodico della Alpe che utilizzava il colore a pagine alterne; in questa edizione, numerosi tagli sciagurati di intere sequenze hanno alterato la comprensione della trama.
Dal 1970 al 1971, le Edizioni Alpe hanno riproposto ancora il personaggio su sedici albi di una testata omonima, dal formato verticale (19×26 cm), con 128 pagine in bianco e nero, escluso il n.12 con 160 pagine a colori. Gli episodi nei primi dodici numeri contengono le storie apparse su Cucciolo, mentre le ultime quattro sono una riedizione dei primi quattro albi, con copertine differenti. Tutte le copertine presentano collage di quelle originali di Campani. Le vignette sono ingrandite e mantengono i tagli effettuati sulla versione per Cucciolo. Due anni dopo escono quattro numeri di Super Misterix, una raccolta che ripubblica i numeri da 5 a 12, poi riproposti nel 1974 ricopertinati, come supplemento del mensile Serafino.
Nel 1994, Anafi ha pubblicato un albo orizzontale gigante (42×31 cm), intitolato Misterix L’insidia in fondo al mare, a cura di Franco Grillo e con prefazione di Gianni Milone. In 62 pagine l’albo presenta storie inedite della produzione argentina con tavole rimontate, comprendenti alcuni episodi che ancora un volta vedono fronteggiarsi Misterix e Takos (quest’ultimo evidentemente resuscitato da Ongaro). Purtroppo non sono indicati gli albi originali da cui sono stati presi e neanche l’anno di pubblicazione!
Dieci anni dopo, sul prezioso (ed esaurito) volume omaggio Magica America, Anafi traduce un episodio argentino completo, intitolato Gli strani giocattoli (Los extraños juguetes), pubblicato nel 1954 su Misterix dal n.307 al n.319, per un totale di 84 tavole in formato orizzontale. Per inciso, Ongaro sfrutterà venti anni più tardi alcuni spunti del racconto per un episodio de L’Ombra, un ironico eroe mascherato disegnato sul Corriere dei Piccoli dal 1964 al 1967 da Hugo Pratt, tanto per chiudere il cerchio di questa avventurosa storia del fumetto italiano in Argentina.
Gey Carioca
Alla fine del 1948, sempre per i tipi dell’Editore Subalpino, Campani realizza i primi 12 numeri, in formato verticale, della collana Belle Avventure, avente per protagonista Gey Carioca, personaggio assolutamente particolare per l’epoca, definito dalla pubblicità in quarta di copertina “la ragazza più dinamica e scanzonata del mondo” nonché “la prima comic strip italiana per adulti”! Forse la prima o una delle prime volte in Italia che viene usata la parola “comics-strips” (trascrizione errata delle parole inglesi, ma quello che importa è la notizia).
La seducente Gey Carioca si distingue dalla sexy tarzanella Pantera Bionda di Gian Giacomo Dalmasso ed Enzo Magni, pubblicata qualche mese prima dalla casa editrice milanese A.R.C., per un’atmosfera più glamour, da brillante commedia hollywoodiana. È un’attrice, abile trasformista sul genere di Leopoldo Fregoli o di Arturo Brachetti, la quale rimane spesso e volentieri in abiti succinti similmente alla britannica Jane di Norman Pett e alle femmes fatales di Milton Caniff, prese a modello da Campani.
Il simpatico personaggio è ritratto spesso in stravaganti abiti latino-americani che ricordano quelli di Carmen Miranda, la cantante e attrice portoghese naturalizzata brasiliana, specializzata in ruoli latinos nei musical hollywoodiani d quegli anni.
Una strana particolarità della bella Gey è che quando è nervosa assume numerose pillole a base di vitamine, che la rendono istantaneamente più calma e più forte, come un supereroe, permettendole di suonarle ai cattivi di turno. Tale abitudine apparentemente innocente potrebbe fare sorgere oggi un dubbio di doping, anche perché la parola vitamina fa rima con anfetamina, all’epoca di moda!
L’avvenente Gey è innamorata del giovane Rib Scatto, il quale la vuole sposare a ogni costo, anche contro il volere della propria madre afflitta dal complesso della ricca dote. Un’ingente e inaspettata eredità rende Gey vittima di vari predatori, talvolta prezzolati dalla futura suocera, i quali, ignari delle sue atletiche capacità di reazione, sono da lei sbatacchiati senza alcun ritegno in gustose situazioni.
I disegni di Campani sono pieni di spunti pruriginosi, evidenti sollecitazioni erotiche per un pubblico maschile adolescenziale, però il suo stile è molto più sciolto rispetto a quello usato per Misterix, anche se è palesemente ispirato dalle vignette sull’aviatore Steve Canyon di Milton Caniff, personaggio di cui peraltro riprende la fisionomia nel volto del fidanzato Rib, volto utilizzato anche per il personaggio Custer, apparso sulla copertina di Misterix, albo n.88 (1948). Nelle ultime puntate si parla, in maniera satirica, di razzismo contro gli afro-americani negli USA e di Glub Glub Glab, presa in giro del Ku Klux Klan.
Dal quarto episodio, Campani inizia a disegnare nelle vignette buffi personaggi umoristici, con cappelli e vestiario messicani, che fanno brevi commenti o tengono cartelli con commenti sullo svolgimento della trama, come nelle strip di Bringing up father di George McManus. Addirittura, nel settimo episodio uno di questi personaggi compare in una sequenza di quattro vignette per riassumere la trama, finché l’autore ne disegna uno sulla copertina dell’ottavo. Una simpatica trovata che accentua l’atmosfera glamour del racconto.
Si sa che i soggetti sono stati scritti da Max Garnier e da Roberto Renzi, creatore di Tiramolla e di Akim, ma è impossibile stabilire con certezza quale puntata sia stata scritta dall’uno o dall’altro. In seconda e terza di copertina degli albi è pubblicato il racconto La Stella del Sud, realizzato da Nino Puglisi, in arte Pug.
La serie finisce bruscamente nel 12° episodio con le nozze dei due protagonisti, probabilmente per imposizione di qualche solerte censore, privando così il fumetto italiano di un personaggio che avrebbe potuto godere di un duraturo successo di pubblico.
Nel 1973, approfittando del momento favorevole in cui una censura meno oppressiva concede spazio al fumetto erotico, Edizioni Alpe, subentrate all’Editoriale Subalpino, ripropongono una nuova versione dell’eroina sexy, ridisegnata da Attilio Ortolani con contenuti erotici più espliciti. Purtroppo i tempi sono cambiati e le nudità della nuova Gey Carioca non incantano più in un panorama fumettistico italiano che offre ben altre proposte, ormai decisamente orientate al porno, per cui la testata chiude definitivamente dopo dieci numeri.
Editorial Abril
Con la chiusura della collana italiana di Misterix, Campani e Garnier esportano il personaggio in Argentina, grazie all’apprezzamento dell’editore Cesare Civita, lì espatriato dopo le leggi razziali fasciste e proprietario della casa editrice argentina Editorial Abril, divenuta celebre per le riviste a fumetti. Non solo Civita richiede altre storie da presentare sulle sue pubblicazioni, ma dedica all’eroe una sua testata. La curiosità è che, a differenza di tanti altri autori che emigrano fisicamente in Argentina, Campani rimarrà sempre a Modena pur collaborando per molti anni con l’editore italo-argentino.
Misterix compare prima sul settimanale Salgari dal n.33 al n.63 (1948), per un totale di 62 pagine, per poi continuare nel 1950 sulla testata Misterix, curata da Alberto Ongaro, il quale si incarica anche dei testi, dando un maggior spessore al personaggio e alle trame, nella sua lotta contro il crimine. Come dirà il medesimo Ongaro: «Direi anzi che tutte o quasi le storie che ho scritto [di Misterix. N.d.a] risentono di questa esperienza: l’eroe che si trova di colpo in una situazione che non sa spiegare, in un intrico che non riesce a dipanare. Quindi un po’ di angoscia, molta suspense, un po’ d’ironia».
Campani mantiene i disegni del supereroe fino al n.335 (1955), aiutato nell’inchiostrazione da Angelo Benevelli e da Secondo Bignardi, per poi essere sostituito da Eugenio Juan Zoppi, salvo riprenderlo dal n.476 al n.515 (1958) e infine dal n.558 (1958) al n.575 (1959). A Campani vengono accreditati in terra argentina 38 capitoli in totale, pari a 2.113 tavole.
Oltre a Zoppi, che ha continuato le storie dal 1959 al 1962, hanno proseguito il personaggio anche Tibor José Horvath fino al 1964 e Angel Alberto “Lito” Fernandez fino al 1965. Dopo Ongaro, ai testi sono intervenuti altri scrittori che si firmano con pseudonimi: Rennie-Dorest, Mark Shane, Peter Linker, C. Lamás, Edgardo Rene Muñoz Cabrera.
Anche i personaggi di Gey Carioca e de L’uomo dello spazio sono ripresi da Civita nel 1950. La prima appare con il titolo di Tita Dinamita sul n.1 del settimanale argentino Cinemisterio, dove durerà fino al 1953, mentre il secondo è tradotto con Ted El Hombre del Espacio su Rayo Rojo, dal n.19 (1950) al n.216 (1953), per un totale di 1.215 tavole. Il protagonista è stato proseguito da Ivo Pavone nel 1956 con il titolo Ted Patton, su soggetti di Julio Almada (Julio Portas).
Un altro personaggio celebre, pubblicato da Campani in Argentina, è Bull Rockett, prototipo dell’avventuriero moderno, su testi di Héctor G. Oesterheld, il miglior soggettista argentino dell’epoca. Per il protagonista, Campani si è ispirato all’attore Burt Lancaster. La serie, che Oesterheld sviluppa in un campo fantascientifico caratterizzato dalla “scienza possibile” mista a fantasia e avventura, il tutto sotto un’ottica di logicità, appare sul settimanale Misterix dal n.176 (1952) al n.396 (1956) per un totale di 1.304 tavole suddivise in 58 episodi. Il personaggio contrasta antagonisti cattivi nel senso stereotipato della parola, ma con intelligenza e applicazione di principi scientifici. Quindi non un eroe che risolve tutto a suon di pugni! Già dal 1955 però Campani si alterna con Francisco Solano López, il quale, dopo l’abbandono di Campani, diviene titolare fino al 1959. In seguito tocca a Juan Lucas Castro (1959-62), Horacio Merel (1962) e Julio Schiaffino fino al 1964.
L’ultimo personaggio argentino di Campani è Lord Commando, una breve serie bellica, apparsa su Cinemisterio n.82 (1952), considerata un’opera minore di Oesterheld, rispetto all’ottimo Ernie Pike.
Bibliografia
Per quanto appurato, sui personaggi a fumetti di Paul Campani si è scritto poco nel passato, a parte numerose brevi citazioni per il supereroe Misterix.
L’unico dossier completo su Misterix risale al 1980 sul n.2 della fanzine ciclostilata Wanted Comics, sottotitolata A cura della sezione ANAF di Asti, redatto da Piero Prasso. Rolando Franchini, grande collezionista della prima ora, ha pubblicato sul Fumetto n.10 (Anafi, 1994) un esauriente articolo sulla testata Le Più Belle Avventure, seguita, sempre nel medesimo numero, dal breve articolo Misterix in Argentina, scritto dal compianto Franco Fossati, il quale accredita nei soggetti del supereroe anche Roberto Renzi, senza specificare, però, in quali episodi.
*Questo articolo è originariamente apparso su Fumetto n. 112, pubblicato dall’associazione Anafi.
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