Un manga con protagonista Adolf Hitler e due omonimi, voci divaricanti che aprono l’immaginazione di uno spazio ancora più complesso e ambizioso delle vite parallele, oggi sarebbe quasi impossibile. Il Giappone del dopoguerra non ha mai vissuto un passaggio collettivo revisionista relativo all’immaginario della Seconda guerra mondiale: il Paese è rimasto fedele sentimentalmente ai suoi due alleati dell’Asse, cioè l’Italia e la Germania, e non vieta l’esposizione di mirabilia, parafernalia o simbologie naziste, così come non lo fa con quelle fasciste.
Tuttavia, sarebbe semplice immaginare che il lontano Giappone americanizzato non sia poi stato esposto alla pluralità di voci e di sensibilità politiche che hanno caratterizzato il resto del mondo, pur declinandole non solo nel sapore delle ideologie asiatiche ma anche nella rivisitazione del rapporto freudiano con la bomba atomica e la de-divinazione (per salvare il trono e l’unità simbolica del Paese) dell’Imperatore.
Nella collana Osamushi Collection di J-Pop dedicata a Osamu Tezuka spicca la riedizione in due volumi di I tre Adolf, uno dei capolavori dell’autore soprannominato “il dio del manga”. La storia è complessa e si dipana per circa 1.200 tavole. Si può anticipare che è un’epopea che abbraccia un arco di tempo molto ampio: inizia nel 1936 a Berlino, quando Sohei Toge, giornalista inviato per le olimpiadi, scopre che Adolf Hitler ha origini ebraiche.
Accanto alle vicende del giornalista si intrecciano quelle dell’amicizia tra Adolf Kaufmann (figlio di un membro del consolato tedesco, Wolfgang, e di una giapponese, Yukie) e Adolf Kamil (figlio di panettieri ebrei tedeschi), che viene ostacolata dai genitori. Cioè la storia degli altri due Adolf del titolo.
Il racconto parte da una rottura fantastica con la realtà, Der Führer ist jude (“il Furher è ebreo”), per mettere in scena valori e peccati universali dell’animo umano. La corruzione, la stupidità, la cieca violenza, la follia bestiale che si contrappongono alla pace e all’amore.
In questo manga, tra i più ambiziosi e sicuramente tra i più politici di Tezuka, l’autore abbandona il suo tratto caricaturale e diventa mortalmente serio. Pubblicato in Giappone tra il 1983 e il 1985 sulla rivista Shukan Bunshun, I tre Adolf è un ritratto tremendo dell’umanità, che coinvolge ma va oltre la Shoah o il senso stretto dello stesso nazismo e del secondo conflitto mondiale. È una rappresentazione del Secolo breve all’interno del quale Tezuka si è formato, è cresciuto e poi morto.
Contrapposto all’affresco del Novecento, con gli stati nazione, le guerre feroci e folli di popoli, accanto alla dialettica tra amore e follia, violenza e passione, c’è un osservatorio scintillante che rappresenta il modo con cui Tezuka guarda la vita che attraversa la storia. È l’insieme dei legami che collegano gli individui e segnano le loro scelte e le loro vite. Gli individui vivono o vengono vissuti dalle loro emozioni e dalle loro scelte. Sono anche abitati da pensieri di altri: le ideologie. Ideologie che, come nel caso di Kaufmann, li corrompono per scelta dei propri padri e per senso di responsabilità.
Ma il destino viene segnato anche dai doveri che si contrappongono tra loro, in veri e propri doppi legami: in questo caso il bisogno di Sohei Toge di portare a pubblicazione i documenti che gli ha dato il fratello e che provano l’appartenenza alla razza ebraica di Adolf Hitler, quello che è considerato non un uomo ma l’incarnazione stessa del male.
Infine, c’è la storia della follia, del decadimento morale e psicologico, che caratterizzano il terzo Adolf del racconto, cioè Hitler stesso. Una follia invisibile all’inizio, perché Hitler “visto da lontano” è un leader carismatico, ma che diventa tremenda e paranoica quando la fine si avvicina.
I tre Adolf è un thriller, un racconto cupo e difficile, un gigantesco romanzo decadentista. Ma è anche una richiesta per le generazioni future, per chi vivrà lontano da quei tempi: il bene deve sempre vincere sul male, il candore e i sentimenti più puri possono e devono travalicare qualsiasi differenza.
Il manga di Tezuka affronta il più grande problema del nostro tempo, e forse di tutta la specie umana, il germe che fa scaturire la violenza e la follia: il razzismo. Allora come oggi, nel 2020, tema centrale e ineludibile. La mente di Tezuka è una porta straordinaria per entrare in una dimensione critica e più consapevole.
I tre Adolf 1-2
di Osamu Tezuka
traduzione di Hazard Edizioni
J-Pop, 2018
brossura, 660 pp. a voll., b/n
19,00 € a voll.
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