Nella guida alla lettura pubblicata in chiusura di ogni albo di House of X/Powers of X ci sono dei numeri evidenziati in rosso, come a sottolinearne l’importanza. Il primo albo segnato in rosso è House of X 2, quello in cui viene svelata la natura mutante di Moira MacTaggert, il secondo è questo House of X 5. Anche quest’albo infatti cambia la percezione che avevamo di un mutante in particolare e introduce un tassello importante (perfino sagace) nella narrazione. Come scrive Vox, HoX 5 «ha infuso nuovo entusiasmo negli X-Men».
Cosa succede in House of X 5
Magneto spiega alla figlia Polaris che Xavier è in grado di riportare in vita gli X-Men morti nella missione per distruggere Mother Mold (su House of X 4) grazie all’entità collettiva nota come i Cinque: Tempus (Eva Bell), Proteus (Kevin MacTaggert), Hope Summers, Elixir (Joshua Foley) e Palle d’Oro (Fabio Medina).
Si tratta di un gruppo le cui abilità, messe insieme, possono creare dei duplicati perfetti. Le palle d’oro generate dall’omonimo mutante sono in realtà uova che Proteus, plasmando la realtà, trasforma in incubatrici. Una volta iniettato il DNA del mutante interessato, Elixir avvia il processo biologico che dà inizio alla vita, mentre Eva Bell, controllando il tempo, fa maturare l’embrione fino a fargli raggiungere l’età desiderata.
Hope supervisiona tutto il processo, sincronizzando e ampliando i poteri degli altri mutanti. Nel momento della nascita, Xavier utilizza Cerebro – su cui sono riversate le copie di psiche e carattere di ogni mutante che sia mai stato rintracciato dal macchinario (con un backup settimanale) – per ridare la mente e i ricordi ai propri studenti.
Quasi tutti i paesi accettano di riconoscere Krakoa e i mutanti, e di stringere accordi commerciali (tranne Russia, Latveria, Wakanda e altri, per ragioni politiche e ideologiche o perché non necessitano della droga, come i protettorati del Wakanda; questi paesi sono da considerarsi, per la legge mutante, ostili). Xavier invita tutti i mutanti del mondo su Krakoa, anche un redento Apocalisse, nonostante la contrarietà di Wolverine.
Appunti e riferimenti
- Quest’albo introduce il secondo, grande, elemento di novità della gestione di Hickman: gli X-Men possono essere riportati in vita da un convivio di mutanti (loro invece sì che devono fare attenzione a non morire, altrimenti la procedura non funziona). La morte, per i mutanti, non ha più il significato che ha per noi. È vero anche per i lettori, ormai abituati a vedere morire e tornare in vita personaggi a un ritmo tale da renderli insensibili di fronte a quasi tutti i lutti fumettistici. Gli stessi autori, di recente, sono giunti a fare i conti con la perdita di gravitas della morte. Già L’immortale Hulk partiva dalla premessa più anti-narrativa di tutte, un Hulk che non può morire, come a rimarcare la presa di coscienza di un’industria intera, che per anni ha puntato (e in parte punta ancora) sulle morti a effetto dei loro personaggi per smuovere le vendite. Ora anche Hickman lo mette nero su bianco, facendo diventare un meccanismo spompo fonte di nuovi spunti per il futuro. La capacità (salvifica e allo stesso tempo inquietante) di Xavier e dei suoi Cinque di riportare in vita gli X-Men sarà sicuramente oggetto di analisi e speculazioni da parte degli sceneggiatori in futuro.
- Piccola ret-con di Hickman: le palle d’oro che danno il nome a Fabio Medina (personaggio relativamente nuovo creato da Brian Bendis e Chris Bachalo nel 2013) non sono solidi di metallo come finora ci era stato raccontato, ma uova sterili.
- Tra i paesi che non accettano accordi commerciali con Krakoa compaiono alcune nazioni fittizzie note ai lettori: Madripoor è un’isola a sud di Singapore, spesso luogo di crimini e sordidezze nel mondo degli X-Men; Latveria è la nazione governata da Dottor Destino; Santo Marco è un paese i cui presidenti hanno spesso emesso leggi anti-mutanti; Terra Verde è stata per breve tempo un dominio di Diablo, antagonista dei Fantastici Quattro; Canaan e Azania sono regioni confinanti con il Wakanda (Azania è stata utilizzata come metafora per l’apartheid da Peter Gillis e Denys Cowan in una miniserie inedita in Italia).
- Quando Ciclope dice a Tempesta che era una leader migliore si riferisce al periodo in cui lei era a capo degli X-Men, iniziato su Uncanny X-Men #139 (Il male si avvicina).
- Quando Tempesta chiede a Jean se è davvero chi dice di essere, lei risponde «L’unica “me” che ci sia mai stata», una citazione a uno scambio di battute che le due avevano avuto nella storia Brucia!, su Uncanny X-Men #242 (Pier Paolo Ronchetti la traduceva come «Certo, quella di sempre», nell’edizione Star Comics del 1993).
- La nuova funzionalità di Cerebro pare parecchio invasiva. Mi aspetterei che, prima di salvare in un cloud la personalità di una persona, Xavier faccia firmare un consenso informato, un’autorizzazione, un via libera di qualche sorta – e qualcuno potrebbe dare ordine di non essere rianimato. D’altro canto, conoscendo Xavier, mi stupirei se l’avesse fatto.
Frase dell’albo
«Ecco l’unica cosa buona che ci hanno insegnato gli umani. La società.» (Magneto, molto perentorio)
Leggi la guida numero per numero agli X-Men di Jonathan Hickman