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Sunday Page: Fabio Visintin su Corto Maltese

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Ogni settimana su Sunday Page un ospite presenta una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per ragioni tecniche, artistiche o emotive. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma tutto parte dalla stessa domanda: «Se ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa domenica ospitiamo Fabio Visintin, fumettista e insegnante. Nato a Venezia nel 1957, esordisce pubblicando storie brevi su Linus, Tempi Supplementari, Corriere dei Piccoli e Frigidaire. Insegna alla Scuola Internazionale di Comics a Padova. Nel 2015, la raccolta Natali Neri e altre storie di guerra gli fa vincere il premio Micheluzzi e il Gran Guinigi per la miglior storia breve, grazie alla «profondità narrativa, la durezza asciutta, il convocare la mitologia e l’evocare Mattotti».

corto maltese fabio visintin

La tavola che ho scelto è rappresentativa della capacità di Hugo Pratt di portare l’onirico all’interno della vicenda.

È il bimbo “autore” che anima le cose. È la magia dello stregone artista che dona vita agli elementi così che noi lettori immersi nel sogno di Hugo (la vicenda che stiamo leggendo) entriamo anche nel sogno di Corto che rende “vivo” un oggetto inanimato: il pozzo, di cui possiamo anche intuirne la vita ed un sicuro senso dell’umorismo e forse altri sogni… Una vertigine di scatole cinesi sorretta dall’ironia di Pratt!

Leggere Pratt per chi fa del disegno il suo mestiere è come per un calciatore veder giocare Maradona, gli vedi fare cose difficilissime col sorriso come fossero semplicissime. Lo spazio raffigurato in questa tavola è al tempo stesso uno spazio reale (ma non lo è in realtà, perché si tratta di disegni!) la scala, il pozzo, Corto seduto… Ma anche onirico.

Percepiamo che sta per esserci un passaggio importante nella vicenda che sembrava fin qui essersi ormai conclusa, ma ora il Pozzo divenendo personaggio (come il ciocco di legno di Pinocchio) ci introduce alle ultime pagine della storia dove ci viene svelato che tutto quello a cui abbiamo assistito non è altro che una rappresentazione proprio come nella Tempesta di Shakespeare.

Sfilano uno dopo l’altro i personaggi della vicenda e salutano il pubblico sorridendo come fanno gli attori dopo aver dismesso i panni del personaggio rappresentato. Ma a pensarci bene anche questa è l’ennesima finzione del mago Hugo, essi non sono attori: sono disegni! Pagine del suo diario illustrato di cui Pratt a voluto renderci partecipi e confidenti. Sono una vertigine di scatole cinesi che racchiudono innumerevoli tesori. Le storie di Pratt non finiscono mai, ricominciano come nuove ad ogni nuova lettura.

Come mai hai scelto quest’opera?

Ho avuto l’opportunità di conoscere, anche se fugacemente, Hugo Pratt che per me, giovane aspirante fumettista, era qualcosa di molto simile a Dio… E come potevo non restarne abbagliato!

Il fumetto mi è sempre piaciuto, ma La ballata del mare salato e le storie di Valentina di Crepax mi hanno fatto capire che forse questo mezzo espressivo poteva essere qualcosa di molto vicino alla poesia e nel mio piccolo è quello che ho cercato di fare. Penso che nel fumetto e nell’illustrazione ci sia sempre da imparare da tutti… Imparare e rubare (in senso picassiano)!

Dei grandi maestri del periodo d’oro del fumetto italiano Hugo Pratt e Guido Crepax sono stati a mio parere quelli che maggiormente hanno saputo usare quest’arte ibrida in tutte le sue potenzialità, creando qualcosa di irripetibile, inimitabile e intrasportabile su altri media. Essi hanno saputo creare un linguaggio che attraverso un uso personalissimo degli “spazi”, del montaggio e delle situazioni della vicenda narrata, porta il lettore ad essere dentro la vicenda: non è solo empatia verso i personaggi, quella che si prova leggendo le storie di questi autori è confidenza e complicità. Pratt e Crepax parlano sempre ad una persona: “io” il lettore. Sono le confidenze che ci fanno questi amici raccontandoci le loro avventure fantastiche “dal di dentro”.

Penso sia importante capire la particolarità di questi racconti, perché si riflette nel lavoro grafico dei rispettivi autori. Questo è molto percepibile nell’opera di Pratt che negli anni si discosta sempre più dalla sua matrice classica avventurosa.

Come ha dichiarato lo stesso Hugo Pratt in più interviste, intraprendere la ricerca (una specie di Graal) di una linea grafica che gli consenta di creare quella che lui definisce della “letteratura disegnata”.

Anche le sue storie diventano meno strutturate in senso classico, sono dei viaggi, quasi dei pretesti per portarci dentro il suo universo fantastico. Tutti i personaggi di Pratt sono Pratt. Per questo lui è costretto (per non svelare il segreto di Pulcinella) a ribadire in molte interviste: «Io non sono Corto Maltese!».

Perché è chiaro a tutti che Hugo è Corto o meglio: Corto è Hugo. Lo stesso si può dire di Crepax: Guido è Valentina, o meglio Valentina è Guido. Noi lettori attraverso le loro storie possiamo avere il privilegio di partecipare al gioco biografico di due artisti.

Oreste del Buono, grande indimenticato direttore della rivista Linus e cantore del fumetto, se ne accorse e in una doppia intervista apparsa sulla sua rivista fece inserire le foto dei due autori sorridenti dietro le maschere raffiguranti i rispettivi personaggi.

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