HomeNewsCuriositàIl fumetto di Alfredo Castelli fatto con le fotocopie delle mille lire

Il fumetto di Alfredo Castelli fatto con le fotocopie delle mille lire

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«Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione».

Questa abusata citazione di Amici miei si applica perfettamente all’opera del creatore di Martin Mystère, Alfredo Castelli – tranne per la velocità, come ci spiega lui stesso più sotto -, e in particolare a un suo fumetto, uscito nel 1971 su Horror e riproposto nella recente antologia Horror. Mezzo secolo di incubi, magia e misteri a fumetti pubblicata da Editoriale Cosmo / Nona Arte.

horror alfredo castelli nona arte

Per chi non lo sapesse, Horror fu una rivista pubblicata da Gino Sansoni tra il 1969 e il 1972, ideata proprio da Castelli e da Pier Carpi. Contribuì a portare ai lettori italiani il meglio di un genere in un periodo in cui era un po’ bistrattato: interviste a registi, scrittori, approfondimenti su opere importanti e ovviamente tanti fumetti e illustrazioni, firmati da disegnatori come Aldo Di Gennaro, Dino Battaglia o Sergio Zaniboni.

Nel numero 15 del 1971 appare però una storia breve di due sole pagine molto particolare, che non è attribuita a nessuno di questi nomi bensì alla Zecca di Stato. Si intitola Il sogno del vecchio musicista – Un’opera da mille lire e utilizza dettagli fotocopiati di una banconota da mille lire per raccontare il dramma interiore di Giuseppe Verdi, protagonista di due edizioni differenti di banconote stampate rispettivamente tra il 1962 e il 1969 e tra il 1969 e il 1982.

alfredo castelli mille lire
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Un lavoro insolito e curioso di cui Castelli ci ha raccontato la genesi:

«Non ricordo esattamente come e perché mi sia venuta l’idea; com’è noto le idee “càpitano”, sia per le mille lire sia per qualunque altro racconto. Se dovessi realizzare oggi quella breve storia, mi basterebbe fare una scansione ad alta definizione dei due lati della banconota, dalla quale in pochi minuti potrei ricavare i particolari per le vignette. In un paio d’ore le tavole potrebbero essere pronte, lettering (elettronico) compreso. 

Allora, invece, ho dovuto fare fotografare professionalmente le banconota e fare realizzare con il leggendario apparecchio “Umigraf” gli ingrandimenti da cui ricavare “copiette” su carta fotografica. L’operazione ha impiegato almeno un giorno di lavoro. 

Le “copiette” sono poi state ritagliate e incollate con l’indimenticata “Cow Gum” – colla removibile ora vietatissima per le esalazioni di non ricordo cosa, da applicare con un’altrettanto indimenticata paletta di plastica bianca – su robusti cartoncini Schoeller perché non si imbarcassero. Il lettering, realizzato a mano dalla brava Renata Tuis, ha portato via altro tempo, anche perché allora non si potevano inviare immagini e testi con email, ma occorreva che qualcuno andasse a prenderle e le riportasse. Insomma, senza computer, al posto di due ore occorrevano tre o quattro giorni. 

Va detto che non sono per niente sicuro che il supporto elettronico su cui oggi si trova la storia sia utilizzabile senza problemi sui computer che saranno a disposizione tra cinquant’anni: ho in cantina una collezione di supporti (lettori di dischi di 400, 800, 1200 Kb, Jazz, omega, hard disk lenti e veloci, lettori CD Rom, senza parlare dei tipi di spine e spinotti con cui collegarli) ora assolutamente inutilizzabili.

Il racconto che avete letto è stato invece ricavato senza troppi problemi dagli originali su carta, che hanno resistito tranquillamente per mezzo secolo. Le riproduzioni fotografiche si erano però ingiallite fino a divenire quasi invisibili, ma con Photoshop è stato facile risistemarle. Il che pone una serie di contraddizioni che sfuggono alla mia capacità dianalisi».

Il sogno del vecchio musicista – Un’opera da mille lire in qualche modo anticipa quindi quella corrente di fumetti neodadaisti fatti con le fotocopie che si ispira a Snake Agent di Stefano Tamburini (1980, quasi un decennio dopo) e di cui ha scritto qui il nostro Marco Andreoletti. Un altro esempio di quanto Alfredo Castelli abbia sempre precorso i tempi, con fantasia, intuizione, decisione… e un’invidiabile capacità di arrangiarsi.

La storia ebbe anche una sorta di seconda vita. A metà degli anni Settanta Castelli lavorava in Francia per Éditions Vaillant, casa editrice finanziata dal Partito comunista francese, che pubblicava il settimanale Pif Gadget. Lo sceneggiatore milanese fu una delle anime dell’effimera rivista Bazar, alla cui redazione mostrò Il sogno del musicista. L’idea piacque e fu replicata con la banconota da 10 franchi.

Ecco a voi, per la prima volta in Italia, L’Invention de Cecil Billet De Mille, nella traduzione che sarà presto presentata a Cartoomics da Cut-Up Publishing all’interno del volume Sir Aladdin Gulliver Simbad Munchausen Junior e altre vicende sorprendenti, che raccoglie le storie erotiche scritte da Castelli per Bazar e Il Mago, e disegnate da Georges Pichard e Enzo Jannuzzi.

alfredo castelli franchi
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