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Il finale di “Doomsday Clock”, spiegato

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Questa settimana, negli Stati Uniti, DC Comics ha pubblicato il dodicesimo e ultimo numero di Doomsday Clock, la serie di Geoff Johns e Gary Frank che ha visto l’incontro tra i personaggi classici della casa editrice – a partire da Superman e Batman – con quelli dell’universo di Watchmen, il fumetto di Alan Moore e Dave Gibbons. E il finale ha portato alcune importanti novità alla continuity dell’universo DC Comics, con un complesso gioco di intrecci tra finzione e metanarrazione.

Uno dei temi della serie è stata l’incapacità da parte del Dottor Manhattan di vedere il futuro oltre il suo scontro con Superman, cosa che gli aveva fatto pensare a una possibile distruzione dell’universo in arrivo. Nel finale di Doomsday Clock questo scontro ha luogo, ma, durante l’azione, Superman difende inaspettatamente il Dottor Manhattan da un attacco di forze di invasione straniere guidate da Black Adam.

Questo momento fa comprendere a Manhattan come Superman incarni la speranza e la verità che sono al cuore dell’universo DC. Il personaggio quindi ripristina all’interno della continuity la Justice Society of America, il gruppo di supereroi della Seconda guerra mondiale, che ispira il giovanissimo Clark Kent – ancora residente a Smallville – a diventare Superboy. Questi, a sua volta, ispira la creazione nel Trentunesimo secolo della Legione dei Super-Eroi. Allo stesso tempo, Manhattan riporta in vita Jonathan e Martha Kent, i genitori adottivi di Clark.

Con un’unica mossa, quindi, Manhattan ricrea passato, presente e futuro dell’universo DC, annullando molte alterazioni della continuity realizzate durante il rilancio New 52 nel 2012 (ed effettuate proprio da lui, come scoperto in precedenza nella serie). Allo stesso tempo, riesce nuovamente a vedere il futuro, anche oltre il suo incontro/scontro con Superman, e capisce come il mito dell’uomo d’acciaio sarà narrato per secoli, osservando inoltre crossover e reboot dell’universo DC che non sono ancora stati pubblicati.

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Anche i personaggi del mondo di Watchmen hanno un loro momento risolutivo, all’interno dell’albo. Ozymandias viene colpito con un colpo di pistola dal Comico, che vuole vendicarsi di essere stato ucciso da lui all’inizio della serie originaria. Quando Eddie Blake sta per sparare anche a Mimo e Marionetta – i due personaggi creati da Johns e Frank per Doomsday Clock – arriva sulla scena Lex Luthor, che lo riporta al momento della sua morte nel primo numero di Watchmen, grazie all’uso di un dispositivo vibrazionale.

Ozymandias viene salvato da Reggie Long, il nuovo Rorschach, la cui fiducia nel lavoro dei supereroi è stata rifondata da Batman. Adrian Veidt può così essere imprigionato per i crimini commessi. Intanto, Manhattan torna nel proprio universo e smantella tutti gli armamenti nucleari. Lascia Mimo e Marionetta nell’universo DC, ma rende il figlio della coppia l’erede dei propri poteri, prima di modificare il proprio passato cancellando l’incidente che lo aveva reso il Dottor Manhattan e gli aveva impedito di vivere una vita felice con la sua fidanzata Janey.

La storia si conclude con Gufo Notturno e Spettro di Seta, che ormai vivono nell’anonimato, sotto pseudonimo, con la loro figlia. I due ricevono la visita di un ragazzo con il simbolo del Dottor Manhattan sulla fronte, che si fa chiamare Clark e rappresenta la realizzazione del piano di Jon Osterman, con la sua idea di portare nel mondo cupo e oscuro di Watchmen la speranza indotta dall’influenza di Superman (rendendo al contempo i due ex eroi i “Kent” di quel mondo).

Con il finale di Doomsday Clock, dunque il rilancio “Rebirth” (in italiano “Rinascita”) dell’universo DC è stato completato, e i personaggi ancora mancanti dalla continuity dopo l’accantonamento del New 52 sono stati riportati sulla scena. Allo stesso tempo, il Dottor Manhattan – che aveva manipolato la realtà negli ultimi anni, provocando tutti questi reboot – si è autoeliminato dalla realtà, lasciando libero il nuovo universo narrativo di crescere e prosperare in modo autonomo.

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