Torna a due anni di distanza la serie tv The end of the f***ing world, proseguendo in maniera originale le vicende create su carta dal fumettista Charles Forsman e adattate per la tv dall’attrice e sceneggiatrice inglese Charlie Covell.
La seconda stagione è su Netflix dal 4 novembre. Dopo un primo episodio in sordina, in cui sembra che la storia prenda tutt’altra piega, con altri personaggi e altri intrecci, BAM! ecco spuntare a sorpresa Alyssa e James, gli adolescenti pazzerelli che avevamo lasciato braccati dalla polizia, dopo aver combinato qualche guaio in giro per le campagne inglesi. E sono ancora i due ragazzi più sfigati del pianeta.
Sono passati due anni anche per loro, lei forse sta meglio ma seppellisce i traumi dietro una facciata da Mercoledì Addams ancora più antipatica e insofferente, lui ne ha passate di tutti i colori ed è sempre più fragile e taciturno.
Meglio ridurre all’osso gli spoiler, perché la storia va gustata d’un fiato così com’è, un film di due ore e mezza spezzato in otto episodi (proprio come la prima stagione), con notevoli cliffhanger tra uno e l’altro. Un racconto, di nuovo, in un non-luogo (non viene mai detto dove si trovano i personaggi) e in un non-tempo, in cui per esempio i cellulari non esistono.
Oltre alla coppia di protagonisti troviamo altri comprimari parecchio inquietanti, dei veri e propri creepy weirdos come Bonnie (interpretata da Naomi Ackie, che vedremo anche nell’episodio IX di Star Wars), che è un po’ il fulcro della nuova stagione e il motivo per cui le vite dei due ragazzi si incasinano quasi peggio di prima.
Risulta vincente l’idea di non allungare il brodo creando nuove avventure ad hoc per i protagonisti, ormai scavezzacolli navigati. Si continua a osservare cosa succede dopo i fatti della prima stagione, agganciandosi proprio all’evento portante già accaduto, l’omicidio del professore cui Alyssa e James avevano occupato casa. Anche se sono passati due anni, i ragazzi si trovano a dover affrontare le conseguenze del gesto, che speravano di aver lasciato per sempre alle spalle.
Il ritmo rimane fulminante, i dialoghi striminziti ma pungenti, la colonna sonora decisamente tarantiniana. L’incomunicabilità è il grosso problema di fondo che attanaglia tutti, giovani e adulti, uomini e donne, genitori e figli, un’umanità incapace di esprimere sentimenti se non in forma grottesca e deviata. Emblematica una delle frasi cardine messe in bocca ad Alyssa: «Il problema di una persona a cui manca l’amore è che non lo riconosce.» E dunque scambia per amore ciò che non lo è, restando fregata.
Covell, la sceneggiatrice, ha dichiarato che è soddisfatta del punto in cui è giunta la storia e che sarebbe sbagliato proseguire oltre, per cui molto probabilmente non ci sarà una terza stagione. Meglio così, anche se la stramba coppietta ci mancherà.
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