Ai meno attenti forse il nome di Takashi Nagasaki non dirà nulla, ma i mangofili più preparati lo conosceranno sicuramente. Stiamo parlando dell’uomo che ha contribuito alla realizzazione di alcuni dei successi di Naoki Urasawa, uno dei più importanti mangaka contemporanei. Da tempo editor dell’autore, negli anni Nagasaki ha stretto con lui una forte collaborazione, affiancandolo spesso ai testi. Un paio di titoli per farvi capire il suo apporto diretto alle sceneggiature: Master Keaton, Monster, Pluto, Billy Bat.
Visti i fumetti citati, sappiamo come Nagasaki prediliga muoversi nell’ambito del thriller e non stupisce quindi che uno dei suoi manga più recenti affondi le radici proprio in questo genere. King of Eden, realizzato con il disegnatore sudcoreano Lee Sangcheol alias Ignito, mette in scena un complesso intrigo internazionale incentrato su un misterioso virus che trasforma gli esseri umani in licantropi, decimando interi paesi.
La storia inizia in una località della Spagna andalusa e si sposta velocemente attorno al globo – Laos, Thailandia, Scozia, Cina – per poi trovare il suo fulcro in Romania. Pare infatti che il virus provenga proprio da lì. Per scoprire chi si cela dietro alla diffusione dell’epidemia si mobilitano i servizi di intelligence di vari paesi, l’Europol e l’Organizzazione mondiale della sanità.
Al centro della vicenda c’è la dottoressa Itsuki, un’archeologa contattata dalla task force composta dalle agenzie sopracitate perché legata a un uomo dai poteri sovrumani sorpreso sui luoghi delle stragi epidemiche. I due si conoscono poiché erano compagni di classe alle medie. Il compito della dottoressa sarà quello di rintracciarlo e capire le sue intenzioni.
Niente è come sembra davvero, e Nagasaki costruisce un racconto che si muove in equilibrio fra thriller e horror. Combattimenti spettacolari si alternano a lunghe digressioni storiche che scavano nelle origini del virus, andando a scomodare gli antichi conquistatori persiani e i racconti dello scrittore greco Erodoto. Passaggi sull’archeologia, la religione – c’è una notevole narrazione della storia di Caino e Abele – fanno il paio con le leggende del folclore romeno. Si arriva perfino a parlare di magia. Nel mezzo ci sono trafficanti russi, ribelli dell’IRA, terroristi pronti a tutto e, ovviamente, un sacco di mostri.
Ignito utilizza uno stile di disegno realistico influenzato dal fumetto europeo e avvicinabile a quello di Urasawa. È abile nello spettacolizzare le scene d’azione e si trova a proprio agio a far muovere i personaggi nelle sequenze in cui i dialoghi prendono il sopravvento. Ma, soprattutto, si dimostra disegnatore camaleontico, capace di interpretare con segno sempre diverso i momenti orrorifici e i passaggi storici, biblici o folcloristici compresi nell’opera.
I primi due volumi di King of Eden mettono davanti a una storia colta e ricercata, che non si ferma alla semplice azione. Nagasaki accompagna il lettore alla scoperta di un mistero che pagina dopo pagina si fa sempre più fitto, aggiungendo e spostando pezzi di un puzzle di cui ci sembra di non vedere mai la fine.
Dalle nostre parti un thriller così ben orchestrato non si leggeva da un po’ di tempo. È molto probabile che nei restanti quattro volumi che compongono le serie assisteremo a colpi di scena e risvolti di trama inaspettati. Dopotutto è pur sempre una storia scritta da un grande interprete del genere, che ora possiamo apprezzare appieno dopo anni in cui si è mosso dietro le quinte.
King of Eden n. 1 e 2
di Takashi Nagasaki e Ignito
traduzione di
Edizioni Star Comics, 2019
brossura, 200 pp. b/n e colore
5,90 € a volume
Leggi anche:
• Guarda Naoki Urasawa mentre disegna il suo nuovo manga
• Billy Bat di Naoki Urasawa, ovvero il potere dei fumetti
• Tutto “Planetes” di Makoto Yukimura in un volume solo
Entra nel canale Telegram di Fumettologica, clicca qui.