Se avete letto il nuovo libro di Sio e dopo (o prima di) averlo fatto siete finiti qua, qualcosa non quadra. Molto probabilmente, non siete il suo pubblico. Ma il punto di Storiemigranti, uscito per Feltrinelli e realizzato da Sio insieme al fotografo Nicola Bernardi, sta proprio nel rapporto tra questo libro e i suoi lettori. Giovanissimi. E nell’Italia di oggi, proprio in questo rapporto sembra risiedere un’opportunità culturale poderosa, forse unica.
Il libro è un’antologia in 32 capitoletti, tutti molto brevi, composti da due pagine di fotografia (un fotoritratto) e due di fumetto (quasi sempre tavole di 6 vignette regolari). Quel che presenta ogni capitoletto è esattamente quel che il titolo dice, ovvero i narratori sono dei migranti, ciascuno dei quali racconta una storia. Punto.
Lo stile visivo è elementare quanto il concept editoriale, visto che i fotoritratti sono foto in posa a mezzo busto, e i fumetti sono disegnati in puro stile Sio con forme quasi geometriche, linee chiuse, pochi tratti. Di fronzoli nemmeno l’ombra, insomma. Ma la semplicità del progetto non è piatta banalità e, anzi, mi ha sorpreso facendomi pensare a un ormai leggendario spot pubblicitario di 25 anni fa con Carl Lewis: «La potenza è nulla senza controllo». La potenza del fumettista italiano più seguito sui social. E il controllo che dimostra – una volta per tutte, in questo libro – con la sua sensibilità pedagogica.
Storie e scemenze di vita vissuta
L’obiettivo di Sio e Bernardi era di «spiegare che quelli di cui i telegiornali parlano, usando termini come “immigrati, clandestini, rifugiati” o semplicemente usando dei numeri, sono in realtà esseri umani, persone». Essendo probabilmente fuori target, avete tutto il diritto di giudicare – «sai che roba» – parlando di buonismo e snobbando il libro. Ma se l’interesse per il fumetto vi guida un po’ più in là, quel che sarebbe più utile fare è pensare a quanto questo libro possa lasciare al suo pubblico prevalente.
Le interviste che Sio ha fatto, passando una settimana a incontrare i migranti ospiti del Centro di Solidarietà l’Ancora (Sanremo), sono state tanto elementari quanto “aperte”: ha chiesto loro di raccontare un qualsiasi episodio legato alla loro vita. L’effetto ha generato due tipologie di racconto. Alcuni hanno riferito la storia del loro viaggio fino in Italia, le motivazioni, le tappe o i momenti salienti della loro migrazione. Altri hanno invece offerto aneddoti, avventure, scherzi, avvenimenti sia ordinari che strampalati accaduti loro in passato, durante l’infanzia o da adulti.
Sfruttando la concisione del format in due tavole, insieme alla sintesi e alla comicità tipiche del suo stile, Sio ha trasformato questi elementi in una collezione di assurde storielle, brevi gag umoristiche con protagonisti personaggi buffi e surreali quanto lo sono gli abituali protagonisti dei suoi fumetti. La sola differenza tra questi pupazzetti irrealistici e i giocosi eroi nonsense del mondo di Scottecs è che, in verità, sono travestimenti in stile-Sio di persone, luoghi e fatti del tutto reali.
La differenza è enorme. E su un piano importante: quello pedagogico.
Il primo motivo è che le storie più aneddotiche mettono in scena aspetti e minuzie della vita dei migranti di cui non si occupa mai nessuno. Quello che partecipa a una lotteria aziendale, quella la cui madre anziana fa ormai casino coi ricordi, quello che manda su Whatsapp lo screenshot sbagliato e la ragazza lo molla, quello che spiega le regole del suo sport preferito, quello che ha il problema di cosa mettersi per andare a una festa, quello che fa una partita a calcio solo perché mancava un giocatore ma alla fine fa vincere la sua squadra… Più che storie di vita, scemenze di vita.
Il secondo motivo è che le storie di vera e propria migrazione – la partenza, gli incontri, le difficoltà, i traumi – filtrate dallo stile di Sio diventano surreali, giocose e demenziali anche quando raccontano esperienze tristi o tragiche. Esempio: un allevatore del Gambia, dopo anni in Algeria e Libia per trovare un lavoro migliore, arriva in Italia, dove addirittura si innamora, ma «purtroppo la nostra relazione finì a causa di un piccolo disguido: i suoi fratelli mi spararono alla gamba». Soprusi, truffe, guerre, violenze: persino la disperazione per la morte dei propri cari viene ribaltata in maniera radicale in Storiemigranti, grazie alla simpatia del character design e alla iper-concentrazione del racconto.
La cristallina amarezza per la scomparsa della donna amata, a causa di una malattia come tante – senza confini, tragica da noi quanto da ‘loro’ – emerge nel solo fumetto dotato di una splash page. Immaginatelo pure con i soliti, allegri volti rotondi e sorridenti di Scottecs. Ma è un frammento straziante:
La mia storia è semplice.
Mi piaceva una ragazza. Io piacevo a lei.
Compiuti diciotto anni, ci siamo potuti sposare.
Poco dopo le diagnosticarono un cancro.
Ora non c’è più.
Mi manca molto.
Leggi un fumetto da “Storiemigranti”, il nuovo libro di Sio per Feltrinelli
Non mi sarei mai aspettato di dover trattenere le lacrime davanti a un fumetto di Sio. A rendere efficace il “messaggio” di questi racconti ci sono senza dubbio i fotoritratti che precedono i fumetti, perché guidano il senso delle gag umoristiche – quasi fosse una stramba associazione, un ribaltamento – verso il realismo: prima di ridere, sappiate che è tutto (merito della) vita vera, sembrano indicare gli autori. Un effetto di realtà impossibile da evitare perché le foto, impaginate in grande e focalizzate sui volti, mettono enfasi sulle espressioni dei mezzi busti. Ma è la formula editoriale scottecsiana, ovvero la ultrabrevità, a rendere il mix di tutti questi ingredienti narrativi qualcosa di potente sul piano pedagogico.
Saggezza di un influencer
Siamo tutti perfettamente allineati all’idea che i contenuti brevi siano essenziali – la nostra snack culture – nell’ambiente in cui siamo immersi. La brevità domina i formati dell’editoria libraria quanto YouTube, i post sui social, gli spot di pochi secondi in pre-roll ai video, gli istanti di foto o stories su Instagram. Il fumetto ai tempi del graphic novel si comporta un po’ all’opposto, come ho spiegato a suo tempo; ma non è così per Sio. Raccontare in brevità è quel che fa da sempre, qualunque sia l’obiettivo e il contenuto del racconto.
In brevità Sio parla soprattutto a bambini e ragazzini, ovvero ai lettori che più amano e si nutrono di brevità, offrendo una chiave per conoscere gli immaginari, i contesti, le esperienze di alcuni migranti. Dubito che siano numerosi, nell’Italia di oggi, i bambini esposti a consumi autonomi – e quindi a video, libri, giochi graditi e non ‘somministrati’ dagli adulti – per potersi formare un’opinione personale su questo tema. Ed è davvero rinfrescante che la brevità del libro di Bernardi&Sio permetta di interrogarsi su un migrante dal Bangladesh o dalla Libia in modi che ci sono abituali per parlare dei nostri amici, conoscenti, concittadini qualsiasi: quell’ingenuo che si beve tutto o quella mamma che ha perso il lavoro, quell’amico fanfarone o quel ragazzino che sogna di diventare un campione.
La normalizzazione del diverso attraverso il racconto è il “messaggio” di Storiemigranti. Una strategia classica per contrastare la stigmatizzazione sociale che il razzismo e certa politica tentano di riversare sui migranti stranieri. Per farlo Sio non solo non rinuncia al sorriso, ma spinge la sua iper-brevità a fare un mestiere delicato: andare all’osso delle cose. Perché Sio sa bene che le storie dei migranti, alla fine, sono incredibilmente simili alle nostre: anche tra noi qualcuno ha perso un genitore, o qualcuno è partito per trovare lavoro in una città (o nazione) lontana, qualcuno ha abbandonato malamente la famiglia, qualcuno ha dovuto fare sacrifici per curare un ammalato, o qualcuno si è innamorato ma non ha potuto proseguire la relazione per colpa di qualche fattore esterno.
La preziosità di questo libro viene dal fatto che Sio, grazie all’enorme successo che riscuote presso i suoi giovanissimi lettori, ha un potere di influenza altrettanto enorme. Pur essendo il fumettista italiano più seguito sui social (distanzia Zerocalcare su YouTube di quasi 2 milioni di iscritti, lo supera su Facebook e Instagram, e gli è secondo solo su Twitter), la sua fortuna non è generalista: il grosso del suo pubblico sono bambini. Viceversa, tra questi bimbi e ragazzini ha ormai una notorietà comparabile a quella dei maggiori idoli sportivi o musicali. La possibilità di esercitare questa influenza è dunque una consapevolezza importante per un artista/entertainer/influencer. E l’opportunità straordinaria è che Sio la usi per fare pedagogia. Come in effetti ha fatto.
Le conseguenze di questa scelta creativa consapevole mi sembrano importanti. Su Twitter, ad esempio, un genitore ha informato che la maestra del figlio aveva indicato Storiemigranti tra le letture estive per gli alunni della sua classe. Storiemigranti non solo può fare buona pedagogia, ma ha già iniziato a farla. Intorno a un tema come la conoscenza delle esperienze e delle personalità dei migranti, e ai tanti futuri che possiamo immaginare noi maggiorenni, pensare prima ai giovanissimi è più importante. E anche farlo un pezzettino alla volta, con la leggerezza di uno snack narrativo, è molto saggio.
Storiemigranti
di Nicola Bernardi e Sio
Feltrinelli Comics, maggio 2019
brossurato, 144 pp., colore
16,00 €
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