Bologna, fine degli anni Sessanta, primi anni Settanta. Nelle osterie della città si aggira un drappello di personaggi bizzarri: un omone grosso, barbuto e con la “r” arrotata che fa il cantautore, un biondo che fa cartoni animati e ha da poco iniziato a disegnare una striscia umoristica con protagonisti dei soldati tedeschi e un tizio basso con il nasone che disegna come un pazzo fumetti neri, di spionaggio, di fantascienza e umoristici per un editore milanese. I loro nomi? Francesco Guccini, Franco Bonvicini detto Bonvi e Roberto Raviola, che si firma Magnus.
Tra i tre amici negli anni nascono diverse collaborazioni, soprattutto fumettistiche. Le più note, Storie dello spazio profondo di Guccini e Bonvi e Lo Sconosciuto di Magnus, al quale il cantautore contribuisce nelle prime fasi.
Magnus e Bonvi, invece, realizzano solo un fumetto insieme: L’ora dello schizoide, una storia breve di sei pagine pubblicata su Horror 11 del 1970. Una chicca poco conosciuta che vale la pena ricordare.
In una calda notte d’estate Bonvi è al lavoro al tavolo da disegno, quando nel suo studio compaiono i suoi personaggi: le Sturmtruppen, Capitan Posapiano, Cattivik, il robot dello Spazio profondo, che lo minacciano. Non vogliono che lui sia più libero di disporre liberamente delle loro esistenze, vogliono prendere il comando obbligandolo a raccontare le storie che vogliono loro.
È la rappresentazione dell’incubo di un fumettista, ovvero che i personaggi prendano vita e si ribellino al loro creatore.
Bonvi, disperato, chiede aiuto all’unica persona che possa capirlo: un altro disegnatore di fumetti. Solleva il telefono e chiama il suo amico Roberto.
E mentre Bonvi chiede aiuto, nel fumetto interviene Magnus, con un’ultima, fulminante vignetta.
Ci piace pensare che la storia sia nata proprio in una di quelle osterie, durante una discussione tra amici sulla fatica nel gestire il successo che stavano iniziando ad avere e la fatica del lavoro quotidiano.
Il rapporto tra i due continuò per tutta la vita. Magnus nei primi anni Ottanta si trasferì sull’Appennino, a Castel del Rio, dove si dedicò ai suoi capolavori, Le 110 pillole, Le femmine incantate e il Texone. Qualche anno dopo lo seguì anche Bonvi, per fuggire dall’ambiente bolognese.
Quando nel 1995 a Magnus fu diagnosticato un tumore al pancreas, Bonvi cercò di aiutarlo come poté a pagare le spese mediche. Una sera scese in città in auto per partecipare alla trasmissione Roxy Bar di Red Ronnie e promuovere la vendita di alcune tavole, il cui ricavato avrebbe aiutato le cure. Smarrita la strada, scese dal veicolo per chiedere informazioni e fu investito da un automobile.
Era il 10 dicembre 1995, quando Bonvi morì. Magnus lo seguì due mesi dopo, il 5 febbraio.
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