Viaggi nel tempo, drammi famigliari, amicizia e superpoteri sono alcuni dei molti elementi alla base di Erased, seinen che sancisce la maturità artistica di Kei Sanbe, uno dei più interessanti mangaka contemporanei. Con tutta questa carne al fuoco sembrerebbe impossibile costruire una buona storia, eppure la trama e le soluzioni imbastite dall’autore reggono per tutti i 9 volumi dell’opera, composti in un laborioso gioco d’equilibrio.
Lo spunto della storia è semplice: il giovane Satoru Fujinuma è un mangaka fallito che scopre di avere il potere di tornare indietro nel tempo per evitare alle persone che incontra di morire. Lui chiama il suo potere “flash”, come un imprevedibile battito di ciglia che senza preavviso lo riporta agli istanti precedenti la morte di qualcuno.
Proprio come un supereroe, Fujinuma si danna come può per cercare di salvare gli sventurati che incontra, mentre porta avanti una vita di fallimenti. Questo finché non avviene un omicidio misterioso, del quale viene accusato. Grazie a un violento “flash” il protagonista torna indietro più del dovuto, fino alla sua infanzia, ed è costretto a rivivere quel periodo della sua vita per un tempo indefinito. Nel corpo di un bambino delle elementari tenta dunque di risolvere gli omicidi di alcuni suoi coetanei compiuti da un serial killer che lo tormenta anche nel futuro.
I colpi di scena sono tanti e i personaggi che si susseguono molteplici: ogni adulto incontrato dal piccolo Satoru potrebbe essere il killer, tutti sono sospettati, e ogni bambino morto nel passato deve essere salvato. Questo, per il nostro personaggio, è l’imperativo. Lui sa già chi morirà, e rivivere quei momenti dal vivo gli dà la chance di proteggere i propri amici. Se ci riuscirà o meno non è così scontato, perché il killer è sempre un passo davanti a lui.
Kei Sanbe si era già fatto notare per un’opera precedente, L’isola dei bambini dimenticati, una survivor story in quattro volumi che mescolava sapientemente elementi mistery e thriller. Il risultato era una storia ricca di suspense e davvero riuscita, ma che contemporaneamente mostrava il fianco sul versante grafico. Soprattutto nella ricerca di una spettacolarizzazione di cui la storia non sentiva il bisogno, con tanto di fan service davvero fuori luogo.
Questo Sanbe deve averlo capito e su Erased si presenta con un segno più esile, aggraziato e meno spigoloso, quasi come influenzato dalla scuola europea o da connazionali come Naoki Urasawa. Elimina il fan service e risparmia tavole e inquadrature audaci solo quando servono. Tutto è al servizio della storia, che si dipana attraverso i pensieri del protagonista come in un lungo flusso di coscienza in cui noi lettori cerchiamo di risolvere il mistero assieme a lui. In alcuni casi siamo letteralmente travolti da una valanga di testo.
In questo senso il manga è uno dei più verbosi che vi possono capitare di leggere. Ma il piccolo sforzo richiesto da Sanbe è come un patto implicito in cui viene chiesto al lettore di farsi trascinare nel turbinio delle parole per scoprire la verità. Questo comunque non è un problema, perché non ci si annoia mai. I numerosi risvolti della vicenda sono così serrati e talmente ben orchestrati che è davvero impossibile staccare gli occhi dalla pagina.
Per Sanbe il fulcro della vicenda rimane comunque quello dei rapporti interpersonali. In questo l’autore è capace di fornire ai personaggi chiave caratterizzazioni precise e backstory profonde. Elementi che giocano un ruolo primario nella vicenda, dove tutto si basa sull’amore tra madre e figlio e sulle dinamiche dell’amicizia tra bambini.
In ultimo, Erased è anche un viaggio nella memoria, dove i nostri ricordi si fondono, scompaiono, riappaiono, cambiano e così facendo ci mettono davanti a una realtà del tutto diversa.