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Sunday Page: John Higgins su Richard Corben

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Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa domenica è ospite John Higgins, scrittore, disegnatore e colorista inglese. Classe 1949, dopo gli studi artistici, si specializza in disegno tecnico e lavora come illustratore per istituti medici. Alla fine degli anni Settanta debutta come copertinista per Marvel UK e come fumettista sulla rivista 2000 A.D., lavorando a moltissime storie di Judge Dredd. Rimane tuttavia noto ai più per il suo lavoro come colorista sui capisaldi Watchmen e Batman: The Killing Joke.

richard corben den

Questa pagina proviene direttamente dalla mia collezione di fumetti. Iniziai a collezionare fumetti underground al college, nei primi anni Settanta. Prima avevo già visto pagine di Richard Corben, ma erano “soltanto” magnifiche pagine in bianco e nero o copertine scintillanti. Iniziai a collezionare tutto quello che riuscivo a trovare di suo. Questa pagina per me rappresenta un punto d’inizio, per Richard Corben come narratore e colorista, e per me come autore di fumetti e studente della narrazione fumettistica.

Il suo modo di raccontare, la sua caratterizzazione, la storia con un messaggio eco-politico narrata con un senso dell’umorismo perverso, le satire socio-sessuali che prendono in giro le relazioni, la dimostrazione di come una persona fuori dal sistema possa soppiantarlo. Io devo ancora sforzarmi tanto per raggiungere la sua offerta artistica, mentre lui riesce a imbastirla in ogni lavoro, per non parlare di quando raggiunge i suoi picchi!

Questa pagina proviene da Grim Wit #2 (1973), un fumetto prodotto in economia, con colori separati a mano. La copia che ho io tra le mani ha tutte le pagine ingiallite, ma gli anni non hanno intaccato il senso di entusiasmo che provo quando lo guardo. Questa è la prima pagina di una delle vette artistiche di Corben. Per vedere l’episodio successivo (stare dietro alle uscite all’epoca era molto difficile) aspettai cinque anni, su Metal Hurlant, e da lì in poi i suoi colori ottennero le tecniche di stampa che si meritavano.

Cosa rende Den così affascinante da avertelo fatto scegliere tra tutti i lavori di Corben?

Den mi diede l’occasione di vedere per la prima volta il colore usato in maniera immaginativa. Corben usava un’illuminazione laterale con colori complementari che riflettevano gli oggetti nella vignetta o fungevano da ombre. Era un molto funzionale per cogliere di sorpresa il lettore. Invece che disegnare un’ombra nera, le sue figure avevano una tridimensionalità che i colori accentuavano molto (penso alle rotondità dei seni, alle guance). Questo non solo le rendeva interessanti da guardare ma creava quasi un effetto dimensionale tattile su una pagina a due dimensioni.

Come scrittore, la storia inizia in maniera semplice ma efficace e ti fa identificare subito con l’eroe. Den è un tipo comune che viene trascinato in un’avventura, deve sopravvivere o morire. È uno schema che ho usato anche io in Razorjack ma lo si trova ovunque, anche in uno dei miei scrittori di fantascienza pulp preferiti, Edgar Rice Burroughs.

E di questa pagina cosa volevi raccontare?

I fumetti underground venivano stampati sulla carta più economica possibile e con i metodi più economici possibili. Den arrivò in un momento in cui Corben stava diventando tecnicamente sofisticato nel realizzare i suoi lavori, stava sviluppando uno stile che lo rendeva immediatamente riconoscibile. Questa pagine fu la prima in cui notai quando fosse efficace il suo stile. A causa delle tecniche di stampa primitive si possono quasi vedere i vari passaggi, e inizialmente pensai che fosse stato fatto con la separazione manuale, ma invece era molto più efficace. Se guardi questa pagina anche sullo schermo di un computer, si possono quasi vedere i segni della stampa, evidenti e rozzi, ma Corben riuscì a ottenere qualcosa di speciale nonostante quelle limitazioni.

Corben dipingeva le tavole in toni di bianco e nero, poi scansionava le pagine e produceva delle versioni a quattro colori dell’immagine. Ogni colore (ciano, magenta, giallo e nero) veniva lavorato separatamente e poi veniva stampata la versione finale. I colori esistevano soltanto su quest’ultima incarnazione della pagina. È una tecnica simile a quella che si usa adesso, scansioni in bianco e nero colorate con photoshop.

Qual è la lezione più importante che ti hanno insegnato i suoi lavori?

Corben è da sempre una delle mie più grandi ispirazioni e produce ancora alcune delle immagini più potenti del settore. Persino in bianco e nero, la narrazione, la composizione, la caratterizzazione e il suo world-building sono imbattibili. Aggiungici il colore e ottieni una combinazione senza rivali. È grazie a lui che sono un fumettista. Senza Richard Corben non avrei colorato Watchmen o The Killing Joke e non avrei avuto la carriera che ho avuto, sarei ancora un illustratore medico che lavora in un ospedale.

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