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Sunday Page: Giulio Macaione su “Pillole blu” di Frederik Peeters

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Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa domenica è ospite Giulio Macaione, fumettista, blogger e illustratore siciliano. Diplomato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha pubblicato i fumetti The Fag Hag e Innamorarsi a Milano, entrambi su testi di Massimiliano De Giovanni, Ofelia, I colori del vicino e Alice: from dream to dream, quest’ultimo realizzato per il mercato americano ed edito da BOOM! Studios. Per Bao Publishing ha pubblicato i graphic novel Basilicò (2016) e Stella di mare (2018)

Foto di Giulio Macaione.

Ci ho pensato a lungo e tra mille indecisioni alla fine ho scelto la prima tavola che mi era venuta in mente, ovvero una pagina da Pillole Blu di Frederik Peeters.

Più che la tavola nella sua interezza, amo molto la vignettona con il rinoceronte tra i due protagonisti, che mi sono anche stampato e incorniciato in casa. Trovo sia una vignetta fortissima: il fumetto – autobiografico – parla della storia d’amore tra Frederik e la sua compagna, sieropositiva.

Il rinoceronte in questione rappresenta la paura del contagio dopo la rottura di un preservativo e continuerà a seguire il protagonista anche nel resto della storia, o almeno fino a quando questi non imparerà a gestire le difficoltà e le incertezze del rapporto.

Ho amato molto questo libro e Peeters è diventato uno dei miei autori preferiti. Un piccolo aneddoto: anni fa, mi è capitato di incontrarlo a un festival a Bologna. La sera stessa, ho visto una donna aggirarsi nel posto dove si teneva la mostra di Peeters e ho riconosciuto immediatamente la sua compagna. Questo nonostante i disegni del fumetto non siano per niente realistici. Evidentemente, Peeters ha colto l’espressività e l’emotività della compagna in modo così forte da renderla riconoscibile anche a me che non la conoscevo. La cosa mi colpì molto.

Ti ricordo come e quando hai scoperto questo fumetto?

All’epoca lavoravo per Kappa Edizioni, primo editore italiano a tradurre le storie di Frederik Peeters. Pillole Blu mi fu regalato da Massimiliano De Giovanni in redazione, me ne aveva parlato tanto e Kappa invitò Peeters anche per una delle prime edizioni del festival BilBOlBul.

Cosa rende, nello specifico, così affascinante questa vignetta ai tuoi occhi?

Nelle pagine che precedono questa vignetta i due protagonisti hanno avuto un incidente: si è rotto il preservativo durante un rapporto sessuale. Ovviamente, entrambi cadono in uno stato di ansia e agitazione. Quando si rivolgono al medico che li segue, questi risponde “ha le stesse possibilità di aver contratto l’AIDS di quante ne avrebbe d’incrociare un rinoceronte bianco uscendo da qui!”

Ed ecco che il rinoceronte si palesa, silenzioso ma ingombrante, alle spalle dei personaggi. La sua ombra invade una grossa parte della vignetta e il suo corno divide la coppia. Frederik chiede “Il circo non è in città, vero?”. È un modo delicato per rappresentare la paura, senza cadere nel patetismo ma mantenendo quell’approccio ironico e tenero che traspare un po’ in tutto il graphic novel.

Anche l’espressione dei personaggi e del rinoceronte stesso comunica tantissimo: spaesamento, ansia, preoccupazione di fronte a una possibilità remota eppure possibile.

Cosa ti ha colpito del fumetto in sé, delle capacità di narratore e dello stile dell’autore?

Raccontare una storia ordinaria e straordinaria al tempo stesso è difficile. Nello specifico, parlare del rapporto amoroso con una persona hiv+ non solo è difficile, si rischia di cadere nella pesantezza o nella retorica. Peeters ha trovato un modo tutto suo per farlo, che dà uno spessore incredibile ai personaggi, alle loro emozioni e alle loro parole.

Dal punto di vista grafico, la storia è portata sulla carta con un tratto poco realistico (molto diverso da quello delle sue ultime produzioni) che sembrerebbe quasi cartoonesco se non fosse per le pennellate grosse e un po’ grezze che danno corpo, calore e forza ai disegni. Un modo di disegnare che ammiro molto, che dietro a un segno apparentemente veloce, a tratti quasi istintivo, cela una maestria rappresentativa non da poco.

Ti senti influenzato come autore da Peeters?

Non saprei dire se le opere di Peeters mi abbiano influenzato in qualche modo diretto. Di sicuro, lo reputo un autore completo e estremamente versatile, capace di spaziare e “vestire” le sue storie con un determinato genere narrativo per poi raccontare tutt’altro, di creare dei personaggi sfaccettati e tridimensionali. In questo senso, lo trovo uno degli autori migliori in circolazione e non posso che augurarmi di arrivare a dei livelli anche solo lontanamente paragonabili ai suoi.

Leggi anche: “Pillole blu” racconta la quotidianità di una coppia che combatte con l’HIV

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