HomeMangaGli orrori di Okinawa in "Cocoon" di Machiko Kyō

Gli orrori di Okinawa in “Cocoon” di Machiko Kyō

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Il 1 aprile 1945 ebbe inizio la battaglia di Okinawa, una delle più cruente della Seconda guerra mondiale e della Storia in generale. La resistenza giapponese, nonostante il conflitto globale fosse agli sgoccioli, fu impressionante e gli fece eco la risposta statunitense, che bombardò senza pietà il territorio.

cocoon Machiko Kyō

Si ipotizza che proprio la resistenza opposta dai giapponesi a Okinawa abbia portato il generale Douglas MacArthur a proporre l’uso dell’atomica per costringere l’impero giapponese ad arrendersi. La popolazione di Okinawa si rifugiò dentro cunicoli scavati per ripararsi dai bombardamenti e quando la resa sembrava inevitabile i soldati decisero di farsi esplodere proprio all’interno di quei cunicoli. Un inferno insomma, che oggi viene ricordato con il Parco memoriale della pace.

Con Cocoon, la mangaka Machiko Kyō prende spunto da quel tragico momento della Storia per raccontarne gli orrori da un punto di vista inedito, quello di un gruppo di ragazze adolescenti che decidono di lasciare la scuola per assistere i soldati feriti in veste di infermiere. La guerra, dunque, è fuori campo, non si vede, in compenso pesano sullo sviluppo narrativo gli effetti dei bombardamenti e degli scontri.

San, la giovane protagonista, vive in una sorta di ampolla, una dimensione in cui la morte, la sofferenza e il sangue non hanno ancora intaccato la sua realtà, fatta di amicizie ma anche di speranza per il futuro. Questo sano positivismo rimane intatto per tutta la durata del fumetto, diventando dunque un evidente punto debole dello sviluppo.cocoon Machiko Kyō

Non c’è una crescita del personaggio, ci sono alcune situazioni estreme che affronta ma che, alla fine, non la spostano dal suo desiderio di pensare alla vita e non alla morte. In questo non c’è nulla di male, ma la profondità del personaggio ne risente senza dubbio.

Dove Cocoon funziona è nel proporre un approccio differente agli orrori di una battaglia passata alla storia per la sua crudezza. Machiko Kyō aggiunge alla storia un sub-plot (di cui meglio non dire niente, per evitare spoiler) che emerge con più chiarezza verso il finale, sebbene anche in quel caso non ci sia un vero e proprio sviluppo.

Cocoon ha un’estetica delicata, grazie all’uso dell’acquerello. Anche il character design, vicino alla linea morbida tipica dello Studio Ghibli (figlia del compianto animatore Yasuji Mori), si muove verso una raffinatezza visiva che talvolta stride funzionalmente con la crudezza dei fatti narrati. Ma, al di là di questo, delude un po’ la mancanza di coraggio nella regia e nell’uso della gabbia.

cocoon Machiko Kyō

I limiti tecnici sono evidenti, e la portata concettuale della storia, sebbene nobile nel suo intento, non li supporta a dovere come avviene invece con le opere di un altro mangaka affine, Takashi Murakami (Il cane che guarda le stelleL’uccellino azzurro). Cocoon rivela una fumettista dal grande potenziale narrativo ma ancora molto acerba nel suo percorso di autrice.

Cocoon
di Machiko Kyō
traduzione di Asuka Ozumi
Dynit, ottobre 2018
Brossurato, 222 pp., b/n
16,90 €

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