In un contesto come quello giapponese, è difficile riuscire a catalogare alcuni prodotti. Il mercato nipponico vive e si nutre di un costante intrecciarsi da parte di media differenti: animazione, manga, cinema dal vivo.
Tutto è interconnesso, e di rado un prodotto esiste in una singola dimensione espressiva. Pensate al mercato animato: televisione, cinema e OAV si esprimono tramite un’inevitabile influenza vicendevole.
Lei e il suo gatto – edito da Dynit all’interno della collana Showcase – è per esempio un manga ispirato al cortometraggio d’esordio di Makoto Shinkai, più di recente salito agli onori della cronaca per il clamoroso successo di Your Name.
Il corto animato contiene tutte le coordinate della visione di Shinkai, dalla messa in scena iperrealista al montaggio frammentario, passando per l’attenzione alla sfera emozionale.
Cinque minuti assai riusciti in cui si predisponevano le basi per i suoi futuri lavori. Dopo una serie anime in quattro episodi – quasi un prequel –, Lei e il suo gatto si è trasformato in un manga disegnato da Tsubasa Yamaguchi, che si propone di espandere l’universo narrativo messo in scena originariamente da Shinkai.
Il manga propone il punto di vista privilegiato del gatto Chobi, attraverso didascalie in prima persona dell’animale, che passa il tempo a riflettere sulla vita della sua padrona Miyu, una giovane ragazza di cui poco a poco scopriamo le abitudini, le paure, le difficoltà.
Trasporre in fumetto un cortometraggio come quello di Shinkai deve di certo essere stata un’operazione complessa. La sua sintesi, con un forte sottotesto nascosto relativo all’universo fatto di solitudini e pressioni sociali, nascondeva un mondo interiore, quello della protagonista.
Il manga di Yamaguchi cerca di ripercorrerne la traccia principale, ma pecca in alcune cose fondamentali. Innanzitutto si fa fatica ad affezionarsi ai personaggi, soprattutto quando il punto di vista obbligato, in una storia che si sviluppa in circa 80 pagine, è quello di un gatto.
I testi delle didascalie sono artificiosi e fini a se stessi, e questo influisce sullo scorrere della storia, che si appesantisce quasi subito. Ciò che colpisce nell’immediato è il tratto e il segno di Yamaguchi, con un uso attento dei retini e alcune prospettive interessanti.
Quindi, da un punto di vista meramente visivo, Lei e il suo gatto prosegue il discorso dei lavori di Shinkai, con attenzione ai dettagli e propensione al realismo, mentre soffre sul piano del racconto. Lei e il suo gatto, infatti, non genera empatia e dilunga un discorso che diventa interessante solamente sottotraccia.
Tra gli obiettivi del manga c’è però quello di fotografare il disagio e la solitudine di un certo tipo di gioventù nella contemporaneità giapponese, e in questo si può dire che l’opera sia riuscita. Miyu alterna momenti di serenità forzata a un vuoto esistenziale preoccupante, che Yamaguchi riesce a raccontare in modo adeguato attraverso i rapporti di lei con la madre, con l’amica, con il responsabile di lavoro.
Ma anche e soprattutto attraverso i non rapporti, quelli con un partner che sente di dover avere per convenzione e giudizio altrui. La sofferenza di Miyu è quella di migliaia di giovani (e non giovani) giapponesi, stretti nella morsa di una società particolarmente atomizzata, in cui essere se stessi spesso rischia di lacerare il tessuto sociale in cui si vive.
Lei e il suo gatto, letto da questo punto di vista, è un interessante esperimento di analisi sociologica. Il fumetto, però, soffre dell’assenza di fluidità di lettura e di un coinvolgimento reale del lettore.
Lei e il suo gatto
di Makoto Shinkai e Tsubasa Yamaguchi
Traduzione di Anna Specchio
Dynit, luglio 2018
Brossurato, 164 pp in b/n
14,90 €