Dynit porta in Italia un’altra opera di Takashi Murakami, autore di Il cane che guarda le stelle e di Il cane che guarda le stelle – Racconti (che del primo rappresenta una sorta di integrazione). Si tratta di L’uccellino azzurro, opera non proprio recentissima (in Giappone è uscito nel 2014) ma che comunque costituisce un altro importante tassello di una poetica che sta rivelando Murakami come uno degli autori più interessanti del panorama fumettistico giapponese.
La storia è composta da due blocchi, connessi l’uno con l’altro. Il primo ci racconta di Yuki e delle difficoltà di sopravvivere alla morte del proprio figlio in un incidente stradale, ma anche alla tragica situazione in cui versa il marito Naoki che, a seguito dello stesso evento, è piombato in un coma da cui sembra non poter uscire. Il secondo ha per protagonista il padre anziano di Naoki, malato di Alzheimer e con un segreto che lo attanaglia sin dalla sua giovinezza.
Il tema centrale de L’uccellino azzurro è, dunque, la necessità di andare avanti nonostante le complessità a volte insormontabili che la vita ci pone davanti. L’approccio e le dinamiche narrative sono lo stesse delle altre opere dello stesso autore, che si muovono tutte all’interno di una dialettica compresa e compressa fra passato e presente, generando una contemporaneità a dir poco insostenibile. I personaggi di Murakami e in particolare de L’uccellino azzurro vivono nella necessità di superare un passato traumatico e affrontare un futuro che sembra oscuro. Quel futuro che a Naoki pare irraggiungibile, quel futuro che, a causa della malattia, per il padre di Naoki si fa sempre meno netto e decisamente più sfumato, sostituito dallo stesso passato che lo ossessiona.
Il segno di Murakami non spicca per la sua bellezza, e in generale il disegno, le prospettive, la scelta di alcune pose sono perfettibili. Ma Murakami colma questa sua evidente lacuna tecnica con una strabiliante capacità di gestione della materia drammatica ed emozionale. Riesce a muovere i personaggi – e con loro i lettori – all’interno di situazioni estreme e difficili, intensamente reali e a tratti angoscianti. Affronta di petto alcuni argomenti caldi del quotidiano contemporaneo, come lo stato vegetativo persistente e la demenza senile e lo fa illustrando con delicatezza i drammi che chi queste situazioni è costretto a viverle in prima persona.
Allor stesso tempo, l’autore analizza di traverso e con arguzia un sistema che, talvolta, sembra non funzionare, donando quindi all’opera anche un nobile scopo sociale. Murakami riesce a mettere in scena presente e passato del suo Paese con una delicatezza notevole, e soprattutto dona alla sua storia un perfetto equilibrio che, come già in precedenza, riesce ad addentrarsi nell’orrore quotidiano della malattia senza cadere nel patetico e nel vittimismo.
In un periodo in cui l’Italia scopre e riscopre il genere gekiga, avrebbe senso cercare di inquadrare Takashi Murakami all’interno di questo contesto. Le sue storie vivono di un realismo tragico e sentito che solo pochi altri grandi autori sono stati in grado di raccontare.
L’uccellino azzurro
di Takashi Murakami
Traduzione di Asuka Ozumi
Dynit, aprile 2018
Brossurato, 208 pagine a colori e in b/n
€ 16,90