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Sunday Page: Nick Sousanis su Frank Quitely

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Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa domenica converso con Nick Sousanis, professore, critico e fumettista. Nel 2014 Sousanis ha realizzato Unflattening, una dissertazione accademica sotto forma di fumetto, la prima mai scritta alla Columbia University di New York. Il testo è andato in stampa l’anno successivo, venendo definito da The Paris Review come «l’incontro tra Herbert Marcuse e Scott McCloud».

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we3 frank quitely

Ho scelto una sequenza di due pagine da We3, di Grant Morrison e Frank Quitely. Avrei potuto scegliere qualsiasi pagina di quest’opera perché trovo che l’uso della composizione da parte di Quitely sia brillante, e sono sempre ispirato dall’attenzione che presta al più piccolo degli elementi. In realtà, il termine ‘unflattening’, che poi è diventato il titolo del mio libro, deriva dal fatto che per me la pagina fumettistica contiene molte più informazioni di quante ne contenga la pagina fisica su cui sono stampati. Questo grazie al meta-disegno della composizione, il modo in cui le vignette e gli altri elementi veicolano un significato in aggiunta a quello che è disegnato al loro interno.

Questo si estende anche a come le vignette sono orientate e giustapposte tra di loro, creando strati diversi di significato. L’apparente semplicità e la piattezza della pagina può essere uno spazio incredibilmente denso e complesso, utile per rappresentare la narrazione e altre idee complesse. Quitely usa molte tecniche diverse per ottenere questo risultato, dall’ammucchiare le vignette una sull’altra (si vedano le pagine 6 e 7 del secondo numero) al giocare con il colpo d’occhio della pagina in una scena che si sviluppa su più vignette (altro esempio: una domenicale di Gasoline Alley).

Queste due pagine che ho scelto rappresentano una sequenza intensa e terrificante di un gatto che squarta un gruppo di soldati. I soldati occupano un singolo spazio continuo, mentre il gatto è in movimento, entra ed esce da ogni vignetta. Quitely amplifica l’effetto disegnando le vignette orientate verticalmente in prospettiva, come se le stesse girando, quindi vediamo delle sezioni di quello che sta succedendo al loro interno nel momento in cui il gatto ci salta dentro. Sono come portali, ed è ovvio che si tratta di un’immagine unica, visto come disegna i soldati e lo sfondo, ma noi ne vediamo soltanto delle parti. Quitely avrebbe potuto approcciarsi in maniera tradizionale, disegnando un’immagine sola e varie pose del gatto attraverso la pagina, o una serie di otto o dieci vignette isolate. Sarebbero state modalità funzionali a raccontare quello che stava succedendo. Ma qui, Quitely sfrutta la nozione secondo cui leggiamo i fumetti in sequenza – anche se siamo consapevoli della pagina (o delle pagine, in questo caso) nella sua interezza – per aumentare la velocità alla quale si sta muovendo il gatto, in contrasto con la relativa lentezza dei soldati.

È un grande risultato visivo nella costruzione di una composizione che riflette le azioni all’interno delle vignette. Percepiamo sia il ritmo velocissimo impresso dalle ‘fette’ della scena sia i movimenti repentini del gatto in azione. Succede in un battito di ciglia e si accorda con la disposizione staccata delle vignette e con lo spazio negativo che le separa. È veloce, è intenso e, nonostante l’argomento trattato, molto bello. Le possibilità di composizione in un fumetto sono infinite ed è entusiasmante seguire disegnatori come Quitely, che sono in una costante esplorazione alla ricerca di grande effetti.

E il fumetto in generale ti è piaciuto?

Quando lo lessi la prima volta mi divertì, era una storia solida e intelligente. ma non penso mi sia rimasto dentro così tanto. Fui colpito, perfino meravigliato, dalle invenzione formali, è zeppo di sperimentazioni nella composizione. Sembra vivo. E io continuo a usarlo nei miei corsi quando parlo delle possibilità infinite del fumetto. Ma la storia non è rimasta con me nel tempo.

Quindi pensi che i meriti del fumetto siano da attribuire a Quitely?

Penso che Morrison tenti sempre di fare qualcosa di unico con il tempo e lo spazio nei suoi lavori, e quando lavora con Quitely i risultati sono ottimi, la connessione tra i due sembra sia estremamente fertile. Le altre storie di Morrison, quelle disegnate da altri, non sempre funzionano. I disegnatori non sanno bene come elevare le sue idee, o comunque la natura mensile delle testate non permette la stessa esplorazione concessa a Quitely. Se mi piacciono queste pagine è merito suo, credo che Morrison sia più incisivo quando lavorano insieme.

Ma non è sempre vero che due autori lavorino sempre in stretta sinergia. Come autore che lavora per la maggior parte del tempo da solo, penso che giocare con le idee, le parole, le immagini e la struttura mi porti in posti interessanti e più difficili da raggiungere rispetto a quando lavoro sulle parole di qualcun altro. Il modo migliore per mantenere viva questa collaborazione per due persone è, credo, lavorare nella stessa stanza e pensare all’aspetto visivo in contemporanea.

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