Arrivati quasi alla fine dell’anno, è ormai tempo di bilanci, selezioni, classifiche. Anche qui a Fumettologica, come ogni anno è dunque tempo di ‘Best of’, un po’ per ricordare quanto è accaduto di davvero memorabile in questa annata editoriale, ma anche per offrire un invito a discutere e ridiscutere le tante pubblicazioni uscite durante l’anno.
In questa serie di “Best of” del 2017 partiamo dal passato – remoto e prossimo –, ripercorrendo il meglio dei fumetti classici e delle riedizioni che abbiamo letto nel corso dell’anno. Uno spaccato davvero ampio e, forse, persino rasserenante nel suo permettere di colmare alcune lacune che, nonostante i tempi, rendevano il nostro paese ancora arretrato rispetto alla circolazione di grandi opere e autori internazionali mai tradotti prima. Non solo tanti maestri giapponesi, dunque, ma anche uno dei più grandi autori americani di sempre ed uno dei padri fondatori del fumetto così come lo conosciamo oggi.
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L’uomo senza talento, di Yoshiharu Tsuge (Canicola Edizioni)
A trent’anni dal ritiro dalle scene dell’autore (fratello maggiore di Tadao Tsuge) e nell’ottantesimo anno dalla sua nascita, Canicola edizioni ha portato in Italia un libro che ha segnato la storia del manga “d’autore” e non soltanto, riscoperto e particolarmente apprezzato dalla critica europea sin dalla sua traduzione francese nel 2004. L’uomo senza talento raccoglie diverse storie apparse nel 1985 e 1986 sulla rivista Comic Baku ed è noto come uno dei capolavori della storia del manga, oltre che come vero e proprio caposaldo del filone gekiga (assieme alle opere di Yoshihiro Tatsumi, Seiichi Hayashi e Tadao Tsuge).
L’uomo senza talento racconta la vita di un uomo incapace di provvedere ai bisogni della sua famiglia, un uomo “inutile” che vive di espedienti, vende ciottoli vicino a un fiume, ripara macchine fotografiche e non riesce a ritrovare la forza per riprendere il suo vecchio lavoro – il fumettista – che pure lo aveva condotto, in passato, a grandi riconoscimenti. La forza delle vicende raccontante trova ideale compimento in storie che uniscono realismo a squarci surreali e grotteschi, alternando la brutalità del reale con la durezza dei travagli interiori, per uno dei libri più importanti dell’anno.
QUI un’anteprima del volume e QUI un approfondimento.
La trilogia, di Guido Buzzelli (Coconino Press)
Che emozione vedere raccolte tutte insieme le tre opere più importanti di Guido Buzzelli: La rivolta dei Racchi, I labirinti e Zil Zelub. I Racchi è considerabile il primo graphic novel italiano, realizzato in occasione del Salone Internazionale dei Comics di Lucca 1967 e pubblicato in uno speciale Almanacco mai distribuito al di fuori del Salone. Quasi ignorata in Italia (fu ristampata solo dall’effimera rivista Psyco) ebbe invece successo in Francia grazie alla pubblicazione su Charlie, nel 1970. È la cronaca della rivolta di una popolazione composta esclusivamente da individui brutti, orrendi, mostruosi – i Racchi, appunto – contro i belli che li schiavizzano. Rivoluzione destinata a fallire, raccontata con toni tragicomici e l’inconfondibile stile grottesco di Buzzelli.
Le altre due storie del volume invece uscirono in Francia – patria adottiva di Buzzelli – prima che da noi. I labirinti (1971) racconta i folli esperimenti degli scienziati in un mondo post-apocalittico. Con questo racconto, l’autore sperimentò maggiormente con la gabbia e con la forma delle vignette, proponendo soluzioni inedite per l’epoca. L’ultima storia di questa ideale “trilogia” dedicata al grottesco, Zil Zelub(1972) prende infine il titolo dal nome del protagonista, anagramma di “Buzzelli”, e racconta la storia surreale di un uomo che finisce letteralmente a pezzi. Tre introvabili gioielli del fumetto italiano, realizzati da un autore scomparso nel 1992 e soprannominato in carriera “il Goya del fumetto” e “il Michelangelo dei mostri” per lo stile inquietante e grottesco e l’accuratezza anatomica nel raffigurare la bruttezza.
QUI la nostra recensione.
Psycho, di Professor Bad Trip (Eris Edizioni)
Se un solo nome bastasse a sintetizzare cosa è stato il fumetto italiano negli anni dell’underground “vero”, tra gli Ottanta e i Novanta, sarebbe lui: Gianluca Lerici, in arte Professor Bad Trip. Il suo segno vertiginoso e il suo immaginario tecno-paranoico ne fanno però qualcosa di più del simbolo di una stagione: un protagonista del cyberpunk europeo e un artista grafico italiano di avanguardia.
Invisibile nelle librerie se non per una (malriuscita: con grigi al posto dei neri) raccolta di 15 anni fa, Bad Trip è rimasto in ombra solo per le contingenze della Storia: è scomparso troppo giovane, rimanendo legato a una fase in cui quell’immaginario non era ancora diventato mainstream. Il progetto di recupero delle opere di Bad Trip che Eris inizia con Psycho è finalmente l’occasione che mancava per capire cosa è stato “il Professore”: un maestro di stile. Un disegnatore inquietante, sornione, nevrotico e senza dubbio unico.
QUI un po’ di pagine in anteprima.
La storia del signor Jabot, di Rodolphe Töpffer (Töpffer Edizioni)
Oggi più che mai c’è la necessità di scoprire l’opera di quello che da molti studiosi è considerato il padre del fumetto. Töpffer, nato a Ginevra nel 1799, è stato un insegnante e un letterato che negli anni Venti del 1800 cominciò a realizzare per se stesso racconti fatti di testi e disegni, nel formato orizzontale tipico delle future strisce. La storia del signor Jabot fu il suo primo lavoro a essere stato stato stampato, nel 1833, anche grazie all’apprezzamento ricevuto nientepopodimeno che da Goethe, ormai anziano ma pur sempre attento alle novità artistiche.
Il Jabot è una storia molto divertente, composta da più gag, con al centro un personaggio narcisista che vuole stare sotto i riflettori dell’alta società scimmiottandone i costumi. Le immagini, disegnate con uno stile schizzato ma elegante, fanno da contrappunto a testi ironici e divertenti, restituendo al tempo stesso una storia improbabile e satirica. Del suo “fumetto” Töpffer scrisse: «Questo piccolo libro è di natura mista. È composto da disegni accompagnati da una o due righe di testo. I disegni senza testo avrebbero un significato oscuro. I testi senza disegno non avrebbero alcun significato». Un super classico – anzi, il Classico tra i Classici.
Il Maestro, di Mino Milani e Aldo Di Gennaro (Nona Arte)
L’edizione integrale di un classico del fumetto d’avventura italiano, mai ristampato in oltre quarant’anni. È la serie creata da Mino Milani e Aldo Di Gennaro per il Corriere dei Ragazzi nel 1974, durata una ventina di episodi e terminata con la chiusura della rivista. Il Maestro è un uomo misterioso, dotato di poteri magici, che veglia sulla Terra e sui suoi abitanti. Collabora con la polizia su richiesta del tenente Velda Morris, con cui intrattiene una relazione amorosa, ma non è un investigatore privato. Piuttosto la sua missione (che non sapremo mai se gli è stata affidata da qualcuno o se si è scelto da solo) è proteggere gli altri da spettri misteriosi, aiutare le anime perdute a trovare la pace, o ancora difendere l’umanità dalla minaccia della perfida Jaga, alla ricerca di un artefatto alieno, lo Scarabeo di Ara Tutua, che le conferirà immensi poteri.
Mino Milani è uno dei grandi sceneggiatori del fumetto italiano, con all’attivo migliaia di pagine scritte sotto vari pseudonimi. Nel Maestro fonde tutte le suggestioni possibili che potessero affascinare i ragazzi dell’epoca, dalle leggende africane alla fantascienza, dal misticismo alla fantarcheologia, dagli scritti di Peter Kolosimo ai trucchi di Uri Geller. Aldo Di Gennaro miscela il suo stile di disegno a quello di altri grandi autori dell’epoca: si fa suggestionare da Dino Battaglia e da Moebius, mantenendo però una grande riconoscibilità e facilità di lettura, necessari in un fumetto per ragazzi degli anni Settanta. Il risultato è un’opera densissima, ricca di trovate e di invenzioni, in cui ogni episodio – o addirittura ogni manciata di tavole – è completamente diverso da quello precedente.
QUI la nostra recensione.
Aula alla deriva voll. 1-2, di Kazuo Umezu (Hikari)
Aula alla deriva è una delle opere più importanti e interessanti di Kazuo Umezu, tra i grandi interpreti del manga horror, che arriva per la prima volta in Italia grazie all’edizione di Hikari. Pubblicato tra il 1972 e il 1974, è un fumetto grottesco e distopico, nel quale una scuola e tutte le persone al suo interno vengono teletrasportate nel futuro. Il tutto senza apparente motivo. I protagonisti si ritrovano nel bel mezzo del nulla, in un deserto dove un tempo c’era Tokyo. Qui, studenti e insegnanti tentano di sopravvivere in un ambiente ostile, con scarse quantità di cibo e braccati da creature spaventose.
Attraverso una serie di colpi di scena e situazioni rocambolesche, Umezu non solo racconta l’impossibile avventura di un gruppo di persone esiliate e terrorizzate, ma sonda anche la psicologia e l’istinto dell’essere umano messo alle strette, costretto ad agire in gruppo, a fidarsi e a diffidare, con tutte le problematiche e le difficoltà che ne possono derivare, non senza risvolti drammatici o addirittura truculenti. Opera fondamentale dell’autore, a tratti immaginifica per le sue soluzioni narrative e grafiche, con le circa 1.400 pagine dei primi due volumi (di tre complessivi), Aula alla deriva non è solo spiazzante, ma anche estremamente coinvolgente.
QUI la nostra recensione, QUI un po’ di pagine in anteprima dal primo volume e QUI dal secondo.
Il commissario Spada, di Gianluigi Gonano e Gianni De Luca (Mondadori Oscar Ink)
Finalmente, per la prima volta, un editore ha raccolto in un unico volume la serie integrale del Commissario Spada, scritta da Gianluigi Gonano, disegnata dal geniale Gianni De Luca e apparsa tra il 1970 e il 1982 sul Giornalino delle Edizioni San Paolo. Un volume necessario, di 700 pagine, che ripresenta in una veste definitiva una delle opere più rappresentative dell’arte di De Luca, da tempo fuori catalogo. Attraverso le articolate trame dello scrittore e giornalista Gianluigi Gonano, che mischiano indagini poliziesche e un’attenzione per l’attualità – fra cronaca e politica – dell’epoca, il fumetto è importante non solo per la qualità artistica e le soluzioni narrative delle tavole di De Luca, ma anche per come fotografa e racconta l’Italia degli anni Settanta, delle rivolte studentesche e degli anni di piombo.
Storie ancora oggi modernissime grazie alla grande qualità del disegno e dell’uso del linguaggio fumetto. Un’affresco complesso e dinamico che fa dell’opera uno spaccato della nostra Storia. QUI la raccolta di tutte le copertine originali della serie e QUI un’intervista a Gianni De Luca.
Kamandi vol. 1, di Jack Kirby (RW Lion)
Pur essendo uno dei grandi classici del fumetto americano anni Settanta, del Kamandi di Jack Kirby mancava ancora un’edizione italiana che si potesse ritenere “definitiva”, dopo la serializzazione negli albi dell’Editoriale Corno (con in appendice altre serie coeve dell’autore come Superman’s Pal Jimmy Olsen e New Gods) e poi la raccolta in volume – ma in bianco e nero e di piccolo formato – pubblicata da Planeta De Agostini circa un decennio fa. L’edizione di Lion invece restituisce alle tavole di Kirby la loro giusta dimensione, proponendo tutte le 40 storie del Re in due volumi cartonati e di grande formato.
La serie segue le vicende di Kamandi, “l’ultimo ragazzo sulla Terra”, unico umano sopravvissuto in un mondo post-apocalittico del prossimo futuro popolato da animali mutati. Kamandi incarna la quintessenza del Kirby “autore unico”, con la sua inventiva illimitata posta all’interno di uno scenario avventuroso nel quale possenti scontri fisici o enormi macchinari immaginifici si nascondono dietro ogni pagina. Il tutto contenuto in tavole da togliere il fiato, per la quantità di particolari e per la loro spettacolarità, come l’ormai iconica doppia splash page in apertura di serie, con una Statua della Libertà in rovina e ormai affondata in un mare attraversato da un piccolo canotto (con all’interno il protagonista). Era davvero un delitto che una serie come Kamandi non fosse disponibile in italiano. Una lacuna che è stata giustamente colmata a fine estate in occasione del centenario della nascita del Re.
L’età della convivenza voll. 1-3, di Kazuo Kamimura (J-Pop)
Dopo Lady Snowblood e Una gru infreddolita, J-Pop ha continuato in questo 2017 la proposta delle opere più più importanti di Kazuo Kamimura (finora inedite in Italia), con L’eta della convivenza, pubblicato in tre corposi volumi integrali. Dosei Jidai – questo il titolo originale – è innanzitutto una storia d’amore drammatica, ambientata in Giappone nel 1972. Al centro delle vicende c’è una giovane coppia non sposata che vive a Tokyo all’alba dei moti studenteschi e di una rivoluzione sociale. Grandi cambiamenti che sconvolgeranno un paese intero e che creeranno aspettative e nuovi problemi per i due protagonisti.
Kamimura mette in scena un dramma realistico e ricco di pathos, nel quale inquadrature e sequenze disegnate raccontano l’intimità sentimentale dei personaggi con grande maestria narrativa e senza morbosità e invasività. Proprio lavorando in “negativo” – tramite sottrazione – il mangaka è riuscito a rendere vivide le figure di Kyoko e Jiro, i due giovani protagonisti di uno dei suoi manga più riusciti. L’età della convivenza è un manga maturo, che racconta una generazione e una nazione in fermento e che cresce piano piano con il passare delle pagine e delle singole storie.
QUI la nostra anteprima del primo volume e QUI un approfondimento.
Collana Sergio Toppi, di Sergio Toppi e Aa. Vv. (Nicola Pesce Editore)
Dopo aver avviato la pubblicazione di una collana dedicata a Dino Battaglia, quest’anno Nicola Pesce Editore ha rilanciato con un nuovo progetto dedicato alle opere di Sergio Toppi, uno dei grandi Maestri del fumetto italiano. La collana è stata annunciata a gennaio dall’editore e sarà composta da 30 volumi a tiratura limitata dalla cadenza bimestrale. Alla fine dell’anno, però, di volumi ne sono stati pubblicati solo due, ma poco male, perché, si sa, per questo genere di operazioni di recupero ci vuole tempo, e NPE lavora in parallelo altre due serie dedicate ai grandi maestri italiani (Battaglia e Micheluzzi), e ne ha appena annunciata una su Gianni De Luca.
Il primo tomo della collana ha proposto Sharaz-de, forse il fumetto più celebre di Toppi, che comprende 11 storie brevi liberamente adattate e ispirate alla raccolta di novelle Le mille e una notte, dove l’autore disegna tavole ispirate e visionarie. Il secondo tomo, invece, si intitola Blues e raccoglie due storie a fumetti dedicate alla musica blues della fine del diciannovesimo secolo. La prima, che dà il titolo al volume, è stata originariamente pubblicata nel 1990 sul terzo numero della rivista Corto Maltese e racconta le vicissitudini di un sassofonista che riesce con la sua musica a redimere alcuni malviventi mafiosi. La seconda, L’Erede, intreccia il mito del blues con il vudù ed era stata realizzata da Toppi nel 2007 per un editore francese.
I volumi sono molto curati, e l’iniziativa va premiata anche solo per l’obiettivo prefissato di riportare sugli scaffali delle librerie i grandi classici dell’autore milanese, così come le opere meno conosciute o fuori catalogo da ormai diversi anni.