HomeFocusIntervisteDietro (e oltre) la fine di Rat-Man. Intervista a Leo Ortolani

Dietro (e oltre) la fine di Rat-Man. Intervista a Leo Ortolani

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A 28 anni dal debutto e dopo migliaia di tavole, con il numero 122 di Rat-Man Collection in distribuzione in questi giorni, Leo Ortolani ha messo la parola fine alla saga di Rat-Man, indubbiamente il suo personaggio di maggior successo.

La conclusione di Rat-Man è un evento che l’autore ha scelto di realizzare scrivendo e disegnando una lunga storia di oltre 600 pagine pubblicata sugli ultimi 10 numeri della serie, che per l’occasione Panini Comics ha deciso di raccogliere in un volume dal design identico a quello delle edizioni Omnibus dei fumetti Marvel Comics.

La fine di Rat-Man può essere considerata un evento non solo all’interno della carriera dell’autore, ma anche del 2017 del fumetto italiano. Approfondiamo questa scelta di Ortolani e il suo futuro, in cui comunque il personaggio di Rat-Man ci sarà ancora, con un estratto da un’intervista a cura di Laura Scarpa e Andrea Plazzi, pubblicata sul numero 108 di Scuola di Fumetto, magazine di cultura e informazione sul fumetto edito da Comic Out, ora in edicola.

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Ti sei mai sorpreso rileggendoti?

Sempre. Ogni volta che rileggo un numero passato, prima di iniziare a scrivere un nuovo numero, il primo pensiero è sempre: “Non riuscirò mai a scrivere una storia bella come questa”. Sempre. Succede ogni volta. Una sorta di tradizione, davanti alla pagina bianca. E credo che non cambierà, nemmeno in futuro. Già mi domando se sarò in grado di scrivere delle storie belle come le ultime della serie di Rat-Man.

Mente Rat-Man cresceva in complessità, il tuo pubblico si ampliava, raggiungendo anche lettori giovanissimi. Non ti ha stupito?

Io ho sempre raggiunto un pubblico di ragazzini, altrimenti non avrei avuto tutti questi lettori che adesso mi scrivono dicendo che “sono cresciuti con Rat-Man”. Che poi si cresce anche con l’Augmentin, che fa schifo, per cui non è il caso di montarsi la testa. E devo ammettere che anche adesso, che le storie sono forse scritte in maniera più complessa, per via che tutta la mia vita si è fatta più complessa, vedo che ci sono i figli di quei bambini di vent’anni fa che mi seguono ugualmente.

La ragione principale di questo credo che sia da ricercarsi nella presenza di più livelli di letture. Si parte dalla gag semplice, Rat-Man che dice “caccona”, a quelle più “colte”, tipo lui che, picchiato, mostra una faccia che richiama un quadro di Picasso. In buona sostanza, Rat-Man è sempre stato per tutti. Ma non tutti sono stati per Rat-Man. Questa la scrivo, non so nemmeno che senso abbia, ma mi piaceva mettercela, per far vedere che scrivo tanto.

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Lasciare Rat-Man è probabilmente necessario, per te, anche per mantenere la parola data… Quanto pesa questa promessa? Senza quella dichiarazione avresti forse continuato? Chiariamo una cosa, perché così sgombriamo il cielo dalle chiacchiere da rete.

Ho sempre detto che avrei fatto una serie che si sarebbe conclusa. Io non sopporto le cose che si concludono. Qualche grande pensatore disse una volta che “solo gli idioti cercano di concludere le cose”. Quindi tutto torna. Ma soprattutto, non è che chiuda perché devo mantenere una promessa. L’unica promessa che devo mantenere è quella fatta a Caterina, anni fa, per il resto non ho mai più promesso niente a nessuno, dal 1991.

Chiudo, perché la storia è finita. È stata bella, divertente, interessante, ma è FI-NI-TA. Che sia finita adesso, con il numero 122, non state a fare i numerologi, non ha un senso, se non che la storia è semplicemente FI-NI-TA. Non avevo più altri grandi argomenti da trattare. Tutto quello che volevo dire l’ho detto. E il finale è grandioso. Me lo dico da solo, perché l’ho già letto. È grandioso e se sapeste in che condizioni l’ho scritto e realizzato, di estrema fatica fisica e grandissime pressioni psicologiche, sapreste che vi trovate di fronte a un miracolo del fumetto. Dopo di che, se avrò qualche nuova idea, per storie nuove con Rat-Man, ben vengano. Ma la serie è FI-NI-TA.

Anche se, diversamente da Watterson, per fortuna non smetterai di fare fumetti, e già ci lecchiamo le dita. Ti mancherà Rat-Man?… credi che soffrirai di crisi d’astinenza? Quale sarà il tuo metadone?

Ma quale crisi d’astinenza! Sto disegnando Rat-Man da mesi, per le 245 pagine di C’è spazio per tutti. Un’estate che non è esistita e che al momento, che è ferragosto, prevede ancora 20/25 giorni di lavoro, per cui sbarcherò direttamente a metà settembre, da un treno che è partito con le 114 pagine dell’ultimo numero di Rat-Man ed è proseguito con queste.

In pratica da fine maggio sto producendo ogni santo giorno che Iddio manda in terra, tre/quattro tavole al giorno. Non credo che soffrirò di crisi d’astinenza. Anche per via che non smetterò certo di fare fumetti. E come amo dire spesso, farò un sacco di cose nuove, anche sperimentali, del tipo che nessuno poi le comprerà, fino a che, ridotto alla fame, tornerò a disegnare Rat-Man, strisciando.

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Hai lavorato molto in solitaria. Un lavoro stressante, vista la periodicità (e gli speciali). Nel tuo futuro prossimo, vedi collaborazioni o interazioni? Lavorare con altri ti attira o lo trovi difficile?

Non lavorerò con altri. Lavorare per me è un piacere, mi rilassa, sono a mio agio, sono nel mio mondo. Perché dovrei fare entrare qualcuno in questo mondo? Che poi vuole ascoltare le sue musiche, mentre disegniamo, e sicuramente sono canzoni tipo Despacito. Non potrei mai lavorare con qualcuno che ascolta Despacito. Quello lo ascolto poi a casa, quando torno dallo studio, grazie a tutte le mie figlie del centro/sud America. Ma il fare fumetto resta in quel luogo solitario, in cima al palazzo. In salvo. Dove mi ascolto Lalaland.

Leggi anche: Tutto sulla fina di Rat-Man, storia per storia

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