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Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».
Questa domenica parlo con Fred Van Lente, autore Marvel (un’infinità di titoli tra Incredible Hercules, Marvel Zombies, Web of Spider-Man) e Valiant (Archer & Armstrong, Ivar, Timewalker). Van Lente ha esordito con l’autoprodotto Action Philosophers!, è passato per Cowboys & Aliens ed è uno degli scrittori più prolifici dell’industria nordamericana. Di recente ha debuttato a teatro scrivendo King Kirby, dedicata alla vita di Jack Kirby.
Ho scelto una pagina dal primo numeri di Re in incognito, che è il primo fumetto non supereroistico di cui mi sono innamorato quando andavo alle superiori.
Come mai?
È difficile ricordarmi il perché. Mio padre era un grande fan di Spirit e, di riflesso, io leggevo le ristampe in bianco e nero di Spirit della Kitchen Sink. Scommetto che avrò visto la pubblicità del fumetto lì. Penso che la cosa sconvolgente per me fu il fatto che era il primo fumetto coscientemente ‘letterario’ che leggevo. Dovevo aver già letto qualcosa di Alan Moore all’epoca e lui di certo era influenzato dalla letteratura, ma in superficie era bravissimo a scrivere storie di supereroi tradizionali. Mi piace anche molto la Storia e Re in incognito è ambientato nel 1932, durante la Depressione, e la crudele e nient’affatto romanticizzata brutalità di questi poveri va d’accordo con i disegni umili ma dettagliati di Dan Burr.
E la scelta di questa pagina a cosa si deve?
In questa pagina in partica quello che succede è che il nostro giovane eroe, Fred (attenzione, narcisismo!), è scappato da una casa che non esiste più perché suo padre se ne è andato per cercare lavoro e suo fratello è stato arrestato mentre derubava la gente per comprare del cibo. Quindi a Fred non resta che l’orfanotrofio o la strada. In un campo di barboni, lungo la ferrovia, incontra Joker (no, non quello), che cerca quasi immediatamente di stuprarlo con l’aiuto della sua ragazza, finché un altro uomo non interviene a salvarlo.
Mi sembra evidente che sia roba pesante e Burr costruisce la scena cercando un effetto drammatico molto forte. Si stacca velocemente dalla lotta tra l’uomo e Joker agli astanti, la donna e Fred. La visuale è a livello degli occhi e in gran parte sono inquadrature a mezzobusto, tranne per una vignetta più ravvicinata di Joker che serve a enfatizzare la sua pazzia, e una allargata in cui Fred si libera dalla presa dalla donna pestandole un piede.
Ancora meglio, la tensione è enfatizzata per tutta la scena dagli effetti sonori del treno che si avvicina e nelle inquadrature della lotta lo vediamo sempre più vicino, c’è un senso terrificante del tempo che sta per finire. Il treno rappresenta sia il pericolo imminente sia un flebile potenziale di libertà, perché dopo aver bruciato Joker, l’uomo prende Fred e insieme fuggono saltando sul mezzo.
In pratica questa pagina ha tutto – grande lavoro di inquadrature, effetti sonori, rapporto tra gli elementi di sfondo e primo piano – e alla fine ottiene un effetto cinematografico quasi perfetto.
Questa storia esce in un periodo di rottura per il fumetto e, nonostante le recensioni positive, non è molto conosciuto. Secondo è stata colpa del fatto che altre opere lo hanno oscurato oppure semplicemente Re in incognito non era al loro livello?
No, penso che sia dovuto al suo essere un dramma storico, un genere inconsueto nel fumetto statunitense. Purtroppo, le virtù non sono sempre ricompensate a dovere.
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