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“Revengeance” di Bill Plympton, l’ultimo degli indipendenti

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Revengeance è il nuovo film animato di Bill Plympton, uno dei grandi autori che costruiscono il proprio lavoro sulla convinzione di un cinema avulso da compromessi, non solo da un punto di vista economico, ma soprattutto da quello intellettuale.

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Bill Plympton è uno degli ultimi, veri indipendenti nel mondo dell’animazione. Nasce come disegnatore puro, autore di numerose strip che, ancora oggi, sono pubblicate su note riviste quali New York Times o Rolling Stones. Nell’ambito prettamente cinematografico è una figura sfuggente, anarchica ma con una poetica ben chiara che raramente scende a compromessi. Plympton vive l’animazione come un lavoro innanzitutto fisico, in cui il coinvolgimento autoriale non è solamente concettuale ma soprattutto frutto di fatica reale. Non a caso è famoso per essere uno dei pochi a disegnare personalmente quasi tutti i fotogrammi che vanno a comporre le sue opere. È un autore di un’inesauribile forza creativa, che spazia a 360 gradi, ma anche un illustratore di grandissimo talento.

È noto nell’ambiente per la sua coerenza etica: c’è un fatto che ormai è diventato leggenda e che riguarda l’offerta fatta a Plympton da parte della Disney di diventare capo animatore per Aladdin, oltre a un contratto di ben sette anni per i progetti futuri. Plympton rifiutò prontamente dichiarando che la proprietà intellettuale delle sue opere era tutto e che non avrebbe potuto rinunciarvi per nessun motivo. Sicuramente la storia è stata un po’ gonfiata, ma l’offerta (e il relativo rifiuto) è reale, e questo basta a dimostrare quanto Plympton sia un esempio eccellente di coerenza artistica in un settore come quello cinematografico in cui il compromesso è la regola prima di ogni produzione.

Il suo essere schivo alle grandi e opulente produzioni non gli ha comunque negato alcune piccole soddisfazioni, perché, qualche volta, anche il talento ottiene il giusto riconoscimento. È stato nominato due volte all’Oscar per il miglior cortometraggio animato con Your Face nel 1988 e con Guard Dog nel 2005. Al prestigioso Festival del film d’animazione di Annecy ha vinto numerosi premi, il più recente dei quali il Premio speciale della giuria per Cheatin (2013).

Non stupisce, dunque, che Revengeance sia stato finanziato interamente via crowdfunding tramite la piattaforma Kickstarter, raggiungendo la somma di oltre 90. 000 dollari. Alla sceneggiatura c’è un altro nome importante dell’animazione indipendente, Jim Lujan, che ha contribuito anche alla regia. Revengeance è la storia di Rod Rosse, un cacciatore di taglie piuttosto anomalo: piccolino, un po’ sfigato, perseguitato dalla madre che lo chiama costantemente. Viene assunto da un senatore ex biker dopo che quest’ultimo ha subito un misterioso furto, e ben presto Rod si rende conto di essere incappato in qualcosa di più grande di lui.

Revengeance è Bill Plympton allo stato puro. Abbraccia più generi (western, storie di vendetta, love story, gangster story) e mette in scena un mondo cruento e crudele in cui però la scintilla salvifica passa attraverso i sentimenti che spesso vengono repressi in favore di violenza, sangue, morte. Rod Rosse si muove in un mondo a cui non sembra appartenere, innanzitutto da un punto di vista fisico. Con la sua minuta stazza si getta in situazioni pericolose ignorando il pericolo e mettendo in primo piano la verità.

Quello messo in scena da Plympton è un sunto dissacrante dell’America di oggi, costellata di frizioni e controsensi, fino a diventare essa stessa un controsenso. Non è ancora l’America trumpiana, ma è sicuramente un’anticamera interessante da analizzare in cui le perversioni, la corruzione, la violenza, le tensioni razziali sono le coordinate di un mondo totalmente immerso nel nonsense puro. L’approccio di Plympton a Revengeance è lo stesso di tutte le opere precedenti: un parossismo che si codifica in grottesco e in cui lo sguardo divertito dell’autore intende amplificare quel senso di stordimento che non è unicamente derivativo degli esagerati grandangoli o in generale del surrealismo visivo e folle che permea Revengeance ma che è appositamente un filtro con cui sezionare le contraddizioni apocalittiche di una società come quella statunitense.

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Nonostante Revengeance sia intriso di un nichilismo a tratti satirico, in cui tutti sono presi di mira (la religione, la politica, lo status del benpensante generalista), c’è spazio ancora una volta per i sentimenti, messi in scena con quella delicatezza poetica che ci aveva emozionati in Idiots & Angels. Insomma, in Revengeance c’è tutto, anche quell’integrità intellettuale che sembra mancare nel settore animato e non.

Revengeance è stato presentato al San Diego Comicon, selezionato al Sitges Festival e all’Etrange Festival, è stato proiettato in Marocco e a Dubai e nel 2017 sarà distribuito in Francia da ED Distributions. In Italia, purtroppo, non ci sono notizie di una potenziale distribuzione, ma sarà possibile vederlo a Milano dal 13 al 16 aprile presso Spazio Oberdan (QUI le info necessarie).

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