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Intervista a Kazuhiro Fujita, autore di Ushio e Tora

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È una mattinata splendida il giorno in cui devo incontrare Kazuhiro Fujita. Il sole scalda, nel cielo non c’è una nuvola, Lucca è attraversata da una vibrante eccitazione. Star Comics procede nel proporre ai lettori italiani le ristampe dei grandi classici del manga in una veste accattivante e curata: la “perfect edition”. È il turno di Ushio e Tora, titolo cruciale di Kazuhiro Fujita, rieditato per l’occasione in venti volumi da trecento pagine l’uno.

Fujita, ospite presso l’ultima edizione di Lucca Comics & Games, riceve i giornalisti in una stanza con ampie vetrate da cui è possibile godersi la città dall’alto. Quando arrivo trovo un signore dai modi splendidi, un’espressione serena e una sincera felicità di trovarsi in una location come quella di Lucca. Il suo entusiasmo passa attraverso lo stupore di trovare un pubblico di lettori così ricettivo nei confronti dei suoi lavori.

Fujita, nato ad Asahikawa nel 1964, è famoso soprattutto per Ushio e Tora, il manga con con cui ha esordito (se escludiamo le storie brevi che lo precedono) e con cui ha vinto lo Shogakukan Manga Award nella categoria shonen nel 1991.

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Foto di Diego Malfatto (OnPix)

Ushio e Tora è ormai un classico del manga, che per certi versi ha rivoluzionato il genere. Rileggendolo oggi si percepisce una forte spinta innovativa. Quali sono le sue riflessioni a riguardo?

Sicuramente dopo vent’anni la prima cosa che appare evidente è che nel frattempo mi sento maturato come autore. Rileggendo Ushio e Tora mi accorgo da subito di alcune cose che rifarei e migliorerei ma sicuramente è stata un lavoro in cui ho messo tutta la passione possibile in quel preciso momento.

Uno dei punti di forza del manga di Ushio e Tora sono i suoi numerosi personaggi, in particolare la coppia di protagonisti. Nello specifico Tora è uno dei personaggi più interessanti mai visti nei manga, grazie a questo lato oscuro non sempre definibile che si mescola a una tenerezza che si sviluppa nell’amicizia con Ushio. Come ha lavorato su questi due personaggi? Qual è stato il suo approccio?

I personaggi emergono in maniera naturale dal mio cuore. In termini di approccio io ho lavorato su Tora e sui personaggi esattamente come volevo che fossero. In particolare Tora è come fossi io se mi trovassi nelle sue condizioni. In realtà ho concepito Tora soprattutto in termini oscuri e gli aspetti solari sono minimi.

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Foto di Diego Malfatto (OnPix)

Se dovesse fare il nome di un autore manga del passato che è stato d’ispirazione per lei e uno di nuova generazione che considera il futuro nel settore chi indicherebbe?

Sicuramente tra i nomi che mi hanno ispirato di più c’è Rumiko Takahashi. La sua bravura si percepisce soprattutto nel racconto breve e il modo in cui riesce a costruire i personaggi all’interno di questi racconti brevi è veramente affascinante. Per quanto riguarda la dimensione più “oscura” del mio lavoro posso dire che l’ho imparata da Go Nagai. Da questo punto di vista non nascondo niente!

Per quanto riguarda un fumettista del presente è davvero difficile indicare un solo nome. Mi sembra davvero che ci sia una nuova ondata di fumettisti promettenti. Sicuramente tutti i fumettisti, del passato o del presente, sono tutti rivali!

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Oggi animazione e manga vivono in stretto contatto, influenzandosi a vicenda. Cosa può dirci a riguardo? Nello specifico cosa ne pensa dell’anime tratto dal manga di Ushio e Tora? Pensa che abbia rispettato lo spirito del suo fumetto?

La grande differenza fra i due linguaggi è qualcosa che riguarda soprattutto chi li fruisce, cioè lettori e spettatori. Invece per quanto riguarda il mio settore io dico sempre ai miei assistenti di non farsi assolutamente influenzare per evitare possibili critiche di scarsa originalità. Sull’anime Ushio e Tora devo ammettere che è stato fatto davvero bene! Molto raramente succede che un anime tratto da un fumetto sia riuscito a essere così fedele all’opera originaria e trovo che non ci sia nulla che non vada nella serie animata. Solo una cosa mi dispiace: ovviamente nell’anime hanno dovuto tagliare alcuni episodi che invece sono presenti nel fumetto, ma questo ha a che fare con una lunghezza limitata obbligata.

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Foto di Diego Malfatto (OnPix)

Il suo stile è stato per certi versi rivoluzionario. Così netto, così sporco ha segnato l’esordio di un segno grafico inedito per quel genere, lontano dalla tendenza “kawaii” di buona parte del manga. Quali sono le sue riflessioni a tal proposito? È stata una scelta ponderata o ha seguito il proprio istinto artistico?

Nel mio modo di lavorare non c’è una vera e propria coscienza, non seguo l’estro artistico. Le idee non arrivano all’improvviso ma sono una conseguenza di un grande lavoro di studio precedente. Dopo diverse interviste qui in Italia ho capito che voi considerate il fumettista un artista ma per me non è così. Il fumettista è una sorta di artigiano che ha l’obiettivo di intrattenere al meglio i suoi lettori. Il mio lavoro è quello di fare qualcosa di bello per i lettori e tutto il lavoro che c’è dietro è improntato a realizzare questo obiettivo. Il fumettista deve prendere in considerazione cosa i lettori vogliono mentre l’artista può concentrarsi sulla bellezza dell’opera in sé e per sé a prescindere da influenze esterne.

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Foto di Diego Malfatto (OnPix)

Vorrei farle un’ultima domanda sul rapporto fra Ushio e Tora. Nel corso della lunga storia raccontata nel suo manga il rapporto passa attraverso diverse fasi, dall’odio a un’amicizia sincera. Trovo lo sviluppo di questo rapporto estremamente realistico, studiato nei dettagli, un rapporto che si percepisce evolvere nelle sfumature. È stato qualcosa di prefissato o è emerso nel corso della realizzazione? Qual è il suo pensiero a riguardo?

Innanzitutto vorrei dire che sono molto contento che i lettori italiani si siano divertiti a leggere Ushio e Tora anche perché il mio lavoro è proprio improntato su questo aspetto. Sono contento che si siano divertiti proprio grazie ai personaggi di Ushio e Tora. Quando faccio un manga so qual è il mio obiettivo e io lavoro correggendo man mano che la storia procede. Questo riguarda anche e soprattutto i personaggi. Per far capire meglio si può prendere ad esempio la scultura. Si parte da una base di marmo informe ma più si procede più la statua prende la sua reale forma. Ciò che mi aiuta a migliorare la storia sono anche i suggerimenti dei lettori.

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