Ogni settimana su Sunday Page un autore ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le coversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».
Questa settimana abbiamo ospite un’autrice che rientrerebbe appieno nel Canone fumettistico dei supereroi, se ne esistesse uno: Ann Nocenti. Sceneggiatrice di un apprezzato ciclo di Devil (a cui Tonio Troiani ha dedicato due articoli seminali) e creatrice di Longshot, Nocenti si è imposta all’attenzione di pubblico e critica grazie alla vena politica e sociale delle sue opere, e all’interesse nella rappresentazione femminile in un panorama spesso talmente saturo di testosterone da risultare asfittico.
Penso che, in tutti gli anni passati a scrivere centinaia di fumetti, questo sia il mio preferito. Significa molto per me. È Chiaroscuro, una storia che ho scritto per Marvel Fanfare [L’albo, in Italia pubblicato su Star Magazine n. 16, racconta i postumi dell’evento Mephisto Vs…, in cui Mefisto combatteva vari supereroi, tra cui Angelo, che, scaraventato lontano dallo scontro, viene accudito da un’anziana signora di provincia]. Ho un legame profondo con questa storia. La scrissi tanto tempo fa, e la memoria è una cosa pericolosamente inaffidabile, ma se ricordo bene mi ispirai a mia nonna Josephine. Era molto religiosa, ma ancor più importante aveva uno spirito resiliente e pieno di leggerezza. Aveva avuto una vita dura come moglie di un contadino, ma era facile farla ridere.
La storia prese forma dal mio pensare a lei, ai pensieri di una donna anziana, sola con le proprie paure. Non soltanto le sue, di paure, ma quelle degli altri che le dicevano che avrebbe dovuto preoccuparsi della sua età e della sua fragilità. Paura di arrampicarsi per prendere la mela che voleva. Paura delle notizie in tv, di guidare l’auto, degli elettrodomestici. Scrivo le storie lasciando che un’idea decanti nella mia mente per un po’, di modo che prenda vita e inizi a dirmi dove vuole andare.
Il personaggio di Angelo non è per niente angelico, è irriverente, viziato, ricco. Quindi questo era un modo per distillare in lui la rappresentazione di come lo vedevano gli altri, spogliato dall’aura da cavaliere. Per fare così, dovetti addormentarlo per grande parte della storia. Così Josephine può proiettare su di lui i propri desideri, come lei vede gli angeli. Allo stesso tempo, però, è anche un po’ picchiatella e aveva appena letto di storie bibliche sugli angeli, quindi si domanda se Angelo non esista solo nella sua immaginazione.
David Mazzucchelli mostra in maniera stupenda tutta l’essenza della storia nella prima pagina, con l’angelo caduto. Allude al contesto con delle immagini di battaglia appena intuibili. Usa dei versetti biblici sia per descrivere la battaglia reale sia come narrazione e anche per introdurre al pubblico Josephine che legge la Bibbia. Mazzuchelli ha catturato l’essenza di Josephine mettendo quel grande ventilatore in primo piano, che incombe minacciosamente e la sovrasta, la minaccia, le mostra che il mondo è un posto pericolo per gli anziani. Mazzucchelli la introduce con un vestito dalla stampa a fiori molto semplice, e la faccia rugosa. Usa un contrasto tra la linea sottile e quella spessa negli inchiostri che è estremamente efficace. Riduce molte immagini a forme elementari che talvolta, graficamente, mi ricordano il lavoro di Hank Ketcham su Dennis The Menace.
Anche se il mondo di Josephine fa paura, Mazzucchelli aggiunge una sorta di “leggerezza” in molte pagine, nelle linee o a volte nell’ultima vignetta. È un artista con un range incredibile, Asterios Polyp è uno dei miei fumetti preferiti. È un genio di questa arte ed è riuscito a prendere questa storia semplice e elevarla in un luogo trascendentale.
Il ‘cosa succede dopo lo scontro’ mi sembra un taglio inedito per quegli anni – in quel periodo mi pare ci fosse Damage Control, che aveva un’impostazione simile.
All’epoca ero editor alla Marvel e c’erano spesso conversazioni durante i ritiri per impostare le storie riguardo alle conseguenze dei grandi crossover. È divertente vedere Hulk spaccare cose, ma cosa ne è dell’auto che ha danneggiato? Chi era il proprietario, chi paga per i danni? C’era questo grande evento in corso sulle testate in cui gli X-Men combattevano Magneto in cielo, o una cosa del genere, e Angelo viene ferito e cade. Mi domandai: dove è caduto? E se un bellissimo uomo con le ali d’angelo cadesse nel giardino di mia nonna, cosa penserebbe? Quindi questa storia fu un modo per mettere in pausa gli eventi dell’immenso universo Marvel e concentrarsi in modo molto personale su un piccolo momento, per raccontare una storia con personaggi comuni.
Fu Mazzucchelli a scegliere uno stile di sintesi o ne avevate discusso insieme?
Non mi ricordo perché scelse questa impostazione. Forse aveva voglia di provare a fare qualcosa di diverso, magari voleva sperimentare o la leggerezza della storia gli suggerì uno stile più arioso. Marvel Fanfare, come antologico, era un posto dove testare nuovi artisti o qualche stile inedito. A volte un disegnatore o uno sceneggiatore avevano bisogno di prendersi una pausa dai lavori sulle testate mensili più grandi.
La luce è grandiosa. E mi piace molto il fatto che le rose della carta da parati da distante sembrano piume che cadono, come se il loro incontro fosse un segno del destino.
Ogni pagina di questa storia ha un bellissimo equilibrio, e per me la bellezza di questa tavola, oltre al senso della luce e le altre cose che hai detto tu, è l’amore nel loro primo sguardo, proprio in quell’ultima vignetta. La storia aveva preparato il terreno per quel momento e quell’immagine è un bellissimo climax per la storia.
Ho un’ultima, stupida domanda che volevo farti perché quando mai mi ricapita. L’hai vista la serie tv di Devil?
Sì, e mi è piaciuta pure un bel po’! Nella prima stagione Kingpin ruba la scena, ma non è quello che fa sempre?
*English version in the next page.