La serie televisiva ispirata a Preacher di Garth Ennis e Steve Dillon è ormai tra le più attese di questa stagione televisiva americana. Per ora si sono viste alcune immagini e un trailer. Mentre il primo episodio è stato proiettato a marzo durante il festival texano di musica e cinema SXSW e alla WonderCon di Los Angeles, negli ultimi giorni i principali magazine statunitensi hanno ricevuto in visione i primi episodi e sono uscite le prime recensioni. In pratica: quasi tutte positive. Ma vediamo nel dettaglio cosa dicono le riviste principali, con qualche estratto dalle loro recensioni.
A marzo Forbes diceva che la serie prodotta da Evan Goldberg, Seth Rogen è “tutto ciò che non si dovrebbe fare in TV”, e lo diceva in senso positivo. Sottolinea però una nota negativa: la pratica di AMC di far recitare attori britannici in parti di personaggi del sud americano (dopo Rick Grimes di TWD succede anche col protagonista di Preacher), creando accenti poco gradevoli. Ma queste sono sfumature che riguardano solo il pubblico di English speakers.
Molto più positiva era stata la recensione di Deadline, che si sbilancia definendolo “il nuovo The Walking Dead”; ingiustamente, potrebbero forse dire i fan più hardcore, visto che Preacher è ben più anziano di TWD.
I fan del fumetto saranno soddisfatti per come la serie sa bilanciarne l’intensa e stramba follia.
Secondo ScreenCrush si tratta di un adattamento perfetto.
Della storia di Ennis e Dillon Preacher ricalibra trame e ambientazioni base, mentre lo spirito essenziale e i personaggi del fumetto rimangono ugualmente piacevoli.
Sia ScreenCrush che Deadline sottolineano come sia stato ben caratterizzato Arseface.
Collider fa una recensione indipendente dal fumetto (“un adattamento deve stare in piedi da solo”). Viene sottolineata l’influenza del cinema dei fratelli Cohen (l’humor nero di Fargo e il western moderno di Non è un paese per vecchi), ma di Preacher si evidenzia anche la singolarità.
Preacher si distingue come una delle novità più folli nella televisione moderna […] Ciò in cui riesce Preacher, a differenza di altre serie, è nel affermare il proprio stile personale.
Una nota di dubbio sta però nel proseguo della serie.
Nonostante il forte inizio, lo show annaspa al quarto episodio, e ancora sembra non trovare il giusto ritmo della storia, gestendo così tanti personaggi e racconti.
Per io9 i primi episodi sono “Damned good!”
Il primo episodio inizia in grande stile. […] Nei primi quattro episodi la formula è questa. Succede qualcosa di grosso e strano all’inizio, la situazione si calma e stabilizza… finché di nuovo tutto non viene ribaltato. […] Dopo aver visto i primi quattro episodi è chiaro che ciò che funziona meglio in Preacher è il tono dello show, che mixa assurdo e reale, dando la giusta dose di ansia.
A ricalibrare il tono ci pensa The Verge. “Preacher parte troppo cauto e lento”, titola.
Il tutto inizia come un brutto film di fantascienza in stile anni Cinquanta, con tanto di goffi effetti speciali. […] Il primo episodio pone domande a cui si spera la serie risponderà […] Dopo quattro episodi ancora aspettavo che la serie ingranasse. […] Preacher è una serie che verrà considerata un successo solo se si concluderà offendendo, ma prima dovrà tenere il pubblico interessato fino a farlo arrivare alla fine.
Sono giunte anche recensioni dal versante fumettistico della stampa. Newsarama individua l’influenza di Tarantino, mostrando per forza di cose una visione più rigida rispetto al rapporto col fumetto originale.
Preacher si prende molte libertà rispetto al materiale originale, limando la struttura e mostrando solo il minimo della sua mitologia, in modo da creare una storia più appassionante e accessibile possibile.
La recensione di Newsarama è lunga e analizza il ruolo dei vari personaggi e del loro percorso, su quanto sia ben caratterizzato il protagonista e come il rapporto con Cassidy possa essere “la parte più appassionante della serie”, sottolineando anche il ruolo di Arseface, dalla funzione particolarmente – e singolarmente – empatica. Chiudono poi affermando che:
Preacher ha un calore e un’attrattiva che potranno permettergli sulla lunga distanza di posizionarsi al fianco di un’altra serie altrettanto cupa, The Walking Dead. Mentre Rick Grimes e compagnia spesso possono risultare alienanti con la loro cupezza, Jesse Custer se ne sta a braccia aperte ad accogliere lo spettatore di ogni tipo, anziché starsene solo a predicare e convertire.
ComicsBeat, invece, sottolinea quando la storia della serie televisiva sia diversa da quella del fumetto. Lo show punta di più sulla premessa, ampliandola, ma:
nei primi quattro episodi molti elementi mancano di contesto; le scene iniziali finiscono per sembrare pezzi interessanti di un puzzle che stabiliscono il tono della serie.
Il giudizio complessivo, però, non è negativo, per come la serie bilancia elementi del fumetto ed influenze cinematografiche (fratelli Coen, Sam Raimi).
Ora non resta che aspettare il 22 maggio per l’inizio della serie negli States sul canale AMC.