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Intervista a Canales e Pellejero, gli autori del nuovo Corto Maltese

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Esce oggi in Italia, pubblicata da Rizzoli Lizard, la trentesima avventura inedita di Corto Maltese, la prima non realizzata da Hugo Pratt. S’intitola Sotto il Sole di Mezzanotte ed è sceneggiata da Juan Dìaz Canales, già scrittore della apprezzata serie noir Blacksad, e disegnata da Rubén Pellejero, a suo tempo co-creatore con Jorge Zentner di Dieter Lumpen, avventuriero nato negli anni Ottanta e a suo modo ispirato proprio dall’antieroe prattiano.

Per l’occasione pubblichiamo un estratto di un’intervista ai due autori, incentrata su questa nuova storia di Corto Maltese e apparsa sul numero 99 della rivista Scuola di Fumetto, ora in edicola.

Leggi anche: 2 pagine da Sotto il sole di mezzanotte

sottocorto

Quali difficoltà hai dovuto affrontare e che tipo di approccio avete utilizzato per questo lavoro?

Pellejero: Moltissime. Ma il fatto di non dover realizzare una copia fedele del personaggio mi ha fatto nascere interesse per il progetto e mi ha facilitato un po’ le cose. Mi sono avvicinato al personaggio come autore e non come un semplice imitatore del suo stile (cosa tra l’altro molto difficile). Abbiamo lavorato con tutta l’opera di Corto a portata di mano. Io e Juan abbiamo fatto all’inizio tre tavole di prova per noi, per vedere come funzionavamo insieme e valutare in generale le possibilità del progetto. Abbiamo parlato dei pro e dei contro e dopo io ho passato un periodo a disegnare il personaggio per abituarmi un po’ a lui, sebbene fare bozzetti di qualcosa che è già stato disegnato è molto diverso da trovarsi con una storia nuova, nella quale è impossibile scordarsi che stai raccontando qualcosa e non semplicemente copiando un disegno già fatto da altri.

Hai lavorato più sul personaggio o sul ritmo e i quadri?

Pellejero: In generale più sul ritmo. Il personaggio era già lì, è evidente. Mi interessava di più l’insieme dei piani e la finitura della storia in generale. Dare importanza solo alla somiglianza del personaggio con quello originale mi sembra un errore; credo che quello che vogliamo sia che il lettore abbia la sensazione di star leggendo una nuova storia di Corto, senza preoccuparsi molto della sua somiglianza a quello di Pratt. Anche per questo non abbiamo voluto svelare l’immagine del nuovo volto di Corto prima della pubblicazione.

Com’è questo tuo Corto? In cosa somiglia a quello di Pratt e sotto quali aspetti si distanzia dal suo?

Pellejero: Il nostro Corto, perché è evidente che non è quello di Pratt, né potrà mai esserlo, vuole portare avanti certi aspetti e caratteristiche del personaggio, ma da una prospettiva autoriale. Ho cercato di far sì che il lettore non perdesse troppo gli stereotipi del personaggio già noti: portamento, volto etc. ma allo stesso tempo ho tentato di aprirli a nuove possibilità. Non abbiamo voluto fare, né nella sceneggiatura, né nel disegno una copia del lavoro di Pratt, perché sarebbe stato ridicolo: ci saremmo sforzati moltissimo inutilmente per ottenere una copia senza nessun valore proprio. Il nostro Corto si allontana da quello di Pratt moltissimo per certi aspetti e molto poco per altri. Per esempio il mio disegno è molto più ambientale. È più dettagliato, ma non arriva ai livelli del fumetto francese contemporaneo: si situa di più sulla linea degli anni 60 e 70. Questo permette al lettore che si avvicina al personaggio per la prima volta di entrare in contatto in modo diretto con l’avventura così come la conosceva prima. Anche l’inchiostrazione cerca di avvicinarsi a Pratt nella velocità che suggerisce il tratto. La differenza più grande, invece, è che forse abbiamo disegnato scene che Pratt non avrebbe mai inserito: mi riferisco a scene con grandi moltitudini, a certi tipi di paesaggi, che crediamo diano un valore attuale all’albo.

Non ti sei sentito bloccato o intimorito? Non solo affronti Pratt, ma ora vieni messo a diretto confronto con la sua opera e con il suo personaggio più importante.

Canales: Ebbene, so che questa impresa è difficile, non solo impegnativa, ma alla fin fine, questa avventura, vada come vada, sarà valsa la pena di viverla. Sarebbe assurdo pensare questo libro, e porsi nel farlo, come fosse una gara con un autore come Pratt, talmente gigantesco, lo dico subito: so già in anticipo di perdere nella gara. Ma il territorio creativo è uno spazio contaminato di soggettività e nemico di concetti come “livello” che implicano qualità che sia possibile misurare. Vado oltre. Questo non impedisce che i miei sogni siano popolati di questi dubbi.

Niente paura, dunque, scrivendo di Corto?

Canales: Non ho avuto paura, come dicevo. Solo rispetto e molta gioia. Ho un tale legame emozionale col personaggio che incontrarmi con lui è stato una felicità! Credo che non importi che il lettore di Corto capisca questa sensazione, perché la maggior parte di noi ha immaginato tante volte nella sua testa altre storie di Corto, là dove Pratt ha lasciato spazi bianchi, come il capitano Marlow con la sua carta del Congo, in Cuore di tenebra, di Conrad.

La tua storia comincia con Rasputin e Corto. Ti piace il personaggio di Rasputin? Credo che sia l’altro lato di Corto, quello più oscuro ed estremo. Insieme sono l’uomo dell’avventura.

Canales: Per me Rasputin è Corto e Corto è Rasputin. L’uno non si può capire senza l’altro. E non sto dicendo che siano complementari. In effetti a volte tra loro si scambiano i ruoli. Per esempio, normalmente Corto è l’idealista e Rasputin l’avido e venale, ma a volte cambiano ruolo, e vediamo un Corto divenire all’improvviso un tipo piuttosto pratico e Rasputin tra i due è idealista. Ecco la genialità di Pratt.


*Questo articolo è un’estratto di due interviste condotte da Laura Scarpa e Virginia Tonfoni e pubblicate su Scuola di Fumetto 99. 

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