di Emilio Varrà
Luca Di Sciullo fa parte di quei disegnatori che sanno dare forma al silenzio. È come se riuscissero a far sentire che c’è dell’altro, oltre a quello che si vede. Una presenza invisibile ai nostri occhi, ma intensa e persistente. Proprio come l’eco sorda di una stanza vuota, che sembra senza suono ma in realtà ce l’ha continuo. Non stupisce allora che sia riuscito ad illustrare in modo assai convincente i racconti di Carver, che sempre alludono ad altro, a quello che non si dice.
Ma il “non detto” di Luca non è per forza tragico, il suo silenzio non ha vocazione unicamente esistenzialista. Direi piuttosto che è una forma di perplessità di fronte allo spettacolo del mondo. Un atteggiamento che non è di diffidenza e chiusura difensiva, al contrario porta ad osservare con curiosità, rende disponibili allo stupore, ha come base l’interrogativo. La realtà non è così solida, definitiva, è molto più aperta alle possibilità. Ecco allora che accanto a certi squarci paesaggistici sempre un po’ fantasmatici, perché alludono a chi c’è e a chi c’è stato, alle azioni che vi si sono svolte o a quelle solo sognate, compaiono altre direzioni di poetica, quella fantastico-visionaria e quella comico-surreale, che di volta in volta danno vita a creature visionarie e boschi da fiaba o a improbabili lotte di classe tra erbacce, fiori e ortaggi. E allo stesso modo una finestra, o i resti di un pacchetto di sigarette diventano microcosmi, alla stregua di scene di massa o grandi panoramiche: universi che sono lì pronti, allo sguardo di chi si dà il tempo di una sosta e di una domanda.
Luca Di Sciullo, nato a Urbino nel 1987 ha frequentato la Scuola del Libro della sua città e il corso triennale di Fumetto Illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha realizzato corti di animazione, partecipato nel 2013 alla mostra collettiva I primi 10 realizzata per la prima decade della sezione Fumetto e Illustrazione dell’Accademia di Belle Arti. Nello stesso anno è pubblicato nell’Annual dell’Associazione Illustratori ed è uno dei quattro disegnatori incaricati di creare un diario illustrato per il Performing Gender 2013. Nel 2014 partecipa alle mostre collettive Fingerprints per Performing Gender ‘14 e Guarda che musica a BilBolbul 2014.
Di seguito, una selezione di lavori di Luca Di Sciullo; i primi quattro presenti nel #38 della rivista Hamelin, mentre i seguenti quattro sono una selezione dalla sua serie Vuoi star zitta per favore, ispirata alle opere dello scrittore Raymond Carver.
[Questo testo è tratto dal #38 della rivista Hamelin]