Come si potrebbe definire il terzo capitolo di una serie di videogiochi basata su di una linea di giocattoli sviluppati attorno a un franchise arrivato al grande pubblico grazie a dei film tratti da un fumetto? Semplice, come una perfetta metafora del mondo dell’intrattenimento moderno. La matrice derivativa di ogni opera è così marcata da costituirne colonna portante e principale motivo di interesse.
Prendiamo questo LEGO Batman 3: Gotham e Oltre. Dal punto di vista ludico il nuovo lavoro della Traveller’s Tales è un buon prodotto, anche se si guarda bene dallo svettare o dal porsi come qualcosa di nuovo e stimolante. Crea meccaniche sempre uguali a se stesse, costruendo puzzle ambientali molto spesso ingegnosi e piuttosto soddisfacenti da portare a termine (ma dimenticatevi la raffinatezza di titoli molto più blasonati, alla Trine per intenderci), esclude la possibilità del gameover optando per l’eliminazione della morte del protagonista (al limite si smonta e si rimonta), infila tonnellate di trofei e sotto-trofei in modo da scalare la giocabilità il più possibile e rendere l’esperienza di ogni utente la più adatta al proprio stile di gioco.
Se guardassimo a come questo titolo si rapporta al suo linguaggio di appartenenza potremmo dire di avere tra le mani un prodotto del tutto trasparente. Non sfrutta mai l’immersione del giocatore nell’azione per raccontare una storia, ma si limita a riproporre a oltranza gli stessi trucchetti. L’azione non è motore dell’emotività, ma solo una scusa per passare alla prossima, gustosa cut-scene.
Non si fa altro che parlare del videogioco come narrazione di ultima generazione ma in realtà abbiamo un linguaggio suddito dei suoi fratelli maggiori, di cui ne ruba dinamiche e tecniche. Facendo di tutto per nascondere la sua vera natura. Se si volesse trattare questo medium come si trattano tutti gli altri, l’esperienza videoludica ideale sarebbe quella in grado di raccontare una storia tramite soluzioni slegate da ogni forma di suggestione esterna. Si dovrebbe basare unicamente sugli strumenti irrintracciabili altrove (la suddetta azione, il legame utente-avatar, il rapporto occhio-mano) e invece ci troviamo a sbrodolare per titoli basati su soluzioni che non gli appartengono. Detto in parole povere, il blasone di capolavoro andrebbe a quei prodotti definibili come “non-potrebbero-che-essere-videogiochi” invece che a quelli inscrivibili nella terribile categoria “sembra-un-film”. In realtà questo ragionamento porterebbe di volta in volta allo scardinamento di tutta una serie di paradigmi – ogni nuovo titolo porterebbe nuove dinamiche, non nuove skin montate su vecchie idee – insopportabili per l’utente medio.
Ed è proprio questo il motivo per cui LEGO Batman è un prodotto estremamente piacevole, rilassante e a cui dedicherete volentieri un buon numero di ore: perché gioca senza vergogna con le sicurezze della sua platea. Ti da proprio quello che vuoi. Leggerino e sciocco come una caramellina di zucchero colorato, manda in brodo di giuggiole il giocatore per i suoi 150 personaggi sbloccabili presi dall’universo DC, per la trama frizzante, narrata spesso con grande ritmo grazie ai cambi di prospettiva, per l’umorismo così garbato e per le mille chicche nascoste qua e la.
Salva l’Adam West in pericolo nascosto in ogni livello, sorridi al motivetto del telefilm (o del film) classico quando Wonder Woman o Superman spiccano il volo (tra l’altro questa cosa chiarisce quale sia il reale target del videogioco), gongola all’ennesima dimostrazione d’amore della software house in questione nei confronti della DC.
Siamo nella più sfacciata delle comfort-zone, piccole parentesi tiepide e accoglienti dove rifugiarsi dopo una giornata di lavoro. Vedere le cose per come stanno con tale chiarezza è un’esperienza straniante, quasi d’avanguardia. Nell’epoca del marketing polarizzante – ogni cosa deve essere “la più …” rispetto al resto – è strano vedere un prodotto così consapevole della contemporaneità da non fare nulla per mascherare la sua mediocre, rinfrancante e bidimensionale identità. Tutto è talmente esplicito e diretto da rendere questa cosa il motivo principale per cui, alla fine, consiglierei questo videogioco.
Alla Traveller’s Tales sono abbastanza furbi da non spacciare l’ennesima trama abusata fino allo sfinimento – anche se, paradossalmente, questo non è il loro caso. Come il nuovo Quarto Potere videoludico, sfruttano la loro provenienza dal mondo dei giocattoli per l’infanzia per scrollarsi di dosso anche il fastidioso obbligo di dover per forza di cose puntare alla brutalità. Sanno di non dover mirare a un pubblico di teorici del linguaggio e infatti lo sfruttano al minimo, scegliendo piuttosto la via della puntatona lunga di un prodotto televisivo intervallato da sezioni giocabili.
Quello che fanno è prendere il terzo capitolo di una serie di videogiochi basata su di una linea di giocattoli sviluppati attorno a un franchise arrivato al grande pubblico grazie a dei film tratti da un fumetto e tirarne fuori un prodotto gradevole, divertente e assolutamente inutile. Che è quello che fa un sacco di altra gente, seppur cercando di camuffarlo in ogni modo con trovate quantomeno dubbie.
L’apparato grafico punta più sullo stile (gioca facile mischiando elementi reali con mattoncini Lego) che sulla forza bruta, contendo i costi e facendo passare questa cosa come se fosse una scelta dovuta all’identità della serie. Più ci penso e più reputo questo LEGO Batman un prodotto perfetto, limato alla perfezione per essere quello che è. Leggendo le recensioni già apparse sui vari siti specializzati non si trova mai una vera stroncatura, anzi siamo quasi sempre a livelli piuttosto alti. Ci si sforza per trovare difetti ma alla fine prevale sempre una sensazione di benessere che sa tanto di rifugio dalle brutture reali.
Ci giocherete pensando di avere sullo scaffale un sacco di altri supposti capolavori a cui dovreste dare la precedenza, eppure aspetterete prima di aver finito questo LEGO Batman. Perché, chi lo sa, magari gli altri hanno davvero fatto qualcosa di nuovo e voi non siete pronti.