Martedì 9 settembre, in occasione della pubblicazione italiana della raccolta di racconti Cose Fragili (Mondadori), Neil Gaiman è stato intervistato dal quotidiano la Repubblica. «Ho una vita molto impegnata. Dopo questa intervista devo tornare alla mia nuova opera» ha confessato lo scrittore britannico al giornalista Antonello Guerrera, riferendosi a Trigger Warning, una nuova raccolta di storie brevi che sarà pubblicata negli Stati Uniti nel 2015.
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La pubblicazione originale di Cose Fragili risale a sette anni fa, ma arriva in Italia per la prima volta solo oggi. Una raccolta dedicata a Ray Bradbury, che contiene esattamente il tipo di storie che ci si aspetta da Neil Gaiman: brillanti, originali e fantasiose; con l’immancabile incursione nelle paure dell’infanzia. Le “cose fragili” per Gaiman sono i sogni, le canzoni, le storie: «tutte cose solo apparentemente inconsistenti, e invece indistruttibili».
Nella sua lunga carriera Gaiman ha scritto poesie, romanzi, racconti e televisione. Per lo sceneggiatore di Sandman, però, i fumetti restano il mezzo preferito con cui esprimersi: «Se devo scegliere, scelgo i fumetti. Quando risfoglio quelli vecchi mi emoziono molto.» E in controtendenza con la «moda» del momento, che vede l’immaginario globale innalzare a fenomeno culturale le serie tv, asserisce: «questo fenomeno mi ricorda molto quello dei fumetti. Ma solo questi ultimi riescono a fornire un immaginario, a combinare mondo interiore e esteriore. In film o serie tv non riesco ad immedesimarmi. Con un romanzo è diverso. C’è molta più empatia. È più facile imbattersi in uno sterminato immaginario interiore, vedi Caulfield del Giovane Holden di Salinger. Ma i fumetti riescono a suscitare entrambe le cose. E questa è la loro caratteristica.»
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Aggiunge poi Gaiman, le cui opere sono spesso incentrate su divinità ed eroi che riflettono la società e l’uomo comune: «Non ho mai creduto negli eroi. Perché credo nell’uomo comune. Se credi negli eroi devi far finta di non avere difetti. Ed è agghiacciante. Gli eroi sono sempre umani. Perfino nell’antichità gli eroi venivano distrutti dai loro difetti. Siamo troppo fragili per avere eroi. Robin Williams ne è stato la dimostrazione.»