Psycho Pop è il nuovo marchio inaugurato da Edizioni BD per la pubblicazione di graphic novel. A dirigere la collana è Micol Beltramini, scrittrice, editor, traduttrice e molto altro. Di seguito, dalle sue parole, tutti i dettagli sulle pubblicazioni di Psycho Pop.
Psycho Pop è un nome forte, per una collana: spiegaci meglio quale è la sua visione.
Dunque, più o meno un anno fa Marco Schiavone e Tito Faraci mi hanno chiesto di curare per loro una collana di fumetti: sceglierli, contattare gli autori, tradurli, pubblicarli. Nella ricerca di un titolo-concept alla fine ha vinto Psycho Pop: “psycho” tende a riferirsi ai temi (tutte le distorsioni di realtà che per me sono interessanti), mentre “pop” allo stile (un calderone di tante cose, tranne il francamente brutto e il classicamente realistico, che non amo). Una sera, non ricordo più dove, ho visto un’immagine. Ho pensato che Psycho Pop per me era esattamente quello: un lecca lecca con dentro una lametta. Volevo parlare della vita nelle sue accezioni più inquietanti e struggenti, e volevo farlo con l’allegria malata dei camioncini dei gelati americani, solo apparentemente innocui.
Quali sono le prime opere che pubblicherete? Ma soprattutto: perché proprio quelle?
I primi due volumi sono usciti in questi giorni: Condizioni di Nate Powell e Blue di Pat Grant. Condizioni è un libro che non esiste: l’abbiamo creato insieme io e Nate. Le sue prime storie in America sono pubblicate in due raccolte diverse: Tiny giants (Soft Skull) e Sounds of your name (Microcosmos). Nate non amava particolarmente nessuna delle due edizioni, per cui gli ho proposto di crearne una terza: una selezione di entrambe, con titolo, copertina e introduzioni create apposta. Nate è una persona straordinaria: mi ha persino disegnato il titolo sulla cover (con sillabazione sbagliata, subito amata e tenuta) e i due loghi di Edizioni BD e Psycho Pop. E così finalmente ho realizzato un sogno che forse non sapevo neanche di avere: quello di portare in Italia la raccolta di storie di cui mi ero innamorata a ventiquattro anni in una fumetteria di New York, e che avevo comprato coi miei ultimi dollari, dopo aver passato almeno mezz’ora seduta in terra a sfogliarla.
Pat invece mi è arrivato tra le mani per caso. Faccio un sacco di ricerche su internet, mi piace farmi portare in giro dai consigli di Amazon o di altri autori e editori. E così un giorno ho letto sul blog di Scott McCloud che c’era questo ragazzetto australiano che aveva scritto e disegnato un fumetto spettacolare. Sono andata a leggermelo, e l’ho trovato fantastico. L’unico problema con Pat è che è sempre in giro a surfare: difficile contare su di lui per un confronto via mail, non avrei mai potuto lavorarci come ho fatto con Nate. Per fortuna non ce n’è stato bisogno. Comunque, è un tesoro. Quando gli ho chiesto lumi su parte dello slang che usa nel fumetto mi ha subito messo in contatto con degli amici toscano-australiani: impagabile.
Poi c’è Ellen Forney con il suo Marbles, in uscita il 27 giugno. Anche lei l’ho recuperata su internet. Memoir… pluripremiato… disturbo bipolare. Hmm. E così ho scoperto che la nostra Ellen, geniale autrice già molto nota in America, a trent’anni era stata diagnosticata bipolare, e aveva deciso di descrivere a fumetti la sua esperienza. Mi sono fatta arrivare il libro, e l’ho trovato subito un trip totale: oltre a essere una delle cose più oneste e divertenti mai lette sull’argomento – completamente priva di autocommiserazione, per di più – è strutturato in un modo che ti trascina letteralmente in una sorta di rollercoaster tra mania e depressione: potevo non pubblicarla?
Però ora mi viene il dubbio che intendessi un’altra cosa, e cioè come mai sono stati inseriti in collana. Te lo riassumo in fretta: i disegni sono spettacolari, le storie sono degnissime, e i temi svariano tra amore, adolescenza e disastri nel caso di Nate, odio per il diverso raccontato attraverso un’invasione di creature tentacolari blu nel caso di Pat, e disturbo bipolare nel caso di Ellen. Più Psycho Pop di così…
Nate Powell ha anticipato, via Facebook, di essere al lavoro anche su una storia sceneggiata da te. Ovvero?
Tutta un’altra faccenda. A settembre uscirà una raccolta di dieci storie per Rizzoli Lizard (tengo ancora segreto il titolo, non si sa mai) sceneggiate da me, Tito Faraci e Alessandro Ferrari. Abbiamo avuto la possibilità di scegliere i possibili disegnatori, e Nate è stata la mia prima scelta: lo adoro, ed era perfetto per la storia che gli abbiamo assegnato. Mi ha mandato le matite l’altro giorno, tra l’altro: credo che verrà fuori veramente bella. È una cosa così grande che Nate stia disegnando una mia storia (anzi, mia e di Alessandro Ferrari, ricordiamolo) che non sono ancora riuscita bene a farmi entrare bene in testa il concetto, e non smetterò mai di ringraziare Simone Romani per avermi dato questa possibilità.
Un titolo che avresti voluto pubblicare (ma era già stato opzionato) e un autore che vorresti pubblicare.
Beautiful darkness di Fabien Vehlmann e Kerascoët; l’abbiamo corteggiato mentalmente, ma ci siamo mossi troppo tardi. Idem per Today is the last day of the rest of your life di Ulli Lust (In Italia per Coconino col titolo Troppo non è mai abbastanza. NDR). Per il resto, è chiaro che se potessi davvero scegliere autori perfetti per Psycho Pop sarebbero, ad esempio, Charles Burns e Chris Ware; avrei voluto pubblicare quella bomba di Sex Criminals, di Matt Fraction e Chip Zdarsky; ma ho un budget limitato e non posso sognare così in alto. Mi sto comunque muovendo su alcuni autori interessantissimi, che per scaramanzia preferisco non nominare, ancora…
Per ora i titoli annunciati e usciti sono tutti statunitensi. Psycho Pop si occuperà anche di produzione provenienti da altri paesi?
Psycho Pop si occuperà di chiunque lo meriti! Anche se mi dispiacerà un po’ non poter tradurre io i volumi (so solo l’inglese a livello così professionale). Sicuramente a breve pubblicheremo almeno un autore italiano: sono davvero in tanti a meritarlo, e mi sono già segnata almeno tre o quattro nomi.