Pochi giorni fa, se n’è andata Maria Baitelli, storica redattrice di Sergio Bonelli Editore. Abbiamo chiesto a Moreno Burattini, sceneggiatore e curatore di “Zagor”, di raccontarci il suo ricordo.
Ho conosciuto Maria Baitelli all’inizio degli anni Novanta, all’epoca dei miei primi viaggi a Milano, quando ancora venivo in via Buonarroti soltanto a consegnare il mio lavoro. Mi accoglieva sempre con un sorriso, ma non era con lei che avevo a che fare, dato che il suo “campo d’azione” era la gestione del lavoro redazionale e l’organizzazione delle attività dei redattori. Tutti, comunque, me ne parlavano come una donna dalle grandi capacità lavorative, in grado di far funzionare al meglio la “macchina” dell’organico aziendale, perfettamente padrona delle strategie per governare le dinamiche interne a una Casa editrice.
Del resto, prima di arrivare in Bonelli si era fatta le ossa collaborando con altri gruppi editoriali, fra cui quello de “Il Giornalino”. Si era nel periodo in cui la redazione bonelliana si stava allargando: se prima dell’avvento di Dylan Dog poche persone in piccoli spazi bastavano a gestire le testate esistenti, in seguito il moltiplicarsi dei personaggi e delle uscite in edicola richiese l’impiego di molti più collaboratori, al lavoro in molte più stanze: serviva una figura di riferimento che tenesse le fila della struttura.
Nel 2001 mi trasferii anche io nel capoluogo lombardo e mi trovai dunque ad avere la Baitelli come mia capufficio: mi resi immediatamente conto di come ciò che avevo sentito dire fosse vero, e di come Maria fosse effettivamente una perfetta “manager” delle attività dei nostri uffici, in anni in cui le donne non avevano, come più facilmente capita adesso, un posto di rilievo nelle aziende, posto che lei era perfettamente in grado di ricoprire in modo autorevole. Il suo sguardo poteva essere sorridente o tagliente a seconda delle circostanze, e raggiungeva sempre il bersaglio. La ricordo come perfetto braccio destro di Decio Canzio, a sua volta perfetto braccio destro di Sergio Bonelli. Era andata in pensione da alcuni anni, e con la sua scomparsa si perde un altro pezzo del gruppo che gestì la grande crescita della Casa editrice di Via Buonarroti a cavallo tra il secolo scorso e il nostro.