“Il gufo è il mio autoritratto” ha scritto una volta Primo Levi. E proprio da un gufo che vola sopra i tetti di Torino, città natale sia di Levi che di Pietro Scarnera, quest’ultimo inizia a tracciare il percorso narrativo all’interno di Una stella tranquilla, il suo nuovo libro edito da Comma 22.
A metà tra la biografia illustrata, il saggio storico e il monologo personale, il graphic novel di Scarnera racconta la vita e la poetica di uno dei più importanti e necessari scrittori del secondo Novecento, basandosi esclusivamente su episodi raccontati o citati dallo stesso Levi, a partire dal ritorno a casa dopo la guerra, nel 1945, fino all’ultima opera “I sommersi e i salvati”. Una riflessione finale sul lager che chiude un cerchio perfetto iniziato 40 anni prima con “Se questo è un uomo”. Un itinerario alla ricerca della risposta a una domanda precisa: “Perché si scrive?”.
Una stella tranquilla è anche il titolo di un racconto di Primo Levi all’interno di un suo libro narrativo, Lilít, pubblicato nel 1981. Si tratta di un racconto strano, spiega Marco Belpoliti nell’introduzione alla graphic novel che ne ha tratto Scarnera.
“Inizia con la descrizione di un universo molto lontano e di una stella. Poi la voce narrante s’interrompe e comincia a discettare su tre aggettivi attribuiti al corpo celeste appena evocato: “grande”, “calda”, “enorme”. Come si fa a descrivere qualcosa che sfugge alle dimensioni umane?, si chiede il narratore. E spiega come la definizione di grande o piccolo appartenga alla storia delle idee e delle percezioni dell’uomo. Poi di colpo cambia ancora marcia, e torna a raccontare, non senza aver riflettuto sul raccontare stesso, di una stella. Per qualche riga ancora la storia si mantiene su un tema astrofisico, sul fatto che la stella si sia trasformata in una “nana bianca” per via del suo consumarsi interno: brucia. Prima di entrare in una dimensione fiabesca – Levi evoca un antico astronomo arabo che l’ha osservata per molta parte della sua vita – parla della stella come se fosse una “persona”: inquieta, d’una inquietudine che viene osservata da altri e da molto lontano. L’astronomo che entra nella storia la tiene d’occhio per trenta anni, le dà un nome, poi muore, ma la stella continua la sua vita (si può chiamare così?).
Siamo nel 1750, poi nel 1950, trapasso in poche righe. Sta per esplodere. Il narratore ipotizza cosa succede a un pianetino lì vicino. Una pagina di pura poesia astrofisica; è la descrizione di una catastrofe: esplosione. Poi un nuovo cambio di scena. Entra Ramón Escojido, un astronomo peruviano di trentaquattro anni che osserva le stelle in una base situata a 2900 metri di altezza. Con lui la moglie austriaca e i figli. Quadretto famigliare: conflitto tra il carattere dell’uomo, volto al suo lavoro, e la moglie europea, che vive male nel reclusorio del centro astronomico. Stanno per fare una gita tutti insieme, padre, madre e figli, ma la notte prima Ramón scopre la stella tranquilla, la sua esplosione. Come farà a portare in gita moglie e figli se vuole-deve osservare questa esplosione nel cielo? Il racconto si chiude con un interrogativo.
Si tratta di un racconto laterale di Levi, non uno dei più noti, ma già qualcuno ha avanzato l’ipotesi che la stella tranquilla sia lo scrittore stesso, l’ex deportato di Auschwitz”.
Una stella tranquilla arriverà in libreria a inizio febbraio. Vi presentiamo qui, in anteprima, le prime tavole.