Come per il Capodanno 1907, in questa tavola datata 29/12/1907 il nuovo anno è impersonato da un bebé portato con celerità da un vecchio (il Signore del Tempo, naturalmente) che – non a caso – pare uguale al vecchio anno.
A ben guardare, tuttavia, i due uomini si contrappongono per diversi aspetti:
- il Tempo va di corsa, mentre il vecchio 1907 mostra un’affaticata lentezza;
- Padre Tempo entra in scena da sinistra e tende a destra, mentre il 1908 appare a destra e finirà verso sinistra;
- il Tempo non incontra ostacoli, mentre il 1907 si scontra con la “vita” (Nemo e i suoi amici) e cade;
- Padre Tempo è alato e bianco, mentre il 1907 è senza ali e ormai coperto da una coltre di grigio, sia nella veste che nella barba.
Anche qui emerge la rappresentazione della mestizia della fine della vita e della sua “impresa”, così come la crudeltà ineluttabile con la quale si è scaricati, senza fronzoli di sorta, appena smorzata dalla gag finale (un qualche paggio che trasporta il librone con le “buone intenzioni” per il 1908). Un clima emotivo impensabile, oggi, nel contesto sciropposo di tanto fumetto per l’infanzia.
Sul piano coreografico, sia sul piano sequenziale che tabulare, il risultato è teatrale – personaggi che si muovono su una “quinta” comune – ma non tra i più folgoranti.