Perché “nuovo” con le virgolette? Perché Idol A (da leggersi Idol Ace, come “asso” nel gergo del baseball) ha iniziato la sua serializzazione nel lontano 2005, sulle pagine del settimanale Young Sunday. Portato avanti come progetto parallelo, mentre Mitsuru Adachi si dedicava anche a serie regolari come Cross Game e Q&A, dopo i primi quattro episodi è passato sul mensile Gessan, dove ne sono comparsi altri due. A quel punto sono stati raccolti tutti in un primo volumetto, uscito in Giappone nel 2011.
Cosa avrebbe di interessante questa ennesima storia incentrata sul baseball con protagonisti adolescenti? Per chi già conosce l’autore, tra i più noti mangaka degli ultimi vent’anni, sarà facile riconoscere tutti i classici ingredienti “adachiani”, il suo teatro delle maschere, in una commedia dell’arte (versione giapponese) in cui tutti i ruoli e i tratti caratteristici sono già prefissati. Al lettore non resta che godersi lo spettacolo, immergendosi nella ennesima variazione della quotidianità dei suoi personaggi.
La maschera del protagonista ingenuo e bonaccione stavolta la indossa Keita Hirayama, amico d’infanzia dell’eroina Azusa Satomi. Tema anche questo ricorrente, i due amici sono cresciuti insieme e si somigliano come due gocce d’acqua. Tra loro c’è solo amicizia, vanno alla stessa scuola e frequentano i club sportivi. Ma proprio qui sorge la sottile differenza tra questo e gli altri manga di Adachi.
Se normalmente il protagonista fa il lanciatore e l’eroina la bella manager del club, in Idol A il personaggio femminile ricopre anche il ruolo “maschile”. Infatti Azusa, oltre a lavorare come modella per riviste, è anche il fortissimo lanciatore della squadra del liceo, e in seguito dei Tokyo Onions nella lega professionistica.
Per rendere possibile tutto ciò deve farsi passare per maschio, ovvero Keita, che a sua volta impersona Azusa sugli spalti durante le partite. Complice prima il padre di lei, allenatore della squadra liceale, e poi il suo manager una volta passata al professionismo, Azusa porta avanti l’inganno per realizzare il suo sogno di giocare contro avversari maschi in tornei ufficiali, e realizza risultati eccezionali sotto le mentite spoglie dell’amico Keita. È ovviamente quest’ultimo a prendersi gli applausi e il merito dei successi dell’amica, che per tutti è soltanto la modella e mascotte degli Onions (ma guarda un po’) Azusa.
Questa trama scombiccherata e totalmente inverosimile mette in luce il decisivo passo avanti fatto dall’eroina femminile, da sempre pilastro delle opere di Adachi.
Nei suoi manga, fino ad ora, si potevano classificare i personaggi femminili in due tipi nettamente distinti, con l’unica eccezione rappresentata da Minami Asakura nel manga Touch. Un tipo è quello marcatamente femminile, con i capelli quasi sempre lunghi e dal carattere ingenuo e docile (ad esempio la Akane Takikawa di Cross Game, per citare una delle opere più recenti); l’altro è invece decisamente esuberante, con i capelli corti, dal temperamento irruente e tutt’altro che remissivo (Aoba Tsukishima, sempre in Cross Game). Minami Asakura di Touch finora rappresentava l’unica eccezione, un’eroina femminile, protettiva e materna ma anche sicura di sé, niente affatto impacciata e in grado di eccellere in tutto quello che fa.
In Idol A, la star Azusa Satomi supera perfino l’inarrivabile Minami, diventando lei stessa lanciatore imbattibile oltre che modella da copertina. Racchiude in sé tutto lo spettro delle peculiarità che abbiamo trovato finora nei personaggi di Adachi, dalla gentilezza e femminilità mostrate durante il suo lavoro come modella alla fermezza e tenacia sfoggiate durante le partite di baseball.
Con il personaggio femminile impegnato nel doppio ruolo di idol e di asso (il lanciatore titolare), il ruolo maschile viene in qualche modo relegato a mero strumento per la realizzazione dei sogni dell’eroina, quando invece in passato il lanciatore, ovvero l’eroe, era oggetto di tifo, speranze e attenzioni da parte dell’eroina di turno, che fosse timida e dai capelli lunghi oppure estroversa e dai capelli corti. Keita si presta allo scambio di persona per fare felice Azusa, di cui è ovviamente innamorato, e sembra che a lui, indolente e pasticcione, poco interessi il fatto che la folla in delirio allo stadio urli il suo nome, mentre a giocare è la sua amica.
Con l’imbattibile Azusa Satomi, Adachi tiene a battesimo la sua prima super-donna, una sorta di Wonder Woman della commedia scolastico-sportiva. Chissà quanto dovremo aspettare per sapere come reggeranno, o come si frantumeranno, i delicati equilibri tra i personaggi. Ritmi di produzione permettendo: se la pubblicazione in patria continua a questa velocità, vedremo il secondo volume di Idol A tra cinque o sei anni.
Idol A vol. 1
di Mitsuru Adachi
Traduzione di Michela Riminucci
Star Comics, Luglio 2013
Brossurato, b/n e colore
€ 7,00
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