di Milo Manara*
In occasione dei 60 anni dalla nascita di Andrea Pazienza, che ricorrono il prossimo 23 maggio, Fumettologica dedica al fumettista una settimana di articoli, interviste, ricordi e approfondimenti. L’iniziativa si può seguire sui social tramite l’hashtag #pazweek.
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Ad esempio, c’è quel disegno in cui lei, di cui vediamo solo i capelli, sta praticandogli una fellatio. Bene, non è semplicemente un pompino. I due sono molto giovani: lo si desume dalla posa un po’ impacciata di lei e dalla mancanza di peli sulle gambe di lui (sempre puntualmente sottolineati, in altre occasioni). L’espressione del ragazzo, anche se appena accennata, è intensa, tesa, totalmente concentrata sul proprio piacere. Tende il collo per vedere. Deve vedere per poter credere. I piedi contorti dentro gli immancabili calzini. La maglietta tirata sul torace. La mano sinistra è avvinghiata al lenzuolo, mentre la destra è alzata, incerta, come se volesse posarsi sulla testa di lei (per assecondarne il movimento? Per accarezzarla?) ma non osasse farlo, nel timore di interrompere il miracolo. E poi c’è quella frase, probabilmente rantolata: «Santa… Santa…». Lui non trova altre parole per esprimere la propria gratitudine infinita, l’adorazione incondizionata per quella creatura che in quel momento è molto, ma molto superiore a Dio.
Solo un ragazzo così giovane può lasciarsi sfuggire un’ammissione del genere. Qualsiasi adulto si guarderebbe dal riconoscere a lei quella dimensione divina, quel potere tanto soverchiante. Forse è proprio per questo che da sempre i maschi hanno tentato ferocemente di riequilibrare i rapporti, umiliando le donne, prevaricandole, violandole, privandole dei diritti.
Possibile che ci sia tutto questo nel disegno? Sì, cari, c’è. Basta guardare quell’altro disegno, in cui vediamo una donna, anzi, La Donna, nuda, maestosa, possente, a gambe spalancate. Le spalle e le braccia aperte evidenziano una muscolatura atletica, ben formata. Sul suo petto sta scivolando un omino ridicolo (è nudo, ma porta tragicamente le scarpe). L’omino tenta di resistere, di arrestare l’inesorabile discesa verso il sesso della donna. Si avvinghia con le gambe magre al collo di lei, le stringe i bei fianchi con le braccine, ma sappiamo che è inutile. E lo sa anche lei: lo guarda con un sorriso crudele, beffardo. È consapevole del suo potere, del profumo del suo vello, del suo sesso. Potrebbe anche non dire niente, ma vuole infierire. Gli sibila: Rassegnati! E a sottolineare la sua totale sicurezza nell’ineluttabile, muove distrattamente le dita della mano, armata di unghie letali.
Non è difficile immaginare quell’omino, il giorno dopo, chiuso nel doppiopetto, tiranneggiare la segretaria, insolentire la moglie, sghignazzare, al bar, sulle donne al volante. Ma la notte dopo…
Talvolta le situazioni erotiche disegnate da Andrea Pazienza sono asimmetriche. Anzi, sono proprio basate sull’asimmetria, sullo squilibrio tra i generi. C’è l’ovvia differenza anatomica: i corpi delle femmine sono morbidi, bianchi, disegnati generalmente con un segno pulito, sinuoso, anche se sempre velocissimo e perentorio. I loro volti raramente esprimono piacere, estasi. Di solito sono chiuse in sé stesse, lontane, indecifrabili. I corpi dei maschi sono coriacei, scuri, pelosi. Spesso hanno l’aria degli imbecilli.
C’è quel disegno meraviglioso, in cui vediamo i due a letto, probabilmente dopo il sesso, in primo piano. Lui la guarda. Ha uno sguardo da cane. Stessa dedizione adorante, stessa ottusità. Gli occhi troppo grandi e liquidi, la barba da fare, sopracciglia troppo folte, sorriso fesso. Lei ha lo sguardo perso lontano, altrove. Le belle mani (potrebbero essere uscite da una litografia di Picasso o da un vaso greco) si tormentano le dita, nervose, sui seni morbidi. E poi c’è quella lacrima, che scorre lenta dall’occhio destro, quello fuori dalla portata dello sguardo canino di lui. E lui, inconsapevole (perennemente inconsapevole) le chiede: «A che penzi?».
La domanda è tremenda (lo sappiamo tutti), ma in più c’è quella zeta. Non si può nemmeno più parlare di asimmetria. Quella zeta scava un abisso incolmabile, tra i begli occhi di lei, la sua espressione struggente, il mistero che nasconde, la tenerezza delle sue mani e la sventatezza scodinzolante di lui.
Ma guardiamo anche un disegno (Placcata!) in cui l’asimmetria non è così evidente, esplicita. La ragazza è schiacciata con la schiena contro il muro, mentre lui la spinge come un forsennato. I due sono completamente chiusi in sé stessi, impermeabili l’uno all’altra. Lui posseduto dalla propria foia, il braccio teso nello sforzo, la mano prepotente abbranca la natica di lei per sollevarla, per penetrarla più a fondo. La sua spinta parte addirittura dalla punta delle scarpe. Lei è inerte, non lo asseconda per niente, la mano appoggiata sul petto di lui in un blando, inutile tentativo di tenerlo a distanza e tuttavia non si oppone risolutamente, probabilmente sperando di farlo venire in fretta e che tutto finisca (la mano non è aperta, è rattrappita, senza energia). Tiene il volto girato, con un certo disgusto. Le lingue si aggrovigliano nelle due bocche innaturalmente spalancate, ma più che a un bacio fanno pensare ad una lotta di serpenti. Il vestito della ragazza è stato abbassato a denudare il seno, ma non è stata lei ad abbassarlo: è stato lui. Lei l’ha lasciato fare, come si è lasciata sollevare la gonna fino alla vita, purché tutto finisca in fretta.
E poi ci sono le gambe di lei, magre, nervose che finiscono in un paio di scarpette modeste, dimesse, che inteneriscono, commuovono: solo una tocca il terreno, l’altra è sospesa, ciondolante. Il vero tocco del genio.
Questo isolamento tetragono è un aspetto ricorrente nelle figure erotiche di Pazienza. Guardiamo i due compagni di banco: lei è tutta concentrata a studiare geografia. Lui trasecola, non si capacita di come lei possa continuare a studiare tranquilla e contemporaneamente scombussolargli la vita così violentemente, masturbandolo sotto il banco.
Da notare, comunque, la bellezza, la naturalezza di queste due figure. L’abbigliamento, l’espressione dei volti così vera e credibile, le gambe di lei raccolte: sono perfetti.
Oppure prendiamo la signora occhialuta, preoccupata per la sua recente messa in piega, mentre lui le affonda il volto tra le natiche come se tentasse di entrarle dentro con tutta la testa, completamente in preda a una furiosa libidine. Lei, evidentemente una profe, a giudicare dal registro “III B” e dalla penna sparsi sul pavimento, non è né giovane né particolarmente avvenente e la seduta dal parrucchiere da cui è reduce non l’ha affatto migliorata: la sua capigliatura è esageratamente gonfia e troppo nera. Insomma, non sembra talmente desiderabile da giustificare la foga incontrollata di lui. Batte i pugni sul pavimento, urlando con la lingua fuori. Non finge una ritrosia di convenienza: vuole VERAMENTE sottrarsi alla furia del ragazzo. Lui è molto giovane. Sarà un alunno? Se lo fosse, come sembra, la situazione si aprirebbe su altri scenari, altri abissi, altri labirinti. La libidine che lo possiede, che lo squassa, è dovuta al fatto che si sta facendo la profe? Oppure è la sua giovane età che gli fa perdere la testa per quel profumo di donna? Non importa se lei non è giovane e bella, che lo stia apostrofando chiamandolo con il cognome e dandogli del lei: il profumo che emanano quelle natiche e quelle cosce è troppo inebriante.
Insomma, che ve lo dico a fare? Guardateli tutti attentamente: ognuno di questi disegni eseguiti a velocità supersonica, ogni segno, ogni parola raccontano una storia, un urlo, un sospiro, un odore. L’odio, il furore, la tenerezza, l’orrore, l’amore. L’amore.
È Pazienza, bellezza.
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*Questo articolo è originariamente apparso nel volume Pazeroticus (Fandango Libri) e qui ripubblicato per concessione dell’autore. Maurilio Manara, detto Milo, è nato a Luson (Bolzano) nel 1945. È tra i più famosi e conosciuti fumettisti e illustratori italiani. Tra le sue opere ricordiamo il ciclo di storie con protagonista Giuseppe Bergman, L’uomo di carta, Il gioco e Il profumo dell’invisibile. In carriera, inoltre, ha collaborato con Hugo Pratt (Tutto ricominciò con un’estate indiana, El Gaucho) e Federico Fellini (Viaggio a Tulum). Il suo ultimo lavoro è Caravaggio Vol. 1. La tavolozza e la spada, primo volume di una serie di graphic novel sulla vita del pittore Michelangelo Merisi.