Settembre 2017. Questa la data prevista per la conclusione della saga di Rat-Man. Con il numero 113 dell’ormai storica testata a lui dedicata, è partita la lunga storia – in dieci parti – che porterà alla fine e che noi seguiremo passo dopo passo, passando anche per questo Rat-Man n. 114.
Poche chiacchiere, e addentriamoci subito in questo centoquattordicesimo albo di Rat-Man, con la storia intitolata…
Non avrai altro dio:
Come facilmente intuibile dal nome della storia, Leo Ortolani continua il suo “approfondimento” sulla religione. Se nello scorso numero la missione dell’Ombra – l’arcinemico di Rat-Man – era quella di crearsi dei seguaci, in questo numero lo vediamo all’opera nel tentativo di corrompere l’anima innocente di Junior, figlio di Brakko e vero protagonista dell’albo. Al tempo stesso, sembra che prima di abbandonare il personaggio, Ortolani voglia donare maggiore tridimensionalità a Clara, moglie infedele di Brakko, pur nel suo classico stile irrisorio e senza tradirne le fedifraghe caratteristiche di base.
Come già il precedente, l’episodio è strutturato su due binari narrativi paralleli. Da una parte abbiamo Clara e Junior alle prese con l’Ombra e questioni famigliari quotidiane (o quasi), dall’altra Rat-Man, protagonista di un’avventura contro “la minaccia normale” preannunciata in copertina. Quest’ultima fuoriesce da un fumetto letto nel corso della storia dal piccolo figlio di Brakko, in un gioco metatestuale che lega in modo coerente le due linee narrative. Questo è utile a Ortolani anche per continuare a offrire un forte parallelo tra luce e ombra – fin qui leitmotiv principale della saga –, tra passato spensierato e presente complicato, come sottolineato pure da Junior quando, interrogato dall’Ombra sul numero 113 della testata, afferma: «Preferisco le storie semplici e divertenti di una volta».
Tra battute “old style” a ripetizione, nella seconda linea narrativa – quella incentrata su Rat-Man –, Ortolani propone comunque una satira sociale forse poco arguta ma molto ficcante e attuale, scagliandosi contro i razzisti finto-moralizzatori, che pretendono di fingere che la diversità sia una cosa da correggere.
Anche se in apparenza questo episodio diverge in parte dalla trama principale abbozzata nell’albo precedente – pur con qualche criptico cenno sparso qua e là – Ortolani sembra voler toccare tutti gli angoli del proprio universo narrativo, con una saga conclusiva costruita più come una sorta di puzzle, composto quindi da tessere che si incastreranno tra di loro solo con il passare del tempo (e delle storie), fino a formare un unico grande disegno.
Annotazioni sparse:
– Fin dalla copertina, è parecchio evidente come l’antagonista di Rat-Man in questa storia richiami un classico personaggio creato da Stan Lee e Jack Kirby nelle loro storie dei Fantastici Quattro (il fumetto preferito da Ortolani): Psycho-Man. Proveniente dal Microverso, Psycho-Man apparve per la prima volta su Fantastic Four Annual #5 del novembre 1967 e aveva la capacità di alterare le emozioni altrui tramite un poco avveniristico computer portatile dotato di tasti con sentimenti come “paura”, “dubbio” e “odio”… proprio come lo strumento chiamato Normalizzatore di cui è dotato l’avversario di Rat-Man.
– Non sono tra quelli che prediligono le storie comiche tout court del personaggio e che esclamano «Eh, ma Rat-Man non fa più ridere come una volta», anzi. Apprezzo molto l’intreccio e l’approfondimento narrativo che Ortolani ha voluto dare alla serie nel corso del tempo. Però devo dire che ho ghignato molto ai richiami al “vecchio Rat-Man” inseriti in questa storia, in particolare nel caso dell’interazione dell’eroe con un povero micino. Gh!