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L’introduzione di Howard Chaykin allo Zorro di Alex Toth

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di Howard Chaykin*

Sono certo che per molti dei lettori, specie americani, il nome Zorro evochi chissà quante cose: dalle vecchie copertine pulp della Street & Smith a Douglas Fairbanks (senior, non junior, naturalmente… Ma come riusciva a fare quei numeri e quelle acrobazie incredibili con piedi tanto piccoli?), fino a Tyrone Power, che nella sua carriera fece di tutto per essere come Errol Flynn. E scommetto che c’è perfino qualche babbeo convinto che Zorro mezzo e mezzo fosse un film divertente (se è così, e state leggendo questa introduzione, via da qui. Subito!). Quanto a me, Zorro significa soprattutto due cose: il miglior episodio del vecchio Bob Newhart Show (dove il protagonista compare vestito da “eroe mascherato”) e lo splendido adattamento della celebre serie tv Disney realizzato dall’opera di Alex Toth.

Se accettiamo come veritiero il vecchio detto (o battuta) “Qual è l’età dell’oro della fantascienza? Dodici anni, ovvio!” e l’applichiamo ai fumetti (e, certo, sulla base dei tanti super appassionati – trentenni e ormai in via di invecchiamento – dei fumetti dei supereroi, ancora ossessionati dalla stessa spazzatura che leggevano a dodici anni, è senza dubbio un dato di fatto!), be’, devo dichiararmi almeno in parte responsabile.

Zorro Alex Toth 1

A dodici anni, io e il mio compagno di mania per i fumetti avevamo i nostri disegnatori preferiti, ma (purtroppo per i revisionisti) Jack Kirby, Frank Frazetta e Will Eisner non erano tra questi. Del resto non li avevamo mai sentiti nominare… No, a nostro giudizio, i quattro migliori disegnatori (anche quando i comics fan non conoscevano la differenza tra “preferito” e “migliore”) erano Gil Kane, Carmine Infantino, Joe Kubert, ma soprattutto Alex Toth.

È che, a differenza degli altri tre, Toth non disegnava strisce di supereroi ordinarie, come Lanterna Verde e Flash. Anzi, se non ricordo male, uno dei suoi primi lavori fu Eclipso, uno dei supereroi dall’aspetto più bizzarro che abbia mai visto, forse perché Alex era in qualche modo influenzato dalla California del sud, dove viveva, e aveva finito per dare al suo eroe una connotazione non-urbana. Già, Eclipso era massiccio, disegnato in inchiostro nero ricco e aveva una linea di contorno vigorosa quanto un affondo di un macellaio su un tagliere (attenzione, queste sono considerazioni da adulto, in teoria mature: all’epoca ci sembrava roba forte e basta). Tra l’altro, per chi, come noi, iniziava appena a entrare nella pubertà, Toth disegnava alcune tra le più belle ragazze mai apparse sui fumetti. Il che,
considerando il numero di fanciulle più che seducenti che sui fumetti sono costantemente in pericolo, ci riporta a Zorro.

La Dell Comics non veniva distribuita bene nel mio quartiere, Brooklyn (forse perché, come recitava il loro motto, Dell Comics are good comics… All’epoca ci sapevano fare eccome con gli slogan!), così, anche se ero un grande fan del telefilm Disney di Zorro (giovedì alle 19.30, puntualissimo su ABC TV), non ho mai avuto l’occasione di leggere queste storie fresche di pubblicazione. E quando ho saputo che esistevano anche i fumetti di Zorro, ero già troppo grande per quella roba infantile e mi ero ormai spostato sui fumetti della Marvel, notoriamente più adulti, e cose del
genere. Anche perché la Dell (poi Western) metteva sulla copertina dei suoi fumetti foto di Guy Williams (il celebre protagonista del telefilm Disney) in costume da Zorro, quindi non mi passava neanche per la mente di aprirli e vedere quale fosse il contenuto. Così, un’estate, durante un fine settimana a Staten Island (o “The Country”, come lo chiamavano gli abitanti del posto), a casa di mia nonna, in un momento di noia mortale in attesa che uscisse la prossima avventura dei Fantastici Quattro di Stan Lee e Jack Kirby, presi un albo di Zorro dallo scaffale, lo aprii su una splash page e me ne innamorai all’istante.

Tra le mani avevo il miglior Alex Toth… Ecco cosa faceva mentre tutti gli altri disegnavano quella roba per la DC! E chi poteva saperlo? Insomma, impazzii letteralmente e mi diedi all’acquisto compulsivo dei suoi fumetti (che porto avanti ancora oggi).

Zorro Alex Toth 4Ad ogni modo, la versione di Zorro che ha dato Toth è forse una delle sue opere migliori, soprattutto alla luce della politica restrittiva che Dell Comics imponeva al talento. L’arte di Toth è, come sempre, straordinaria, ma con questo non intendo accodarmi ai comics fan che si sperticano in elogi eccessivi e sembrano giudicare la qualità di un lavoro dal numero delle linee. Mi riferisco, piuttosto, alla qualità del suo staging (o messa in scena), al posizionamento delle figure e degli oggetti nello spazio, combinato con una prodigiosa caratterizzazione, che ha reso Alex oggetto di invidia da parte di ogni disegnatore senza cervello.

Ma oltre a queste doti considerevoli, in Toth spicca l’amore per le fonti. Sebbene Alex sia senz’altro il comics artist più moderno, un illustratore nel vero senso della parola e più a suo agio con soggetti contemporanei, la passione per film e temi di cappa e spada, o comunque d’avventura, emerge prepotente in questi albi.

Chiunque abbia dimestichezza con la sua opera, sa bene dell’autentica ossessione di Alex per Errol Flynn (basta dare uno sguardo al suo Bravo for Adventure), come chiunque lo conosca di persona sa che, sotto quella studiata aria da burbero, batte il cuore di un “cavaliere romantico” che dà sempre il meglio di sé in presenza di qualche signora… ma anche che è subito pronto ad accantonare la cavalleria appena le signore si sono allontanate.

Questo suo Zorro, dunque, si pone in larga misura come spartiacque contraddittorio in una carriera senza dubbio brillante: quella di un acuto modernista, profondamente ispirato dall’industrial design, autore di lavori apertamente venati di atteggiamenti cavallereschi, tipici dei film e dei fumetti di cappa e spada della sua infanzia. Ma, conoscendo Alex a fondo (come è il mio caso), magari questa scelta non appare così contraddittoria… e forse anche Alex rientra a buon diritto nella cosiddetta Epoca d’oro del Fumetto.

Insomma, quando mi è stato proposto di scrivere l’introduzione di questa ristampa, sulle prime mi ha fatto molto piacere (o meglio mi sono sentito davvero lusingato). È raro nel mondo dei fumetti ricevere l’incarico, per me facilissimo, di scrivere qualche complimento ad Alex Toth. Poi, però, all’improvviso sono stato colto da un duraturo “attacco di panico”. E perché mai, vi chiederete?… Semplice, mi sono reso conto che tutto ciò che avrei detto sul conto di Alex (e intendo davvero tutto, cose positive e negative) poteva facilmente infastidirlo. Del resto, nonostante molti di voi siano convinti che questa definizione si attagli più a me, Alex è il più presuntuoso, irascibile e testardo
esponente del mondo dei fumetti. Così, dopo aver riflettuto a lungo su cosa scrivere, ho deciso di mettere da parte la cautela e dire tutto ciò che mi fosse passato per la testa.

Zorro Alex Toth 9

Ho ripensato al nostro primo incontro. Era l’agosto del 1975. A presentarci fu un amico comune, David Armstrong. Un pomeriggio, subito dopo il Comic-Con di San Diego, mi portò nella casa di Hollywood di Alex. Ero preparato al suo tipico atteggiamento (avevo letto un’intervista meravigliosa su Graphic Story Magazine) ed ero deciso a non lasciarmi intimidire dal soggetto, a prescindere da quel che credeva di essere. Inutile.

Mi mise subito alle strette e, senza che me ne rendessi conto, mi ritrovai a difendere il lavoro di personaggi che in realtà detestavo. Perché? In che modo? Non lo saprei nemmeno io… Comunque, il pomeriggio passò in fretta, perché, anche se sono un rinomato polemico, cedetti su ogni singolo punto. Non so dire di cosa discutemmo in particolare (ma forse Alex sì, tenendo conto del suo carattere…), ma alla fine, quando era ora di andare via, prese un fascio di tavole di The Land Unknown, uno splendido fumetto nato come riadattamento di un (terribile!) film di dinosauri con Jock Mahoney, e mi disse di prenderne una. Me la feci quasi addosso… Una tavola originale di Toth!

Scelsi la mia preferita e Alex me la tolse subito di mano per aggiungervi l’autografo. Quando ci salutammo con una bella stretta di mano, non mi preoccupai nemmeno di dare uno sguardo alla mia splendida tavola autografata.

Decisi di farlo in macchina, mentre tornavo a casa con Dave: avevo tra le mani una vera e propria opera d’arte che (insieme con i miei Cornwall, Fawcett e Beckhoff ) è tuttora uno dei miei pezzi da collezione più preziosi. Ebbene, la dedica diceva: “Howie (già, proprio Howie, ma lui se lo può permettere), hai comunque torto – Alex”.

Ancora una volta, il vecchio bandito aveva avuto l’ultima parola.

Los Angeles, da qualche parte
Howard Victor Chaykin

*Questo articolo è l’introduzione al volume Zorro – L’integrale di Alex Toth (QUI alcune pagine in anteprima), pubblicato da Nona Arte.

Howard Chaykin è sceneggiatore e disegnatore di fumetti. Tra le sue opere più famose, American Flagg!Black KissTime².

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