La nuova scena fumettistica pisana, “capeggiata” dal nostro Tuono Pettinato, conta all’attivo molti giovani autori (come Francesco Guarnaccia, Silvia Rocchi, Alice Milani) impegnati nel campo del fumetto indie, ma non manca nemmeno un talento apprezzato nel mondo dei comics seriali statunitensi.
Entriamo nello studio di Giovanni P. Timpano, disegnatore con all’attivo diverse storie di The Shadow (Dynamite) e attualmente al lavoro per Image/Top Cow.
A che progetti stai lavorando attualmente?
In questo momento sto lavorando su diversi fronti: per quanto riguarda il fumetto sto ultimando Eclipse, miniserie di fantascienza per la Image/Top Cow. Al termine di questa disegnerò qualche numero di uno dei super-gruppi storici della Image per poi realizzare una seconda miniserie originale sempre per loro.
Sul lato cinematografico sto realizzando una serie di immagini per la pre-produzione di un film prodotto in Cina. E’ una cosa del tutto nuova per me, ma molto divertente e che dà soddisfazioni.
Per non farmi mancare nulla sto anche realizzando un videogioco per IOS in collaborazione con un amico sviluppatore.
Che strumenti e tecniche usi per disegnare?
Ne uso tanti, pure troppi, che non vuol dire che son bravo ed esperto, anzi è una forma di schizofrenia che ti porta ad avere uno strumento favorito per ogni tipo di cosa/superficie/oggetto che disegni (solitamente quelli bravi riescono a fare tutto con uno/due strumenti). Sintetizzando uso molto le classiche Pigma Micron, e Copic Multiliner per le linee piccole, Copi Ciao e Tombo per la roba grossa, ed infine Fude pen di vario tipo per le pennellate e la roba più sporca. Disegno sulla classica Fabriano da 200gm, liscia o ruvida a seconda del progetto, mina blu per le matite.
Sul fronte digitale ho una tavoletta grafica Wacom Intuos, più che altro perché il mouse mi ricorda costantemente che soffro di tendinite, non perché disegno molto in digitale. Delle mie pagine giusto un 10% è realizzato a Photoshop, qualche texture o qualche effetto particolare, altrimenti da qualche mese cerco di fare tutto a mano. Sempre sul fronte digitale uso molto software come Sketchup o Poser per modelli 3D di auto, palazzi, interni ecc., ma spesso anche per particolari ombre sul viso o pose.
Hai delle abitudini da rispettare prima di metterti al lavoro?
Non ho delle particolari abitudini da rispettare prima di mettermi al lavoro, tutto il mio lavoro è un abitudine particolare e non lo dico in senso dispregiativo. Io del fumetto, per come lo intendo io, amo la serialità, la produzione continua, giorno dopo giorno, tavola dopo tavola, numero dopo numero. E’ una cosa poco “artistica” da dire, ma per me qualità e quantità vanno a pari passo, cerco sempre di fare il meglio che posso ma anche il più che posso.
Quali sono per te gli autori e le opere di riferimento?
Ce ne sono tantissimi ma spesso dipende dal progetto. Per esempio, dopo aver lavorato due anni su The Shadow, serie che si prestava a chine pesanti e spesso sporche, ho sentito l’esigenza di alleggerire il mio tratto e schiarirlo, quindi ho approcciato il lavoro che sto facendo adesso per la Image con una linea chiara, guardando autori come Moebius e Geof Darrow, questo anche perché la natura sci-fi del progetto stesso si prestava a questa tecnica.
Altrimenti, in generale per me i punti di riferimento, oltre a quelli sopracitati, sono sempre Frank Quitely, John Cassaday, Bryan Hitch, Frank Miller e Jack Kirby. Di conseguenza le opere che uso a mo’ di bibbia sono i vari Authority, Ultimates, Astonishing X-Men, All Star Superman, Planetary e tutto ciò che Miller e Kirby hanno fatto nella loro carriera.
Nello studio tieni un oggetto a cui sei particolarmente affezionato?
Sarà perché questo studio ha solo pochi mesi di vita, ma non c’è ancora nulla di particolare al suo interno. C’è forse che non è il mio unico studio, perché se tre giorni a settimana li passo in casa a lavorare sugli schizzi e sulle matite, gli altri tre li passo in uno studio esterno a chinare ciò che ho fatto a casa. È un open-space dove ognuno fa il suo mestiere (perlopiù programmatori, sviluppatori di app, web-designers, ecc.), ma perlomeno in compagnia, per non soffrire troppo dell’imbarbarimento da eccesso di solitudine. Io lo consiglio, è un ottima terapia!