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Adrian Tomine ha fatto piangere Chris Ware

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Killing and Dying, il nuovo libro di Adrian Tomine, sta ricevendo un ampio consenso positivo sia dai lettori che dalla stampa, specializzata e non. Tra i fan più in vista dell’autore c’è Zadie Smith, scrittrice inglese che appare nel retro di copertina e nei ringraziamenti del libro. In realtà, Tomine ha dichiarato di non avere mai avuto modo di conoscerla e che il suo coinvolgimento è frutto di un’idea dell’editore che, dopo aver letto un’intervista alla Smith in cui parlava della sua passione per Tomine, l’ha contattata per chiederle una citazione. «Poverina» è stato il commento di Tomine. «Probabilmente ha pensato: “Perché dico cose carine sulle persone e poi queste se ne approfittano?”».

KillingandDyingTOMINE

Chi invece sembrerebbe genuinamente interessato a incensare Tomine è Chris Ware. Infatti, l’autore di Jommy Corrigan ha recensito Killing and Dying sulle pagine del Guardian. Dopo Una lieve imperfezione, «un lavoro emotivamente ricco e complicato che ci ha impressiono tanto da farci mandare a memoria il suo nome», e le copertine per il New Yorker, Tomine è tornato con una raccolta di sei storie brevi. Non una semplice antologia di racconti, ma un’opera compatta che dialoga internamente sui concetti di empatia e società post-coloniale, esponendo i pregiudizi taciti dei personaggi senza valutarli moralmente e cercando in loro il bene, siano essi spacciatori o padri padroni.

Ware spiega che «in qualità di fumettista serio, ha sempre sperato di creare o leggere ‘Quel Libro’: un libro che può essere fruito da una persona con mentalità letteraria che di solito non leggere fumetto; un libro che non richiede spiegazioni o scuse preventive e sia sviluppato a sufficienza da parlare per sé. I fumetti hanno fatto tanta strada negli ultimi venticinque anni, trovando un pubblico adulto con gli autobiografici Maus, Pesepolis e Fun Home. Ma per qualche ragione, la narrativa seria a fumetti non si è imposta nello stesso modo dell’autobiografismo a fumetti.» Un problema che Daniele Barbieri aveva già analizzato su queste pagine e che si collega alla relazione tra fumetto e altri mezzi artistici, stranamente sottolineata da altre recensioni di Killing and Dying: lo stesso Guardian aveva già pubblicato un articolo su Killing and Dying in cui Tomine veniva definito l’Alice Munro dei fumetti, mentre Details riduce l’opera a «tutto quello che stava per essere il cinema indipendente anni novanta, solo con un’estetica migliore».

tomine

Ware, che pure ha mischiato autobiografismo e finzione come pochi altri, lamenta l’affermazione di una narrativa di finzione per adulti. «Ma Killing and Dying potrebbe essere ‘Quel Libro’ che cercavo», aggiunge.

Tra i punti forti del lavoro di Tomine compaiono la semplificazione delle espressioni, le informazioni fornite dagli sfondi e l’uso del colore, nonché il gioco sulla closure: «lo spazio tra le vignette è correlato alle sapienti intuizioni di questo artista maturo; sa esattamente quale espressione facciale e quale gesto usare mentre i personaggi tentano di convincersi della loro autenticità o dei loro obbiettivi. È il lettore a creare le connessioni più importanti. Le omissioni di Tomine non sono pretenziose, sono il lavoro di uno scrittore sicuro che riflette su come noi stessi interpretiamo per convenienza eventi e persone dalla mostra memoria, al fine di costruire le narrazioni che avremmo voluto veder accadere».

La parte migliore del libro, per Ware, è la storia che dà il nome alla raccolta, Killing and Dying: «la miglior storia breve a fumetti mai scritta/disegnata. Il lettore sperimenta simpatia, repulsione, amore, odio e frustrazione per tutti e tre i personaggi e Tomine inietta più vita umana in queste ventidue pagine di quanto molti romanzieri riescano a fare in duecento. Come la vita, le migliori storie non restituiscono un senso di compiutezza, ma si aprono all’incerto. Killing and Dying fa proprio questo. Poche opere d’arte in qualsiasi mezzo espressivo mi hanno fatto piangere, ma le ultime quattro vignette di questa storia l’hanno fatto. È una storia che si insinua in profondità, nel posto da cui arrivano le storie, e non c’è modo di uscirne senza rompere qualcosa all’interno. Vi verrà voglia di abbracciare vostro figlio o vostra moglie».

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