Lo scorso anno usciva Golem, il primo graphic novel di LRNZ. Un lavoro costato all’autore una quantità di tempo e lavoro davvero considerevoli, soprattutto in virtù di una gestazione ultradecennale. Finalmente il disegnatore romano riusciva a dare forma a una storia che si portava dentro dai tempi del liceo, prendendosi tutto lo spazio possibile per cesellarla nel migliore dei modi. Così, aldilà della vicenda personale dietro a quelle pagine, le aspettative erano state molto alte. Doveva essere l’esordio col botto – dopo anni di collaborazioni e lavori in altri campi – di una delle personalità più atipiche dell’industria italiana del fumetto. L’opera che ne avrebbe decretato lo status di autore di primo piano. E in effetti le cose sono andate come dovevano.
Eppure, nonostante il maniacale lavoro di ricerca, la studiatissima regia, i simbolismi, la tecnica superlativa sfoggiata tavola dopo tavola, la confezione sublime e le trovate tecnologiche, la lettura non mi aveva convinto appieno. Qualcosa proprio non andava. E mettere a fuoco quel granello di sabbia in grado di inceppare un meccanismo così ben progettato era piuttosto difficile.
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Facciamo un salto fino ai giorni nostri. Da poche settimane è stato presentato Astrogamma. La raccolta di un precedente fumetto di LRNZ serializzato tra il 2006 e il 2013 sulle pagine del glorioso antologico – basti guardare il percorso dei singoli partecipanti da allora sino a oggi – Hobby Comics. Un lavoro tanto acerbo quanto incontenibile, capace di farmi finalmente capire cosa c’era che tarpava le ali al libro precedente (o successivo, dipende da che punto di vista lo si guarda).
Ecco: la lunga lista di aspetti positivi riportati due paragrafi sopra, in realtà, non andava introdotta dalla congiunzione concessiva “nonostante”, bensì dalla causale “per via”. Detto in parole povere: Golem è un fumetto troppo leccato e rifinito in ogni suo aspetto, per quello che deve effettivamente dire. Ti spinge ad aspettative così enormi da offuscare i veri aspetti positivi, spostando l’attenzione su trovate grandiose ma in fondo non così cruciali (come i vari, sfiziosi loghi delle multinazionali, o la progettazione delle spettacolari maschere dei ribelli).
Per fortuna Astrogamma rappresenta la nemesi perfetta, l’esatto contrario dell’approccio di Golem. Via la gratuita stratificazione di contenuti, via le raffinatezze di sceneggiatura e la voglia di metterci sempre qualcosa in più. Spazio invece a un purissimo ed essenziale tokusatsu in chiave romana. Interpretato da un disegnatore dalla classe cristallina, innamorato perso del materiale di partenza e intenzionato a dire la sua senza macchiarsi con la solita scappatoia dell’omaggio o della parodia.
Astrogamma parla di insetti giganti e di ragazzini capaci di trasformarsi in enormi lottatori dotati di un incredibile arsenale di mosse. E tutto in maniera assolutamente seria – paradossalmente molto più che nei vari Ultraman originali – e drammatica. Molto, molto drammatica. L’inesperienza che LRNZ aveva, all’epoca, in fase di sceneggiatura, lo fa propendere per una scelta continua e reiterata di soluzioni a effetto. Da questo punto di vista ciò che stringiamo tra le mani è un piccolo bignamino dell’effetto speciale a fumetti: enormi splash page, vignette scontornate, griglie sghembe, stilizzazioni, onomatopee invadenti, giochi con i toni di grigio e linee cinetiche come se non ci fosse un domani. Non bisogna essere Scott McCloud per capire che, perseguendo una strada come questa, si rischia di finire per camminare su un terreno scivoloso e fragile quanto la superficie di un lago ghiacciato. Basta un passo falso per creparne la delicata superfice e scomparire nelle gelide acque sottostanti. Proprio come succede in quei film dove gli attori paiono in grado di comunicare solo urlandosi addosso, di scena frastornante in scena ancora più frastornate. Magari ne esce un bel lavoro adrenalinico e carico di testosterone, ma molto più probabilmente si risulterà ridicoli e puerili (vedi l’incredibile trailer di Nuovo Ordine Mondiale. Andate direttamente a 1:15 e guardate voi se la lastra di ghiaccio non solo si è frantumata, ma proprio vaporizzata). Eppure, una volta tanto, il gioco – l’accezione ludica è voluta e dotata di tutta la nobiltà possibile – funziona.
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Prendere un filone narrativo noto per la sua essenza camp e traslarlo in un’ottica di narrazione ipertrofica sarebbe già da sé un esperimento interessante. Una cosa del genere, però, ce la si immaginerebbe da esponenti underground come Benjamin Marra o Michel Fiffe. Perfetti nello sfoggiare brutalità e un certo gusto ‘ignorante’ per l’azione secca e dotata di forte impatto fisico. Con LRNZ, invece, abbiamo a che fare con un designer e illustratore commercialmente affermato, votato alla ricerca della bellezza e dell’eleganza in ambiti molto competitivi. Decisamente un altro sport, rispetto al grottesco o alla ruvidità dei disegnatori appena citati.
Assistiamo così all’ennesimo ribaltone di prospettiva, capace di generare interesse nei confronti di un volume che, di primo acchito, avrebbe avuto poco da dire. A una sceneggiatura che più che minimale appare povera, corrisponde una riflessione sulla messa in scena frutto di una foga andata persa tra le minuzie di Golem. Astrogamma sarebbe stato solo un fumetto qualsiasi e per di più senza il minimo barlume di originalità in fase di scrittura, se non fosse così improntato all’accelerazione continua, così estetizzante per il puro gusto di esserlo e così testardo nella gestione del ritmo. E per di più a gestire questa rude carica di energia non è il Johnny Ryan di turno, ma il LRNZ delle copertine di Long Wei, degli artwork per Kenobit, delle animazioni di The Dark Side of the Sun, delle illustrazioni per Murakami Haruki, e di tutta un’altra lunga serie di lavori eccezionali. Un cortocircuito che rende questo volume un concentrato di pura forma, in grado di stare in piedi senza pedanti spiegoni parascientifici, soporifere mitologie o subplot di dubbio interesse.
Si tratta solo di coleotteri fuori misura, impegnati a tranciare poveri innocenti. Di onde energetiche sparate incrociando le braccia in improbabili coreografie alla Eiji Tsuburaya. Di onomatopee scritte con font che ricordano spietati videogiochi picchiaduro di scuola nipponica. Materiale che solo chi ha vissuto gli ultimi trent’anni sotto un sasso potrebbe continuare a considerare ‘basso’. Astrogamma reinterpreta questo spicchio di immaginario collettivo per quello che è. Lo rappresenta al limite massimo delle sue possibilità senza aggiungere il minimo accenno di profondità, di visione adulta o pretenziosità d’autore. Lo scheletro perfetto su cui costruire un grande fumetto d’azione, senza il peso – e la paura – di farlo apparire per qualcosa che non è.
Astrogamma
di LRNZ
Bao Publishing, 2015
16o pagine, 23,00 €