Dopo la ristampa aggiornata di Quaderni ucraini, Igort torna in libreria con un altro capitolo del suo personale viaggio-indagine nella storia dell’URSS. Quaderni russi – originariamente pubblicato da Mondadori nel 2011 – penetra nel cuore della ex Unione Sovietica partendo da un particolare fatto scatenante, l’assassinio della giornalista Anna Politkovskaja, avvenuto nel 2006.
La Politkovskaja, che pagò il suo strenuo impegnò contro le ingiustizie della nuova “democratura” russa – così viene definitiva l’attuale “non democrazia” che vige in Russia per mano di Putin – è il filo conduttore di tutto il libro, personaggio e device narrativo umano che trascende il fulcro biografico o cronostorico del libro.
Sconvolto dalla morte della giornalista, Igort ripercorre le orme dell’attività professionale della donna. Si reca a Mosca sui luoghi della vita di lei; a Parigi incontra la traduttrice delle edizioni francesi dei libri della donna, e raccoglie le sue conoscenze dirette.
Mostrando la vita e l’attività di un personaggio così impegnato nel raccontare e scandagliare la vita politica della Russia, Igort illustra da angolazioni complesse e scomode – e anche inedite al grande pubblico – la storia degli ultimi decenni di un paese in conflitto con sé stesso, dove l’informazione è falsata per offuscare la realtà intorno a numerosi fatti e intrighi. L’attenzione si concentra attorno alle vicende della guerra in Cecenia, con i suoi soprusi e genocidi negati perpetrati dall’esercito russo.
In parte si mostra ciò che è stato testimoniato dalla Politkovskaja, le sue indagini e la sua esperienza, li si conferma e contorna del commento di chi la ha conosciuta e arricchisce di testimonianze; a differenza del lavoro svolto nei Quaderni Ucraini, dove la ricerca di Igort è di prima mano, frutto di una lunga esperienza e documentazione sul campo. Lì il vissuto dei luoghi e delle persone si intreccia col vissuto del narratore (che incontra persone, le conosce lentamente); qui l’“historytelling” di Igort sta nel raccogliere elementi, comporre un puzzle, meno nello scavare personalmente nelle esperienze collettive e nella Storia. Quindi perché aggiungere questo ulteriore documento – questi quaderni – che in alcune riprese appare di seconda mano?
La risposta sta probabilmente nella determinazione che Igort intravede e ammira nella Politkovskaja, e in quanto triste sia il fatto che il suo immane sforzo non sia bastato a portare a tutti la verità. Igort sente probabilmente di voler continuare – con i propri personali mezzi – il lavoro e l’esempio della giornalista. Lo fa illustrando ciò che la Politkovskaja aveva raccontato nei suoi articoli e ciò che aveva vissuto in prima persona; vicende anche non documentabili fotograficamente vengono qui affidate al disegno. Sono fatti estremamente crudi e brutali, che rendono la lettura non facile (descrizioni di torture fisiche esplicite) ma che, per quanto incredibili, necessitano di essere raccontati.L
È probabilmente per la maggior vicinanza storica o proprio per la crudezza delle vicende che il segno dell’autore si fa qui più asciutto che mai. Le tavole dalle soluzioni grafiche complesse e audaci sono minori rispetto a Quaderni Ucraini; c’è necessità di non tradire fatti così vicini nel tempo e c’è meno margine di interpretazione. Seppur nella varietà dei registri – dal colore predominante in tavole dalla griglia ben squadrata a pagine in bianco e nero tratteggiato – si nota come il segno di Igort sia particolarmente asciutto, sottile, e chiaro. Quando mostra ciò che ha visto di prima mano (la visita al palazzo di Anna, gli incontri con la traduttrice), la linea è estremamente chiara, pochi ed essenziali i dettagli, inesistente il tratteggio. Quando si raccontano le violenze non si risparmiano dettagli, ma nemmeno si manca di aggiungere emotività, sovrapponendo figure e rasentando l’astrazione, col fine di evocare l’inquietudine degli animi coinvolti (fino a citare un’opera iconica del rappresentare la guerra in arte, cioè Guernica di Picasso).
A tutte queste immagini si intrecciano riflessioni su grandi figure della storia russa (tra tutte Fëdor Dostoevskij e Lev Tolstoj) e il loro ruolo nella crescita culturale del paese, con le loro voci inascoltate all’epoca e il loro esempio non abbastanza seguito oggi. Queste parentesi nella narrazione del contemporaneo sono un momento di respiro e di riflessione contro la cronaca del presente, per poi arrivare in chiusura a una fuga senza speranza in Siberia, fino a citare in fondo un breve racconto che celebra il viaggio e alcune tavole mute che sono di nuovo un disperato inno alla determinazione (con la rappresentazione di una disperata camminata nella neve).
Quaderni russi
di Igort
Coconino Press, 2015
brossura, 176 pp., colore
18,50€
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