Se leggete lentamente quanto me, la fruizione di un numero di Lumberjanes vi prenderà al massimo 7/8 minuti. Dieci, se proprio non riuscite a mantenere una sufficiente concentrazione per più di un paio di tavole consecutive. Eppure, una volta chiuso l’albo (o, più probabilmente, il trade paperback, in quel caso moltiplicate il tempo per quattro) sarete molto più soddisfatti di come potreste pretendere di essere dopo la lettura di certi mattoni da centinaia di pagine.
QUI un’anteprima di Lumberjanes vol. 1.
Parliamoci chiaro: per quanto il reale target di questo titolo sia lontano dalla vostra età anagrafica, non esiste che non ne usciate dalla lettura perlomeno divertiti. Se poi siete sulla giusta lunghezza d’onda, potreste dirvi addirittura compiaciuti. E in attesa della prossima raccolta, perfino. La cosa potrà anche sorprendervi, ma lasciate che sveli un piccolo segreto: non siete i soli.
Questa minuscola serie è passata da esperimento da parte di Boom Box! (linea dell’editore Boom! Studios dedicata ai più giovani) a fenomeno editoriale in meno di otto numeri – quanti ne erano previsti all’inizio, prima di passare a ongoing – raccogliendo consensi sia dal grande pubblico che dalla critica più seria. Come è possibile che le avventure di queste cinque scout possano piacere a così tanta gente diversa tra loro? Da fresco appassionato, posso solo fare qualche ipotesi a caldo.
Partiamo dai personaggi. Sono davvero poche le serie dove TUTTI i protagonisti sono davvero grandiosi. Lumberjanes fa parte di quelle, anche in virtù dell’unione perfetta tra design e sceneggiatura. Abbiamo il leader, poco carismatico ma molto riflessivo e portato alla risoluzione degli enigmi. La bambolina dagli scintillanti occhi enormi, dotata di una forza da scaricatore di porto. L’inquieta arciera e il suo fedele procione. La punk, romantica e dalle idee inconcludenti. E, tanto per non farsi mancare niente, la bestiolina incontenibile e imprevedibile (pensate ad Animal dei Muppets, ma senza peli). A questo si aggiungono un cast di comprimari davvero riusciti, privi di luoghi comuni o di banalità. Tutti graficamente realizzati con pochi, incisivi tratti. A dimostrazione di questo, vi assicuro che tutte le caratteristiche caratteriali appena riassunte potrebbero essere dedotte anche solo osservando le pagine di un numero qualsiasi, senza leggere un solo balloon. Più o meno quello che dovrebbe succedere in ogni fumetto, anche se troppo spesso lo si dimentica. Già solo per questo aspetto Lumberjanes si guadagna una medaglia sul campo, fiero della sua essenza di fumetto per ragazzi e tanto consapevole da sfruttarne ogni aspetto a suo vantaggio (la semplicità del disegno, sintetico ma non sciatto o povero).
In secondo luogo non è difficile ammettere come sia proprio l’idea dietro alla serie a essere una bomba. Un campo estivo, bizzarri fenomeni paranormali, l’avvio di quest che paiono pescare a piene mani da classici come The Legend of Zelda (i dungeon a enigmi, le statue con pietre luminescenti incassate nel petto a fare da chiave per porte altrimenti inamovibili, il ritrovamento dell’arco come passaggio fondamentale per procedere, …). Una deriva appetitosa, resa ancora più intrigante dalla ricerca di un bizzarro realismo. Mi spiego meglio. Nonostante gli avvenimenti decisamente sopra le righe appena elencati, le Nostre protagoniste non diventano delle impavide avventuriere, ma rimangono ciò che sono all’inizio della storia: scout. Con tutto quello che ne consegue. Così, al di là di yeti un poco snob e di minacciosi labirinti sotterranei, ci saranno da affrontare uscite in canoa e gite botaniche. Aspetti della vita estiva ben più temibili di qualsiasi esperienza sovrannaturale, no?
In ultimo abbiamo una scrittura e una messa in scena brillanti, mai banali e di una leggerezza formidabile. Nonostante il target giovanile spesso i meccanismi comici volano altissimo – sia nelle parole che nei disegni – evitando l’effetto gag e virando verso i toni della commedia brillante. Anche in questo caso il team di autori dimostra tutto il suo rispetto per il lettore, non prendendolo mai in giro con terrificanti spiegoni o giochini ombelicali. Lo stile grafico è moderno e mai derivativo, certamente debitore dell’animazione più in voga, ma è anche dotato di un carisma e di uno stile proprio. Più spigoloso di un Bee and PuppyCat e di tutto il resto della combriccola di Cartoon Network (nonostante Brooke Allen provenga proprio da lì), si avvicina piuttosto alla ricercatezza di autori come Sam Bosma o Luke Pearson. Sebbene la struttura narrativa non sia nulla di ché e la risoluzione degli eventi un tantinello frettolosa – eufemismo doveroso – il sorriso ci rimane sempre ben stampato sulle labbra. Forse perché la trasparenza di questo progetto è tanto palese da essere parte integrante dei suoi aspetti positivi.
Mi rendo conto di aver scritto una recensione fin troppo di parte, sbilanciata verso un eccesso di entusiasmo che i più cinici troveranno (e magari a ragion veduta) fuori luogo. Il fatto è che, trovandosi ad essere lettori di fumetti in un’epoca basata su ridondanti proclami di grandezza, annunci criptici e continui rilanci verso chissà quali lidi di innovazione (o verso radici ormai decomposte) è davvero piacevole trovarsi tra le mani un fumetto per ragazzi purissimo. Nato per essere quello che è, senza troppe sovrastrutture. Partendo da un’idea del tutto inedita, adatta a tutti senza essere frutto del becero populismo o delle ridicole richieste del fandom, e portandola avanti mese dopo mese verso un successo al quale pochi avrebbero creduto. In un periodo di contrazione come questo, in cui l’età media del fruitore di intrattenimento pare sempre più alta (fateci caso: all’ultimo E3 di Los Angeles, per esempio, quanti videogiochi non VM 16 o 18 sono stati presentati?), se si vogliono attirare nuovi lettori – soprattutto tra fasce che non hanno mai sfogliato le pagine di un albo – non mi pare così avventato pensare che questa sia la strada più efficace.
Lumberjanes vol. 1
di Noelle Stevenson, Grace Ellis e Brooke Allen
Bao Publishing, 2015
128 pagine, 14,00 €