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Lo scaffale di Cristina Portolano

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Per la rubrica Lo scaffale di…, a commentarci le sue letture più recenti, questa settimana ospitiamo Cristina Portolano, giovane fumettista e illustratrice di Napoli che ha collaborato con le più importanti etichette di autoproduzione degli ultimi anni come Ernest e Delebile. Ha collaborato inoltre con varie riviste, tra cui Repubblica XL Freak out Magazine (per il quale ha realizzato una serie di ritratti di musicisti). Il suo primo libro uscirà invece nel 2016 per Topipittori. Nel 2014 ha vinto il Premio Carlo Boscarato come “Autore Rivelazione” al Treviso Comics Book Festival.

Mostri n. 13, di Aa.Vv. (ACME)

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Ho ricomprato da poco dei fumetti che leggevo da piccola. Questo mensile (insieme a Ziotibia, Splatter, Dylan Dog, Cattivik, Lanciostory e Skorpio) circolava liberamente a casa mia nei primi anni ’90, quando avevo più o meno 5 anni, e nessuno mi impediva di leggerlo. L’orrore e lo splatter facevano parte della mia vita da bambina come la violenza di un videogioco come GTA fa parte della quotidianità dei bambini di oggi. A ognuno i suoi confini da scavalcare e limiti da superare.

Grazie a questi albetti popolari brutti potevi leggere delle storie bellissime e una varietà di segni assurda (da Attilio Micheluzzi a Fabio Valdambrini) che aprirebbe il cervello di qualunque bimbetto, per non parlare di Carlos Trillo con Chiara di notte e Cybersix, che mia madre comprava regolarmente. Certo non erano fumetti molto educativi, vista la massiccia dose di sangue e sesso, ma sono molto contenta di averli avuti tra le mani, non sarei la persona che sono oggi se avessi letto solo il giornalino di Minnie.

Minni e Company, di Aa.Vv. (Walt Disney)

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Perché ok Topolino, ma io sono femmina e in Minni mi ci potevo identificare di più! Penso di aver letto gli storici Silvia Ziche e Giorgio Cavazzano soltanto su queste pagine, le storie moralizzanti e buoniste non le ho mai amate, però il giornalino di Minni per me all’epoca era il massimo del femminismo e dell’emancipazione!

Sandro, di Alice Socal (Eris Edizioni)

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Al Comicon di quest’anno ho comprato soltanto questo fumetto. Io e Alice abbiamo iniziato l’Accademia di Belle Arti di Bologna nello stesso anno. Poi, dopo aver frequentato un workshop con Stefano Ricci, lei se n’è andata a vivere ad Amburgo. In questo suo secondo fumetto lungo (il primo è Luke di Giuda Edizioni, un’altra piccola perla nel mercato italiano), ma più maturo e completo rispetto al primo, ci vedo Amburgo (dove sono stata una volta) e la nebbia veneta. L’oca tricefala che ti sprona alla rovina, l’amico d’infanzia che ce la fa, ma che a volte anche no.

Frances: L’intégrale, di Joanna Hellgren (Cambourakis)

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Credo di amare molto le storie che trattano temi come la condizione della donna, della famiglia, dei pregiudizi e delle scelte individuali. Oltre alla narrazione e alle storie di Joanna mi piace moltissimo il segno, a matita, per niente realistico, efficace come pochi. Anche se cupo e spigoloso è un segno in cui traspare la gioia del disegno e per me dovrebbe essere così sempre. Anche se disegni la violenza, la tristezza, devi compiacerti di quanto la stai disegnando bene, proprio come tu avresti voluto vederla.

Una stella tranquilla, di Pietro Scarnera (Comma22)

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Pietro per me è bravissimo. Narrativamente ed esteticamente mi colpisce sempre. Al liceo non leggevo niente tranne fumetti, per questo, chiunque riesce a colmare un poco queste mie lacune letterarie e mi fa venire la curiosità di studiare un argomento o un personaggio merita la mia stima. Per  me è come sopperire alle lezioni di storia e italiano in cui avevo la testa da un’altra parte. Ho conosciuto attraverso i fumetti scrittori, periodi storici, città lontane e Pietro mi ha fatto conoscere Primo Levi. Questo libro uscirà tra poco anche in Francia per le Editions-Rackham.

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