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Nello studio di Silvia Rocchi

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Questa settimana, per la rubrica #tavolidadisegno, a raccontarci e mostrarci il suo angolo di lavoro c’è la fumettista pisana Sivia Rocchi, già autrice di L’esistenza delle formiche (biografia di Tiziano Terzani per Becco Giallo, 2013) e Ci sono notti che non accadono mai. Canto a fumetti per Alda Merini (Becco Giallo 2012).

Leggi l’anteprima di Il segreto di Majorana.

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A che progetti stai lavorando attualmente?

Ho finito da poco di lavorare a Il segreto di Majorana, un fumetto ispirato alla vicenda di Ettore Majorana, il noto scienziato scomparso nel 1938. La storia è sceneggiata da Francesca Riccioni (già autrice di Enigma. La strana vita di Alan Turing, disegnato da Tuono Pettinato. NDR), ed è appena uscito per Rizzoli Lizard. Stiamo lavorando alla promozione del libro per garantirne al meglio la diffusione, saremo presenti al Comicon di Napoli e in altri festival.

In più sto preparando dei disegni di grande formato a tecniche miste ispirati ai protagonisti del libro per l’esposizione delle tavole originali del libro prevista per il prossimo 15 maggio alla galleria Adiacenze di Bologna.

Inoltre sto progettando i nuovi volumi della collana Coppie Miste, che pubblichiamo annualmente con il gruppo di disegnatori di cui faccio parte, La Trama.

Con Alice Milani invece stiamo definendo il nostro fumetto dal titolo Tumulto, un racconto che ha già un corposo storyboard, ispirato al viaggio in moto che abbiamo compiuto lo scorso giugno in giro per i Balcani.

Dei disegni preparatori per Il segreto di Majorana
Dei disegni preparatori per Il segreto di Majorana

Che strumenti e tecniche usi per disegnare?

Come vedi dalle foto in analogico uso di tutto, matite, grafite, pastelli, acrilici, inchiostri ad acqua e ad olio. Come tecniche grafiche oltre a quelle strettamente pittoriche, lavoro facendo delle tracce su plastiche inchiostrate uniformemente (monotipia) e in incisione su legno (xilografia).

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Hai delle abitudini da rispettare prima di metterti al lavoro?

No, cerco solo di tenere un minimo in ordine l’ambiente dove lavoro, ma non ho rituali o abitudini precise. Mi piace, come a tutti, concentrarmi molto bene, essere completamente dentro quello che sto facendo; per questo, quando non lo sono, anziché far finta di lavorare preferisco non avvicinarmi neanche allo studio.

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Quali sono per te gli autori e le opere di riferimento?

Uno su tutti da sempre, il lavoro di Lorenzo Mattotti, Stigmate mi aprì la mente quando lo lessi. Una lista random: Mario Schifano, Bernie Fuchs, Felice Casorati, Mara Cerri, Mila Plaickner, Brecht Vandenbroucke, Olivier Deprez, Alberto Breccia, Danijel Žeželj. Più in generale direi tutti gli autori che fondono i diversi mezzi e gli stilemi, senza limiti di sorta.

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Sulla scrivania tieni un oggetto a cui sei particolarmente affezionata?

Questo fantastico appunta matite a pile a forma di mela. Alcuni amici me lo regalarono per il mio compleanno tre anni fa, in pieno rush finale per chiudere il mio primo libro, la biografia di Alda Merini, Ci sono notti che non accadono mai, uscito per Beccogiallo. Il bigliettino allegato al regalo recitava: «visto che devi fare 40 tavole in due settimane, almeno non farai fatica ad appuntare le matite!».

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