Elektra è sicuramente uno dei personaggi più interessanti dell’universo fumettistico supereroico. Figlia di un ambasciatore, avversaria e amante di Matt Murdock, spietata killer a pagamento, la bella e letale ninja greca non ha avuto però molta fortuna in altre mani se non in quelle del proprio creatore Frank Miller, che la inserì nella continuity di Devil a partire dal 1986 e che la rese protagonista di tre splendidi e insuperati storyarc.
Il resto della sua storia fino ad oggi è in linea con i tentativi di rilancio di molti personaggi minori operata dalla Marvel nel corso degli ultimi anni. L’ultimo esperimento che si muove in questa direzione è proprio quello rappresentato da Linea di Sangue e che porta le firme dello sceneggiatore W. Haden Blackman e del disegnatore Mike Del Mundo. L’operazione, va subito detto, non è riuscita.
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Blackman, conosciuto principalmente per il suo lavoro sull’universo fumettistico di Star Wars, confeziona una storia che definire di servizio sarebbe esagerato, gestendo il pur interessante personaggio allo stesso tempo sia con la filologica pedanteria del fan, sia attraverso un grigio approccio aziendalista.
Elektra, con il suo invariato carico di tormenti personali, accetta di braccare Capo Corvo, il più spietato killer disponibile sul mercato, per proteggerlo da chi sta cercando di ucciderlo. Renderle il lavoro particolarmente difficile – ma naturalmente non troppo – sarà compito di Labbra Insanguinate, una sorta di versione orrorifica dell’Animal Man della DC, rivisto e corretto dopo la riscrittura operata da Jeff Lemire, autore nei cui confronti Blackman ha più di un debito.
Una classica storia di caccia all’uomo, insomma, che Blackman affoga però di parole e di superflui momenti introspettivi, che non solo rendono l’azione terribilmente difficile da seguire, ma che impediscono di interessarsi, anche superficialmente, al destino dei protagonisti e, in particolare, della protagonista, che meccanicamente arranca fino all’ultima pagina, senza riuscire, mai, a risultare davvero viva.
Il canadese di origini filippine Mike del Mundo, partendo da questo materiale, fa quello che può. Affermatosi negli ultimi anni come uno dei migliori copertinisti sulla scena, un artista capace giocare con le immagini in modo davvero creativo, moderno e ambivalente, superando, dall’interno, i limiti imposti dai codici comunicativi che il fumetto mainstream si impone. forzandoli attraverso soluzioni e suggestioni in parte anche inedite, in questa prova come storyteller compie un importante passo indietro, per ragioni in certa misura anche necessarie e comprensibili. Anzi, ci sarebbe stato quasi da sperare, guardando le sue tavole, in un compromesso anche più radicale.
La scelta di Del Mundo, invece, si ferma in un’ambigua e insoddisfacente posizione a mezza strada che rende il suo stile arty poco efficace e già vecchio, contribuendo inoltre a rallentare ancor di più, e immotivatamente, il lisergico ritmo imposto dal suo sceneggiatore. Bisogna dire che anche molte opere fortemente sperimentali e dallo stile pittorico create in ambito supereroico – dietro cui del Mundo si nasconde e con cui, inevitabilmente, si confronta – prima fra tutte Elektra: Assassins, dirompenti e perfino disturbanti al momento della loro creazione non sempre, a riprenderle in mano oggi, appaiono invecchiate benissimo… anzi. Apparire però come il rappresentate di un’avanguardia finita trent’anni fa quando, altrove, si sono dimostrate tutt’altra tecnica e inventiva, è un’altra cosa.
Elektra – Linea di Sangue di del Mundo sembra l’infinito – e in parte fallito – tentativo di dimostrare le proprie capacita come narratore, andando oltre la fama già conquistata come illustratore.
Certo, non è aiutato dalla storia, che offre ben pochi spunti originali – se non forse nessuno – così come dall’ipergrafia di Blackman che, come detto, affoga l’azione, ma cambiare layout ogni tavola (spesso con risultati imbarazzanti) e rifuggire da una maggiore sintesi, anche quando necessaria, non serve a mascherare la semplicità dozzinale della narrazione. Anzi, gli sforzi di Del Mundo contribuiscono a sottolineare i difetti dell’opera, come se il disegnatore volesse distrarre il lettore dalla pochezza della sceneggiatura attraverso dei pezzi di bravura che però, oltre a contribuire alla difficoltà della sua fruizione, rallentandone ulteriormente la fluidità, risultano incredibilmente freddi e spesso e volentieri sovradimensionati rispetto alle vicende narrate.
Ci sono però dei momenti in cui il tratto di Del Mundo riesce a graffiare e stupire. In un paio di punti di questo volume, quando la narrazione scivola nei territori dell’allucinazione, il disegnatore è improvvisamente libero di condire il disegno con tutte quelle suggestioni che gli sono più proprie.
Svincolato dai limiti narrativi del fumetto di genere, che forse ancora non padroneggia con sufficiente sicurezza, e tornando nel territorio dell’illustrazione, il disegnatore esplode con feroce libertà, vomitando sulla pagina le proprie ossessioni, come se fino a quel momento fosse stato costretto a reprimerle troppo a lungo. Due momenti, però, seppur splendidi, non bastano a giustificare un’opera di cui è difficile sostenere la necessità.
Elektra – Linea di Sangue
W.Haden Blackman, Mike Del Mundo
Panini Comics
112 pp, 12 €