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7 autori di fumetti che lottano per la propria libertà

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Se alcuni fumettisti hanno perso la vita per il loro lavoro, altri stanno ancora combattendo contro i propri governi e la censura. Dati i recenti arresti di Zeon e Mohammed Sabaanah vale la pena ricordare alcuni casi simili (se non peggiori). Reporters without Borders ha passato in rassegna le vicende di alcuni fumettisti che hanno rischiato la loro vita per difendere la libertà di espressione.

Alì Farzat

aliferzat

Il 25 agosto 2011 Alì Farzat venne rapito mentre si trovava a Damasco. Le sue critiche al presidente Bashar al-Assad, in carica dal 2000 (e figlio del precedente governante, Hafiz al-Assad), si sono fatte via via più aspre in seguito allo scoppio della guerra civili siriana, attirando le ire del regime. Catturato da un gruppo che si ritiene fossero milizie governative, venne malmenato (gli uomini si assicurarono di recargli i danni maggiori alle mani, specialmente quella sinistra, con cui disegnava) e poi scaricato nei pressi dell’aeroporto cittadino, dove alcuni passanti lo soccorsero. Secondo Farzat, gli assalitori dissero che quello era solo un avvertimento affinché smettesse di deridere i leader siriani. Gli confiscarono persino la valigetta piena di disegni che aveva con sé. Ora Farzat vive nel Kuwait e continua a disegnare perché «sono nato per essere un fumettista, per oppormi ai governi che non svolgono bene il loro lavoro. È quello che faccio».

Ali Dilem

alidilem

«Da quando ho iniziato a disegnare ho sempre voluto dissacrare tutto. Le mie vignette sono come un grido di dolore che sputo sul foglio di carta.» È questo il credo di Ali Dilem, vignettista algerino attivo in Francia su giornali e programmi tv. Venti condanne, una fatwā e nove anni di reclusioni (ma le sentenze non sono mai state attuate) sono i frutti del lavoro di Dilem, che ha avuto l’onore di battezzare l’emendamento Dilem, un’integrazione del codice penale algerino del 2001 che prevede fino a dodici mesi di reclusione per offese agli organi statali (dal presidente della Repubblica all’esercito).

Lo scorso febbraio, dando la notizia della sua collaborazione con Charlie Hebdo, Jeune Afrique (via ArabPress) ricorda che «Le vignette di Dilem scuotono le coscienze, colpendo sia i poteri forti che l’indolenza del popolo. Il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika viene rappresentato come un nano incoronato con sparuti capelli biondastri e inchiodato sulla sedia a rotelle. I generali sono dei panciuti analfabeti dalle tasche gonfie di petrodollari, mentre i terroristi vengono raffigurati come boia lobotomizzati. E il popolo è un cane cui i potenti di tanto in tanto si ricordano di lanciare un osso con disprezzo.»

Lars Vilks

Larsvilks

Lo svedese Lars Vilks è salito alla ribalta per le famigerate caricature di Maometto del 2007. A oggi, Al-Qaeda offre una ricompensa di 100.000 dollari a chiunque uccida il fumettista che «ha osato insultare il Profeta» (più un bonus di 50.000 nel caso «lo si macellasse come un agnello»). Dal 2010 vive sotto scorta.

Vilks era uno degli obiettivi dell’attentato di Copenhagen del febbraio 2015. Intervistato a proposito da Repubblica disse: «Chi fa il mio lavoro aveva paura anche prima. Non è meglio o peggio. Semmai dopo la strage di Parigi il dibattito sulla libertà d’espressione si è fatto più franco. I terroristi non sono riusciti a impedirlo. Spero che questo ennesimo attacco, anziché far aumentare la paura, contribuisca ad ampliare la discussione: la libertà d’espressione è un tema fondamentale. Tutti devono prendere posizione netta al riguardo.»

Zunar

zunar

Zulkiflee Anwar Haque, conosciuto col nome d’arte di Zunar, è un artista malese che nel 2010 si è visto censurare il proprio libro di vignette politica sulla situazione del Perak, poi è stato arrestato con l’accusa di sedizione e ha dovuto ingaggiare una battaglia legale (ancora in corso) per difendersi. Nel 2012, a ridosso delle elezioni, il governo ha sequestrato tutte le copie delle sue raccolte e gli ha impedito di organizzare mostre o esposizioni sul suolo nazionale. Il 28 gennaio 2015, la polizia, senza esibire alcun mandato, ha fatto irruzione nel suo ufficio a Kuala Lumpur confiscando i suoi lavori e interrogando il suo staff.

Musa Kart

musakart

Nel febbraio 2014 il quotidiano turco Cumhuriyet pubblicò una vignetta di Musa Kart in cui il fumettista accusava l’allora primo ministro (ora presidente) Erdoğan di aver preso parte, come connivente, al riciclaggio di denaro sporco da parte di ufficiali del governo. Accusato di diffamazione, Kart rischiò nove anni di carcere; in sua difesa, il vignettista del Guardian Martin Rowson lanciò la campagna su Twitter #ErdoganCaricature con cui invitava gli artisti di tutto il mondo a disegnare caricature di Erdoğan. La campagna è diventata virale e, forse anche grazie all’attenzione posta sul caso, lo scorso ottobre il tribunale di Istanbul ha rigettato le accuse, anche se il presidente ha dichiarato di voler ricorrere in appello.

Aseem Trivedi

Aseemtrivedi

A causa della sua lotta contro la corruzione in India, Aseem Trivedi fu arrestato nel 2012, dopo aver aver fondato Cartoons Against Corruption, un sito di fumettisti uniti contro gli abusi statali e aver preso le parti di Raif Badawi, scrittore e blogger dell’Arabia Saudita condannato a mille frustate e dieci anni di prigione perché colpevole di ridda (apostasia dall’Islam). L’aver parodiato il simbolo nazionale dell’India, il capitello coi quattro leoni di Ashoka (trasformato in un quartetto di lupi assetati di sangue), gli costò diversi giorni di galera e, dopo il fatto, Trivedi cessò ogni attività. Ha ripreso in mano la matita soltanto dopo gli eventi di Charlie Hebdo, affermando che il suo era un gesto per smuovere i colleghi a non farsi intimorire.

Bonil

bonil

Dopo la promulgazione di una legge (LOC) che ha dato vita all’ufficio del Sovraintendente delle comunicazioni (Supercom), la censura in Ecuador si è fatta pressante. Nel febbraio 2014, il fumettista Bonil, all’anagrafe Xavier Bonilla, non si è però tirato indietro dal criticare la retate compiute in case di giornalisti da parte della polizia. Il governo ha multato il quotidiano che pubblica i lavori di Bonil, El Universo, con una sanzione di 90.000 dollari.

All’inizio del 2015, Supercom è tornato all’attacco chiedendo, con una reprimenda scritta, le scuse per una vignetta in cui si deridevano le scarse abilità oratorie e la balbuzie di Agustín Delgado, ex-calciatore ora membro dell’Assemblea Nazionale, il parlamento unicamerale dell’Ecuador. Secondo Freedom House, organizzazione che valuta il grado di libertà democratiche percepite in ciascun paese, la richiesta di «correzione delle pratiche da parte di Bonil», costituisce un esempio di censura da parte del governo di Rafael Correa.

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