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Topolino Gold Edition, le migliori storie Disney scritte da Francesco Artibani [Recensione]

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Selezionare le storie da inserire in un’antologia non è impresa facile, specialmente se si tratta, come in questo caso, di un’antologia monografica dedicata ad uno dei più importanti e versatili autori Disney Italiani dei nostri tempi.

A sceglierle ci ha pensato, in questo caso, lo stesso Artibani seguendo, come spiega nell’introduzione, criteri principalmente affettivi. E in effetti quello che si compie attraverso le pagine di questa Gold Edition è un viaggio che potrà non soddisfare tutti – ognuno ha le proprie “storie del cuore” legate ad un certo autore – ma che presenta certamente elementi di originalità che valgono l’acquisto del volume.

topolino gold edition artibani

Non è così scontato come sembra, in un’opera non pensata principalmente per un pubblico specializzato, partire con la prima storia Disney scritta dallo sceneggiatore. Così come è apprezzabile che la raccolta non contenga in pratica nessuno dei must che di solito vengono associati alla carriera dell’autore come la serie Il teatro Alambrah presenta, Amelia e la pietra pantarba eccNaturalmente questa scelta si basa anche su dei motivi di convenienza. Le storie citate sono state più e più volte ristampate, compresa la hit per eccellenza Topolino e il fiume del tempoco-sceneggiata da Tito Faraci e recentemente riproposta nel monografico Black Edition dedicato al lavoro di quest’ultimo.

Non ci troviamo, quindi, necessariamente di fronte a un greatest hits. Il che non è affatto un difetto, se non si concepisce la musica come l’eterno ricordare e canticchiare i soliti motivi noti. Grazie alle storie presentate nel volume si può invece riuscire ad apprezzare la varietà di toni e situazioni che il lavoro di Artibani abbraccia.

La raccolta si apre con la storia d’esordio dell’autore, Zio Paperone e il viaggio nella moneta, che sembra debitrice, oltre alle avventure di Brick Bradford – come dichiara l’autore nella pagina introduttiva – dell’opera di altri due sceneggiatori disneyani, Giorgio Pezzin e Jerry Siegel. La storia a tematica ecologistica, affrontata con poca aderenza scientifica e molta libertà immaginativa, forse in alcuni punti si sovraccarica di parole, ma già si apprezzano un notevole senso del ritmo e la capacità di gestire solidamente un’azione rutilante e densa. Contribuisce, naturalmente, l’apporto allegramente caotico di Guido Scala, disegnatore forse ultimamente un po’ dimenticato, ma fra i più originali – anche se non necessariamente fra i più “facili” – fra i Disney Italiani, il cui barocchismo bohemien è qui perfettamente servito dall’accumulo di dettagli, dalla separazione dell’azione fra primo piano e sfondo e dalla bizzarria delle soluzioni narrative. Non a caso Scala fu il più importante collaboratore, su storie Disney, di Jerry Siegel. Forse è necessario un appunto sulla natura dell’operazione che sta dietro a questo volume.

Per motivi di varia natura, i più riconoscibili e celebrati fra gli autori Disney Italiani, sono sempre stati i disegnatori, a discapito degli scrittori. Questo può essere fatto risalire all’iniziale mancanza, sulle pubblicazioni Disney, dell’indicazione relativa ai creatori delle storie. Giocoforza, il pennino dei disegnatori risultava più riconoscibile della penna degli scrittori, con la conseguenza che i secondi finivano per essere assorbiti dai primi. Anche quando la situazione è cambiata, le varie iniziative monografiche a tema Disney si sono quasi sempre concentrate sui disegnatori, che spesso erano anche autori completi. Ad esempio, dei 37 volumi della collana I maestri Disney solo uno è dedicato ad uno sceneggiatore puro: Guido Martina.

Forse l’unica vera importante raccolta fu Topolino Noir, edito nel 2000 da Einaudi e che, come era riportato anche in copertina, conteneva storie scritte da Tito Faraci. Le cose oggi stanno cambiando. Oggi l’importanza degli sceneggiatori sembra aver assunto un ruolo centrale nel marketing dell’azienda, diventando un marchio, un qualcosa su cui puntare. Il modello con cui vengono presentata queste raccolte monografiche dedicate agli sceneggiatori è ancora quello di Topolino Noir, che pure, per canali distributivi e costi diversi, si rivolgeva a tutt’altro tipo di pubblico.

Questo non toglie nulla, naturalmente, all’importanza dei disegnatori e nel volume qui analizzato ce ne sono diversi, ognuno particolare e riconoscibile: Silvio Camboni, Giorgio Cavazzano, Alessandro Perina, Alessandro Barbucci e Corrado Mastantuono. Dalla prima alla seconda storia, Zio Paperone e il campione in affitto, dove si ironizza su Ronaldo (qui anatrizzato in Anatraldo) e sul fenomeno dei calciatori in prestito, passano sei anni e già lo stile di Artibani si è fatto riconoscibile, così come più chiara è diventata l’influenza che le altre esperienze professionali dell’autore esercitano sul suo ruolo di sceneggiatore Disney, in particolare il suo lavoro nel campo dell’animazione.

Non si dice nulla di nuovo quando si afferma che le storie di Artibani hanno il ritmo, il respiro e persino la regia di film animati su carta. Il riferimento è perfino esplicito in alcune delle storie qui raccolte. Mickey’s Movie Parade: Oro ruota intorno ad una sorta di cortometraggio perduto di Topolino, mentre i tre episodi della serie da otto tavole dedicata alla Banda Bassotti (viene da chiedersi perché non sia stato incluso anche il quarto e conclusivo episodio), fra le migliori cose scritte dall’autore, sono orchestrati come delle brevi slapstick. 

Artibani, però, è anche capace di maneggiare storie più solide e articolate, come ha dimostrato spesso e anche, solo per citare un caso, su PK. Uno dei suoi punti di forza è appunto la capacità di essere uno sceneggiatore estremamente tecnico e consapevole – con in aggiunta una profonda conoscenza dell’universo e dell’immaginario disneyano – doti che però non sopraffanno l’umanità che riesce a infondere nei propri personaggi e nelle dinamiche relazionali che li riguardano – anche quando lavora su storie più “di servizio”.

Artibani utilizza i personaggi Disney sempre con profondo rispetto, cioè senza tradirne lo spirito, senza appiattirli bidimensionalmente sulle loro caratteristiche più evidenti e senza trasformarli in ripetitive macchiette. Questo gli permette di utilizzarli come protagonisti in alcune note e particolarmente azzeccate parodie di grandi classici.

Nel 2007 Artibani interrompe per quattro anni la propria collaborazione con Topolino. Zio Paperone e la sequoia del capitano segna il suo ritorno sul settimanale: un’altra avventura ecologista, come quella del suo esordio. Saranno altre sue storie, però, a diventare subito dei classici istantanei: fra queste, sicuramente, Moby Dick – già ripubblicato in volume – e Zio Paperone e l’ultima avventura, lunga storia in quattro episodi di cui si aspettava da tempo una ristampa e che è stata qui inclusa.

UltimaavventuraPaperone

In Zio Paperone e l’ultima avventura Artibani compie un’operazione tripla: mette su carta un complicato intreccio di omaggi, recuperi e citazioni che farebbero felice qualsiasi appassionato disneyano (con il ritorno di personaggi come Cuordipietra Famedoro e i Terrini e i Fermini). Scrive un’elaborato e movimentato racconto di riscossa e dichiara il suo amore per la storia della Disney a fumetti, italiana e statunitense, con un occhio particolare all’apporto di Carl Barks e di Rodolfo Cimino, espressamente citati nell’ultima tavola.

Un volume, per i motivi qui elencati e per molti altri, che vale la pena acquistare. Come, del resto, vale la pena recuperare anche gli altri due della stessa collana, Black Edition, come già detto dedicato a Tito Faraci, e Platinum Edition, incentrato sulle storie scritte (e a volte disegnate) da Casty. Un bel pezzo della storia recente del fumetto umoristico (ma non solo) del nostro paese.


Topolino Gold Edition. E’ tutto oro quello che luccica! Storie preziose scritte da Francesco Artibani
di Francesco Artibani e A.a. V.v.

Panini-Disney, 2015
370 pagine, 7.90 €

Il volume contiene:

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