Nel ricco e variegato gergo legato alla pornografia spesso viene utilizzato il termine vanilla per indicare quel tipo di materiale, e di conseguenza un determinato tipo di fruitore, privo di ogni forma di esagerazione. Per citare alla lettera Urban Dictionary potremmo descrivere le pratiche amorose su cui si incentrano queste produzioni come “Typically sweet and happy and very lovey-dovey”. Una definizione che, con uno sforzo intellettuale minimo, potrebbe essere applicata più o meno a ogni filone narrativo.
Se prendiamo la fantascienza e la usiamo solo come un bel fondale variopinto dove ambientare un fumetto d’azione, senza che il genere di partenza vada a influenzare in modo significativo il plot se non per qualche inseguimento su macchine antigravitazionali o cose simili, allora il nostro approccio alla materia non può che essere definito come vanilla. Sarà forse per questo che oltre alla sci-fi tradizionale ne esiste anche una dotata di suffisso hard-, definita da Wikipedia come “caratterizzata dall’enfasi per il dettaglio scientifico o tecnico, o per l’accuratezza scientifica, o da entrambi”.
Un escamotage linguistico che potrebbe essere sfruttato in maniera egregia anche per catalogare il Prometeo di Christophe Bec. Anzi, funzionerebbe talmente bene da fare il giro e tornare nella pornografia più pura. Perché nella colossale opera del francese l’innamoramento per l’infodump scientifico è sì fortissimo, ma è solo una piccola parte di un affresco davvero eccessivo. Nulla è nascosto, tutto – capacità del team creativo, cultura, amore per la narrazione, tecnicismi – è esplicitato. Come se ogni pagina fosse studiata per allontanare il più possibile i fruitori occasionali per accontentare solo i veri appassionati. Quelli a cui piace non darsi limiti.
Partendo da un assunto piuttosto originale – ogni giorno, alle 13:13, la Terra viene colpita da una calamità – si dipana un dedalo folle di generi e personaggi. Nel corso delle centinaia di pagine di questa serie troverete cospirazionismo spinto, catastrofi, invasioni aliene, richiami al soprannaturale, esperimenti segreti, spionaggio, Lovecraft, fantapolitica, squarci di mitologia, viaggi nel tempo, scenari post-apocalittici e un sacco di altra roba che rischia davvero di andare persa in questa sorta di grosso frullatore degli ultimi 50 anni di evasione fantastica.
A portare avanti una serie spaventosa di eventi simultanei c’è un cast di decine di personaggi, tutti piuttosto logorroici e decisi a riempire il più possibile quelle due/tre pagine che gli vengono concesse di volta in volta.
Anche la narrazione non scende certo a compromessi, alternando doppie splashpage davvero imponenti a muri di testo claustrofobici. Fiumi di informazioni scientifiche, riferimenti a fatti esterni al fumetto, riflessioni… Migliaia e migliaia di parole riempiono i baloon di Prometeo allungandone il tempo di fruizione a dismisura. Il tutto frammentato in schegge brevi, come un mosaico dal ritmo folle – seppur staticissimo – dove ogni attore deve comparire per contratto ogni tot di pagine.
Di conseguenza, a un approccio così integralista, anche la scelta del disegnatore non poteva che essere causale. Le 144 pagine di questo terzo volume portano la firma di Stefano Raffaele, uno che riesce a infilare il particolare nel particolare. Il suo lavoro è davvero monumentale e rende l’opera ancora più imponente e radicale nel suo imporsi elefantiaco, come se stesse cercando in ogni modo il diritto a rimanere negli annali. Una sorta di monumento alla fantascienza.
Immagino che i vari lettori di Urania abbiano già la bava alla bocca, se non direttamente il volume tra le mani. Il consiglio è quello di non perdervelo e di recuperare al volo i primi due. E non per sfizio completista, ma solo per capire un minimo cosa stia succedendo.
Poi ci sono tutti gli altri lettori: i vanilla della fantascienza. Categoria in cui si infila anche il sottoscritto – tra le altre cose. In questo caso il discorso cambia, perché Prometeo può davvero ammazzare ogni entusiasmo. Si parla di centinaia di pagine davvero pesanti, dove la sci-fi esiste solo per l’amore di se stessa. Non ci sono strati superficiali da rimuovere per scoprire chissà quale metafora. Abbiamo i meccanismi di un genere dotato di una tradizione enorme manovrati da un demiurgo che pare conoscerli come le proprie tasche, eppure incapace di renderli appetibili a chi cerca altro.
A voi definire se questo sia un bene – di approcci così talebani al genere ormai se ne vedono davvero pochi – o un qualcosa fuori tempo massimo.
Prometeo vol. 3 (Fantastica n.13)
di Christophe Bec e Stefano Raffaele
Mondadori Comics, 2015
144 pag., 14.99 €