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A Charles Schulz, il grande artista

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Charles Schulz

Oggi, nel 2000, se ne andava Charles Schulz, il creatore dei Peanuts. In oltre 50 anni di carriera ha prodotto circa 18mila strisce che sono state – e vengono tuttora – pubblicate sui principali quotidiani e magazine di tutto il mondo. La sua eredità creativa ha influenzato decine di fumettisti e reso possibile la nascita di strisce di successo come Calvin e Hobbes, Garfield, Dilbert e molte altre; tutte ispirate alla sottile ironia di Charlie Brown & Co., e graficamente debitrici del tradizionale stile di Schulz, inizialmente morbido, poi graffiante e infine tremolante. Un tratto unico, che Bill Watterson ricorda così:

Disegnato con una penna da calamaio, il tratto di Schulz è caratterizzato da un’originale velocità ed insistenza, diversamente dalle linee lisce ed uniformi dei pennarelli e delle penne di oggi. Peanuts non potrebbe mai essere disegnata da un assistente anonimo, così come avviene in molte altre strisce – il suo segno è inimitabile. La striscia sembra semplice, ma le scelte sofisticate di Schulz rivelano una profonda interpretazione dei meccanismi del fumetto. Da bambino studiai questi disegni all’infinito, perché spiegavano perfettamente come funzionavano i fumetti.

Schulz dedicò la sua vita al fumetto. «La mia vita è fatta di una serie di “quasi”, sono quasi uno scrittore, e quasi un disegnatore, quindi il mio mestiere è fatto di questo ibrido», ha detto. Ma un un fumettista è anche «colui che deve disegnare la stessa cosa giorno dopo giorno senza ripetersi.» Certo, tutti quelli nella sua posizione avrebbero preferito le cose facili. Magari – perché no – «essere come Walt Disney e avere un grande studio e stare li tutti i giorni, ascoltare i musicisti, guardare quello che hanno fatto e avere persone che parlano delle storie per tutto il tempo. Invece devo stare seduto a disegnare questa striscia ogni giorno.» Ma la strada per diventare un grande artista non è quasi mai in discesa.

Nel 1997, intervistato da Gary Groth del Comics Journal in occasione dei suoi 75 anni, Schulz affermò che passare la propria vita a disegnare un fumetto fu «una perdita di tempo.» Avrebbe preferito essere riconosciuto come un grande artista. Tornò sullo stesso concetto in un’altra intervista rilasciata qualche mese dopo e riportata nel libro biografico scritto da David Michaelis, Schulz e i Peanuts:

«Non sarò mai Andrew Wyeth, e la cosa è triste. Vorrei che quello che ho fatto fosse arte, vera arte, ma ne dubito. È accurata e disegnata con amore, ma non ritengo arte quello che faccio. Le strisce a fumetti sono troppo effimere. L’arte è qualcosa che rimane per generazioni… Dubito che la mia striscia possa reggere per le prossime generazioni».

Si sbagliava. A oggi Schulz è uno dei maestri indiscussi del fumetto, uno dei pochi in grado di realizzare una striscia splendida, divertente, attenta e allo stesso tempo leggera e seria. «Non ho mai pensato neanche lontanamente che il mio sia un fumetto intellettuale. Sono felice che lo sia, ma non ci ho mai pensato, volevo soltanto disegnare qualcosa di buono.» E cavolo, se lo fece. Generazioni di lettori sono cresciuti – e continuano a crescere – con le sue storie, così attuali e profonde oggi come 50 anni fa. «Raggiunse il cuore di milioni di persone e introdusse l’empatia nel fumetto» – afferma Chris Ware, autore di Jimmy Corrigan – «Un passo importante, che portò il fumetto da essere un mezzo di massa a essere un mezzo artistico e letterario».

Citando Watterson: «non ci potrà essere un altro un scrittore-artista-filosofo-umorista in grado di colmare il vuoto che Peanuts si lascia alle spalle».

Leggi anche: Fumettisti che (non) si svendono: Charles Schulz vs. Bill Watterson

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