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La memoria dei segni, e i disegni degli internati nei lager

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Ci sono disegni che dicono cose, e disegni che dicono quel che è difficile dire. I 250 disegni fatti dagli internati rinchiusi nei lager durante la Seconda guerra mondiale e raccolti in K.Z. – disegni degli internati nei campi di concentramento nazifascisti, sono un raro esempio di quel secondo genere. Un esempio che porta una testimonianza preziosa oggi, nel Giorno della Memoria, grazie al lavoro di documentazione svolto nel corso del tempo da Arturo Benvenuti, che già nel 1983 stampò una prima versione del libro pubblicato in questi giorni da BeccoGiallo.

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In uno dei testi che accompagnano il volume, Roberto Costella ne riassume il percorso:

«Nel settembre 1979, cinquantaseienne, alla guida del suo camper, insieme alla moglie Marucci, Arturo Benvenuti ha cominciato a percorrere le Viae crucis del Novecento: una sorta di viaggio riparatore, di pellegrinaggio laico, che ha avuto le sue stazioni in Auschwitz, Terezín, Mauthausen e Buchenwald, dopo aver sostato in città come Vienna e Parigi, Amsterdam e Belgrado, Stoccolma e Ginevra, Londra e Monaco di Baviera, Budapest e Cracovia, Weimar e Praga, Copenaghen e Stoccarda. E qui ha incontrato reduci, conosciuto sopravvissuti, visitato musei di storia cittadina, pubblici archivi, biblioteche civiche alla ricerca di testimonianze figurate dei lager.»

Così è nato K. Z., sottotitolato Disegni degli internati nei campi di concentramento nazifascisti, dato alle stampe nell’aprile 1983, con la prefazione di Primo Levi. Il libro di 276 pagine, con altrettante fotografie in bianco e nero, riproduce disegni, quasi sempre eseguiti nei lager, dagli stessi internati; si tratta di materiale grafico – talvolta pittorico – raccolto nel corso di quattro anni, e poi composto dallo stesso Benvenuti, che ha trovato la tipografia nel Reparto Stampa della Cassa di Risparmio della Marca Trivigiana. L’istituto bancario di Treviso, facendosene carico, ha realizzato un’edizione fuori commercio, aderendo così ad una precisa richiesta del curatore.

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In queste immagini vediamo ritratti interni ed esterni, carri treni e fornaci, corpi scarnificati e scenette di banale quotidianità, momenti di lavoro e stanze affollate, esecuzioni capitali e docce fatali, cadaveri e fantasmi. Accostati tra loro ci sono disegni di artisti professionisti, ma anche di amatori naif e persino di alcuni bambini.

Tuttavia il punto centrale, per noi, sta nel ruolo che questa raccolta attribuisce a una forma particolare di memoria: quella del disegno. Perché in K.Z., i segni tracciati dai prigionieri sembrano ricordarci l’incredibile continuità tra corpo e carta. Il disegno non solo come visualizzazione di “fatti”, ma come traccia (ricordo?) di un corpo – una mano – e quindi, in qualche misura, strumento capace di farsi testimonianza storica di una speciale, tragica esperienza fisica. Come notò Primo Levi:

«Le immagini qui riprodotte non sono un equivalente o un surrogato: esse sostituiscono la parola con vantaggio, dicono quello che la parola non sa dire.»

Ecco quindi la ragione per la quale il lavoro di Benvenuti mi pare prezioso, anche e soprattutto per noi che ci occupiamo di disegno: ci suggerisce una verità che i sensi non possono (più) testimoniare, ma che la memoria dei segni può alludere con straordinaria, emozionante potenza. Con le sue stesse parole:

Questo libro vuole essere – cerca di essere – soprattutto un contributo alla giusta “rivolta” da parte di chi sente di non potersi rassegnare, nonostante tutto, ad una realtà mostruosa, terrificante. Di chi crede che si debba ancora e sempre “resistere”. Senza vuote parole. Senza retorica. Così come senza parole e senza retorica hanno saputo resistere gli autori di queste immagini, tremende “testimonianze” di una immane tragedia. Atti di accusa, ma anche inequivocabili messaggi di ieri per l’oggi. Senza inutili discorsi. Non ce n’è davvero bisogno.

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Barbieri Agostino, n. Italia, 1915
Una vittima della cava, 1945
Brandhuber Jerzy Adam, n. Polonia, 1897 Ricoverati all’ospedale, 1946 Campo di concentramento di Oświecim, Polonia
Brandhuber Jerzy Adam, n. Polonia, 1897
Ricoverati all’ospedale, 1946
Campo di concentramento di Oświecim, Polonia
Corrado Cagli, n. Italia, 1910 Ragazzo nel lager, 1945 Campo di concentramento di Buchenwald, Germania
Corrado Cagli, n. Italia, 1910
Ragazzo nel lager, 1945
Campo di concentramento di Buchenwald, Germania
Holló Imre I pidocchi, 1944-45 Campo di concentramento di Dörnhau, Germania
Holló Imre
I pidocchi, 1944-45
Campo di concentramento di Dörnhau, Germania
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Kumar Stane, n. Italia, 1910
Bambino di Čaban, 1943
Campo di concentramento di Gonars, Italia
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Podoroschnij S., n. URSS
Lavoro nella cava di pietra
Campo di concentramento di Mauthausen, Austria
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Richter Joseph
Implorano acqua dal finestrino del treno, 1943
Campo di concentramento di Sobibór, Polonia
Szajna Jósef, n. Polonia, 1922 Appello, 1944 Campo di concentramento di Buchenwald, Germania
Szajna Jósef, n. Polonia, 1922
Appello, 1944
Campo di concentramento di Buchenwald, Germania
Tolkacev Sinowi, n. Russia, 1903 Sepoltura delle vittime, 1945 Campo di concentramento di Oświecim, Polonia
Tolkacev Sinowi, n. Russia, 1903
Sepoltura delle vittime, 1945
Campo di concentramento di Oświecim, Polonia
Slama Carlo, n. Italia, 1921 Impiccagione in galleria, 1945 Campo di concentramento di Dora, Germania
Slama Carlo, n. Italia, 1921
Impiccagione in galleria, 1945
Campo di concentramento di Dora, Germania

NOTA: Le didascalie di ciascun disegno riportano di ogni autore i dati essenziali, così come rintracciati da Benvenuti: nome, cognome, data e luogo di nascita; e poi il titolo/soggetto del disegno e l’anno di realizzazione.

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