A qualche giorno dal 29 gennaio, data d’inizio del 42° Festival de la Bande Dessinée di Angoulême, due fatti recenti rischiano di rendere la nuova edizione della manifestazione particolarmente complessa nella gestione e delicata nella sua programmazione: l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, e le proteste sindacali degli autori.
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Gli ‘Stati Generali’ e lo sciopero delle dediche
Sulla scia delle recenti polemiche sul welfare e le condizioni previdenziali dei lavoratori del settore, i fumettisti francesi sono intenzionati a difendere i loro diritti, affermando come sollecita Marc-Antoine Boidin, membro del sindacato degli autori (SNAC-BD), che «[…] l’idea è quella di procedere uniti, insieme con i lettori, per dimostrare che abbiamo tutte le intenzioni di essere presenti a più livelli nel processo decisionale ed editoriale.»
La manifestazione vedrà quindi la riunione degli États Généraux: durante la mattina di venerdì, presso il Théâtre d’Angoulême, tutti gli interessati saranno chiamati a presentare i loro cahiers de doléances. Pertanto, la protesta è prevista durante la giornata di Sabato, quando gli autori non concederanno dediche, chiedendo agli editori interessati di fermare le vendite. Gli autori si augurano che i lettori si uniscano alla loro protesta, comprendendo quanto la questione delle dediche sia secondaria per la sopravvivenza di un settore in crisi rispetto all’opera e ai diritti che ne derivano dalla stessa.
Inoltre, gli autori saranno impegnati a marciare in omaggio ai creatori di Charlie Hebdo assassinati lo scorso 7 Gennaio.
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Problemi di sicurezza
È proprio la presenza dei “sopravvissuti” all’attentato terroristico di Charlie Hebdo a preoccupare gli organizzatori. Verso questi autori, infatti, è in atto una nuova fatwa causata dalla pubblicazione della copertina dell’ultimo numero della rivista, che ha visto ancora una volta protagonista il Profeta. La prefettura della regione Charente e il comune di Angoulême hanno messo a punto misure di sicurezza che diventeranno più pressanti durante le giornate del Festival.
Polemiche sui Premi
La situazione riportata è resa ancora più tesa dalla proposta di istituire un premio per la libertà di espressione intitolato alla rivista. Infatti l’istituzione – pensata forse troppo in fretta – non ha contemplato la consultazione di alcune tra le personalità più rilevanti del settore.
Un’altra polemica, poi, è quella sul Grand Prix. Pare che i criteri con cui sono stati selezionati sia gli elettori, sia la rosa dei 26 nomi in lizza per il premio – da cui i tre finalisti – non siano stati esplicitati. Ma le discussioni più accese riguardano l’ipotesi di assegnare il Grand Prix alla redazione di Charlie Hebdo. Tra i favorevoli c’è l’autore Gwen De Bonneval, che si è mobilitato in prima persona con una petizione online che ha raccolto in pochi giorni oltre 4000 firme. Ma altre figure autorevoli sono in controtendenza. Come quella di Bilal, che trova qualunquista una scelta del genere, dopo che gli autori di Charlie Hebdo sono stati ignorati per anni.
La situazione non è facile da dirimere, anche a causa di voci interne al collettivo di Charlie Hebdo che criticano l’operato di Charb. Il riferimento è qui alla posizione di Delfeil de Ton, tra i fondatori della rivista insieme a Bernard Willem e François Cavanna, che in un articolo apparso su Le Nouvel Observateur, attacca la linea editoriale di Charb, colpevole a suo avviso di aver trascinato caparbiamente l’intera redazione alla morte. Tanto più che a detta dello stesso de Ton, il veterano Wolinski era contrario a quelle posizioni. Una tesi, quest’ultima, piuttosto dubbia secondo invece Richard Malka, avvocato difensore della rivista satirica.
Le polemiche non sembrano dunque fermarsi, in Francia, e anzi l’avvicinarsi della più importante manifestazione dedicata alle bande dessinée non fa che rendere il clima ancora più caldo.